Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Fran­ce­sco Sodi

Il Po­mo­do­ro (Ly­co­per­si­con ly­co­per­si­cum L.) è una So­la­na­cea ori­gi­na­ria del­l’A­me­ri­ca sud-oc­ci­den­ta­le (Cile, Ecua­dor, Perù) che solo agli inizi del 1800 co­min­ciò ad es­se­re im­pie­ga­ta in Ita­lia come con­di­men­to e che alla fine dello stes­so se­co­lo ini­ziò ad es­se­re tra­sfor­ma­ta in­du­strial­men­te.
Nel­l’an­no 2000 il po­mo­do­ro co­pri­va in Ita­lia circa 128.000 et­ta­ri con una pro­du­zio­ne media di 54 t/ha, de­sti­na­ti per il 15% al con­su­mo fre­sco e per l’85% al­l’in­du­stria con­ser­vie­ra per con­cen­tra­ti, pe­la­ti, tri­tu­ra­ti, pas­sa­te, ecc. ri­le­van­te im­por­tan­za eco­no­mi­ca ha la pro­du­zio­ne fuori sta­gio­ne per con­su­mo fre­sco con circa 6.000 ha di col­tu­ra in serra.

Ca­rat­te­ri bo­ta­ni­ci
Il po­mo­do­ro è una pian­ta er­ba­cea an­nua­le alta da 0,7 a 2 metri, eret­ta quan­do è gio­va­ne ma che tende a di­ven­ta­re pro­stra­ta sotto il peso dei frut­ti.
Il fusto e le fo­glie sono pu­be­scen­ti es­sen­do ri­co­per­ti da corti peli ghian­do­la­ri che quan­do sono stro­pic­cia­ti ema­na­no un odore ca­rat­te­ri­sti­co. Le pian­te nate e cre­sciu­te in posto svi­lup­pa­no una forte ra­di­ce fit­to­nan­te che ra­mi­fi­ca ab­bon­dan­te­men­te e forma un denso ap­pa­ra­to ra­di­ca­le; nel caso di pian­te tra­pian­ta­te il fit­to­ne perde la sua pre­do­mi­nan­za; la mas­si­ma pro­fon­di­tà di ra­di­ca­men­to varia da 0,7 a 1,5 metri.
Le fo­glie sono gran­di, spic­cio­la­te, ir­re­go­lar­men­te com­po­ste da fo­glio­li­ne di­se­gua­li a lembo più o meno in­ci­so. Il fusto in certi tipi pre­sen­ta svi­lup­po in­de­ter­mi­na­to, cioè il suo me­ri­ste­ma api­ca­le man­tie­ne per tutta la vita della pian­ta la ca­pa­ci­tà di for­ma­re fo­glie e in­fio­re­scen­ze al­l’a­scel­la di que­ste; in altri tipi lo svi­lup­po è de­ter­mi­na­to, cioè la gemma api­ca­le ad un certo mo­men­to si tra­sfor­ma in in­fio­re­scen­za e nuovi ger­mo­gli si svi­lup­pa­no al­l’a­scel­la delle fo­glie pre­ce­den­te­men­te for­ma­te sic­ché la pian­ta as­su­me por­ta­men­to ce­spu­glio­so e ta­glia con­te­nu­ta.
I fiori si for­ma­no in nu­me­ro va­ria­bi­le da 4 a 12 su in­fio­re­scen­ze a ra­ce­mo che sor­go­no al­l’a­scel­la delle fo­glie. I fiori sono gial­li, bi­ses­sua­ti, con ova­rio su­pe­ro plu­ri­lo­cu­la­re e plu­rio­vu­la­re, gli stami sono in nu­me­ro di 5 o più, for­ma­ti con le an­te­re un ma­ni­cot­to in­tor­no al pi­stil­lo, mo­ti­vo que­sto per cui la fe­con­da­zio­ne è pre­va­len­te­men­te au­to­ga­mia.
Il frut­to è una bacca di forma e di­men­sio­ni va­ria­bi­lis­si­me (glo­bo­sa, ap­piat­ti­ta, al­lun­ga­ta, om­be­li­ca­ta; li­scia o co­sto­lu­ta); con nu­me­ro di logge va­ria­bi­le; di co­lo­re ge­ne­ral­men­te rosso a ma­tu­ra­zio­ne per la pre­sen­za di un pig­men­to ca­ro­ti­noi­de chia­ma­to li­co­pe­ne.
Nella polpa con­te­nu­ta nelle logge delle bac­che stan­no nu­me­ro­si semi di­scoi­da­li, schiac­cia­ti che quan­do sono sec­chi sono tor­men­to­si e di co­lo­re gial­lo-gri­gia­stro; 1000 semi pe­sa­no 3 gram­mi circa.
La for­ma­zio­ne di frut­ti par­te­no­car­pi­ci, ossia svi­lup­pa­ti­si senza fe­con­da­zio­ne e quin­di privi di semi, è pos­si­bi­le, anzi per pro­muo­ve­re lo svi­lup­po nelle col­tu­re for­za­te in serra, dove le con­di­zio­ni per la nor­ma­le fe­con­da­zio­ne non sono le più fa­vo­re­vo­li, si fanno ap­po­si­ti trat­ta­men­ti or­mo­ni­ci per sti­mo­la­re l’ac­cre­sci­men­to del­l’o­va­rio in man­can­za di fe­con­da­zio­ne.
Il pe­dun­co­lo che so­stie­ne il frut­to nor­mal­men­te pre­sen­ta una zona di ab­scis­sio­ne che su­be­ri­fi­can­do­si fa­vo­ri­sce il di­stac­co dei frut­ti giun­ti a ma­tu­ra­zio­ne; in certi tipi (join­tless) que­sta zona di di­stac­co manca sic­ché i frut­ti re­sta­no at­tac­ca­ti a lungo alla pian­ta.
I frut­ti del po­mo­do­ro hanno la se­guen­te co­sti­tu­zio­ne media: polpa e succo 95-96%, buc­cia 1-2%, semi 2-3%.

Esi­gen­ze am­bien­ta­li
Il po­mo­do­ro è una pian­ta con ele­va­te esi­gen­ze ter­mi­che, assai sen­si­bi­le al gelo, che quin­di nei climi tem­pe­ra­to-cal­di trova la sua sta­gio­ne di cre­sci­ta nel pe­rio­do esti­vo; al­tri­men­ti va col­ti­va­to sotto serra. La tem­pe­ra­tu­ra mi­ni­ma per la ger­mi­na­zio­ne è di 12 °C, per la fio­ri­tu­ra di 21 °C; le tem­pe­ra­tu­re più fa­vo­re­vo­li al­l’in­gros­sa­men­to dei frut­ti e alla loro ma­tu­ra­zio­ne sono 24-26 °C di gior­no e 14-16 °C di notte; tem­pe­ra­tu­re su­pe­rio­ri a 30 °C, o che re­sta­no su va­lo­ri ele­va­ti sia di gior­no che di notte, pro­vo­ca­no di­fet­ti di al­le­ga­zio­ne o di­fet­ti di co­lo­ra­zio­ne e di con­si­sten­za dei frut­ti.
Una col­tu­ra tra­pian­ta­ta ha un ciclo di 100-120 gior­ni du­ran­te il quale il fab­bi­so­gno idri­co to­ta­le è di circa 400 mm, se­con­do il clima; nel caso di col­tu­ra se­mi­na­ta il ciclo dura di più: circa 130-150 gior­ni.
Al po­mo­do­ro non si con­fan­no gli am­bien­ti umidi che fa­vo­ri­sco­no le ma­lat­tie e i mar­ciu­mi: i mi­glio­ri sono quel­li a clima piut­to­sto secco, con ter­re­ni a gran­de ca­pa­ci­tà di ri­ten­zio­ne idri­ca o con pos­si­bi­li­tà di ir­ri­ga­zio­ne.
Per quan­to ri­guar­da il ter­re­no, il po­mo­do­ro si adat­ta a una vasta gamma di tipi, pur­ché ben dre­na­ti e di buona strut­tu­ra, con pH com­pre­so tra 5,5 e 8.

Av­ver­si­tà
Nu­me­ro­se sono le av­ver­si­tà che in­si­dia­no il po­mo­do­ro.
Tra le al­te­ra­zio­ni fi­sio­lo­gi­che ri­cor­dia­mo il mar­ciu­me api­ca­le dei frut­ti cau­sa­to da squi­li­bri idri­ci; la spac­ca­tu­ra dei frut­ti pro­vo­ca­ta da un im­prov­vi­so ec­ces­so idri­co che segue un pe­rio­do di stress; il colpo di sole o scot­ta­tu­ra, quan­do l’im­prov­vi­sa espo­si­zio­ne al sole dei frut­ti in fase di in­gros­sa­men­to vi pro­vo­ca chiaz­ze de­co­lo­ra­te e dis­sec­ca­te.
Tra i fun­ghi ter­ri­co­li che at­tac­ca­no spes­so le ra­di­ci e il col­let­to ri­cor­dia­mo Fu­sa­rium oxy­spo­rum e Ver­til­lium da­hliae che pro­vo­ca­no la tra­cheo­mi­co­si. Rhi­zoc­to­nia so­la­ni, Bo­try­tis ci­ne­rea e Py­thium spp. che at­tac­ca­no il col­let­to. I più con­si­glia­ti sono i mezzi di pre­ven­zio­ne: op­por­tu­na ro­ta­zio­ne, buon dre­nag­gio e im­pie­go di va­rie­tà do­ta­te di re­si­sten­za. In certi casi (se­men­zai, serre) si fa la di­sin­fe­zio­ne del ter­re­no con fu­mi­gan­ti.
Tra le ma­lat­tie che col­pi­sco­no la parte aerea le più pe­ri­co­lo­se sono le se­guen­ti.
1. Pe­ro­no­spo­ra (Phy­to­ph­to­ra in­fe­stans). Col­pi­sce le fo­glie, il fusto e i frut­ti in­va­den­do­ne i tes­su­ti e for­man­do una muffa bian­ca­stra. Bi­so­gna trat­ta­re con pro­dot­ti pre­ven­ti­vi o cu­ra­ti­vi.
2. Al­ter­na­rio­si (Al­ter­na­ria so­la­ni). Sulle fo­glie forma mac­chie ne­cro­ti­che ro­ton­deg­gian­ti a con­tor­no ben de­fi­ni­to con zo­na­tu­re con­cen­tri­che, sul fusto causa le­sio­ni e stroz­za­tu­re del col­let­to. È ne­ces­sa­rio usare seme sano o con­cia­to; i trat­ta­men­ti an­ti­pe­ro­no­spo­ri­ci ser­vo­no in ge­ne­re a con­trol­la­re anche que­sta ma­lat­tia.
3. Vi­ro­si. Sono pro­vo­ca­te da virus del mo­sai­co del po­mo­do­ro e da quel­lo del ce­trio­lo. Ac­cor­gi­men­ti op­por­tu­ni sono: ampie ro­ta­zio­ni, seme sano, eli­mi­na­zio­ne delle pian­te am­ma­la­te e delle pian­te in­fe­stan­ti nei pa­rag­gi delle col­ti­va­zio­ni, di­sin­fe­zio­ni di mani e at­trez­zi, lotta agli afidi vet­to­ri, uso di va­rie­tà re­si­sten­ti.
4. An­trac­no­si (Col­le­to­tri­chum coc­co­des). Com­pa­re sui frut­ti pros­si­mi alla ma­tu­ra­zio­ne o già rac­col­ti, for­man­do mac­chie ro­ton­deg­gian­ti in­fos­sa­te che si esten­do­no per zone con­cen­tri­che.
5. Bo­tri­te (Bo­try­tis ci­ne­rea). Oltre ad at­tac­ca­re al col­let­to le gio­va­ni pian­ti­ne, può col­pi­re i frut­ti de­ter­mi­nan­do­ne la mar­ce­scen­za.
6. Set­to­rio­si (Sep­to­ria ly­co­per­si­ci). Forma sulle fo­glie pic­co­le mac­chie cir­co­la­ri, di 2-3 mm di dia­me­tro, gri­gia­stre, scure ai mar­gi­ni, dis­se­mi­na­te di pun­ti­ni neri. Si può in­ter­ve­ni­re con i pro­dot­ti in­di­ca­ti con­tro la pe­ro­no­spo­ra.
Per ciò che ri­guar­da i pa­ras­si­ti ani­ma­li, su­bi­to dopo il tra­pian­to te­mi­bi­li pos­so­no es­se­re gli at­tac­chi delle not­tue e degli ela­te­ri­di che ro­do­no il col­let­to delle pian­ti­ne: la geo­di­sin­fe­sta­zio­ne è il più co­mu­ne mezzo per con­trol­lar­li.
Sulla ve­ge­ta­zio­ne sono da pa­ven­ta­re so­prat­tut­to gli afidi (Myzus per­si­ca­re) e il ra­gnet­to rosso (Te­tra­ny­chus ur­ti­cae) che in caso di forti at­tac­chi vanno con­trol­la­ti tem­pe­sti­va­men­te con trat­ta­men­ti spe­ci­fi­ci.
Non vanno di­men­ti­ca­ti i ne­ma­to­di gal­li­ge­ni che ten­do­no a dif­fon­der­si quan­do la ro­ta­zio­ne non viene ri­spet­ta­ta, nel qual caso l’im­pie­go di pro­dot­ti ne­ma­to­ci­di di­ven­ta ne­ces­sa­rio.
Come si è ora visto, la col­ti­va­zio­ne del po­mo­do­ro non è im­ma­gi­na­bi­le senza certi trat­ta­men­ti di di­fe­sa; è però ne­ces­sa­rio che que­sti trat­ta­men­ti siano fatti co­scien­zio­sa­men­te nei casi di reale ne­ces­si­tà, sce­glien­do i pro­dot­ti più ido­nei e meno tos­si­ci, ri­spet­tan­do ri­go­ro­sa­men­te le dosi e i tempi di ca­ren­za.

Va­rie­tà
Non si può par­la­re di va­rie­tà se non si è prima par­la­to delle pos­si­bi­li uti­liz­za­zio­ni del po­mo­do­ro, che sono le se­guen­ti.                                          
Po­mo­do­ro da in­du­stria. L’in­du­stria agroa­li­men­ta­re pro­du­ce di­ver­se pre­pa­ra­zio­ni di po­mo­do­ro: pe­la­ti, con­cen­tra­ti, tri­tu­ra­ti, ecc.
I po­mo­do­ri da pe­la­ti de­vo­no avere le se­guen­ti ca­rat­te­ri­sti­che: bac­che di forma al­lun­ga­ta, a due logge, con pochi semi, pa­re­ti spes­se, car­no­se e sode, buc­cia che si stac­ca con fa­ci­li­tà du­ran­te la fase di pe­la­tu­ra, as­sen­za di “fit­to­ne”, ossia di asse sti­la­re chia­ro in cor­ri­spon­den­za del­l’at­tac­ca­tu­ra della bacca al pe­dun­co­lo, o di di­fet­ti come sca­to­la­tu­ra o stroz­za­tu­ra.
Ai po­mo­do­ri per con­cen­tra­ti e per gli altri usi si ri­chie­de co­lo­re rosso in­ten­so uni­for­me, alta resa in­du­stria­le (pochi semi e poche bucce), alto con­te­nu­to di re­si­duo secco, alto con­te­nu­to di zuc­che­ri, sa­po­re mar­ca­to, alto con­te­nu­to di li­co­pe­ne; la forma delle bac­che in que­sto caso non ha ri­le­van­za.
Po­mo­do­ro da mensa (“in­sa­la­ta­ro”). Per que­sto uso sono ri­chie­sti frut­ti re­go­la­ri, di co­lo­re verde vi­ran­te al rosso vivo, buc­cia sot­ti­le, polpa soda e ab­bon­dan­te, con pochi semi; la forma più ap­prez­za­ta è quel­la ton­do-li­scia, di di­men­sio­ne da gran­de a pic­co­la se­con­do i mer­ca­ti, ma anche va­rie­tà a bacca co­sto­lu­ta sono dif­fu­se. Un no­te­vo­le suc­ces­so di mer­ca­to ha ri­scos­so re­cen­te­men­te il po­mo­do­ro “cher­ry”, che pro­du­ce frut­ti tondi, non più gros­si di una ci­lie­gia.
Il mi­glio­ra­men­to ge­ne­ti­co ha pro­dot­to un gran nu­me­ro di va­rie­tà per cia­scu­no di que­sti usi pun­tan­do ad ele­va­re la pro­dut­ti­vi­tà e la qua­li­tà. Altri im­por­tan­ti obiet­ti­vi di mi­glio­ra­men­to sono quel­li re­la­ti­vi alla re­si­sten­za a certe av­ver­si­tà ed alla mec­ca­niz­za­zio­ne della rac­col­ta. Le va­rie­tà che pre­sen­ta­no re­si­sten­za a ma­lat­tie hanno il nome ac­com­pa­gna­to da sigle che si ri­fe­ri­sco­no al pa­to­ge­no cui sono re­si­sten­ti: V = Ver­ti­cil­lium, F = Fu­sa­rium, TM = virus del mo­sai­co del ta­bac­co, N = ne­ma­to­di.
Le va­rie­tà da rac­col­ta mec­ca­ni­ca (si­gla­te RM) pre­sen­ta­no svi­lup­po de­ter­mi­na­to e ma­tu­ra­zio­ne con­tem­po­ra­nea, pe­dun­co­lo “join­tless” che resta at­tac­ca­to alla pian­ta an­zi­ché alla bacca, buc­cia molto re­si­sten­te che rende le bac­che re­si­sten­ti agli urti.
La se­men­te di po­mo­do­ro è di­spo­ni­bi­le come va­rie­tà “stan­dard”, ot­te­nu­te da li­be­ra im­pol­li­na­zio­ne, e come ibri­di F1. que­sti stan­no pre­do­mi­nan­do sul mer­ca­to no­no­stan­te il loro alto costo, per una serie di van­tag­gi (pro­dut­ti­vi­tà, uni­for­mi­tà, qua­li­tà, re­si­sten­za alle av­ver­si­tà).
Con i me­to­di del­l’in­ge­gne­ria ge­ne­ti­ca sono stati rea­liz­za­ti po­mo­do­ri tran­sge­ni­ci (OGM) aven­ti la ca­rat­te­ri­sti­ca di con­ser­var­si a lungo dopo la rac­col­ta senza al­te­rar­si.

TEC­NI­CA COL­TU­RA­LE
Posto nel­l’av­vi­cen­da­men­to
Nella col­tu­ra da pieno campo il po­mo­do­ro è una ti­pi­ca pian­ta da rin­no­vo. È scon­si­glia­bi­le ri­pe­ter­ne la col­tu­ra sullo stes­so ter­re­no a in­ter­val­li trop­po brevi: al­me­no 3-4 anni de­vo­no pas­sa­re se si vuole evi­ta­re che la ca­ri­ca pa­to­ge­na di pa­ras­si­ti fun­gi­ni (Ver­ti­cil­lium, Fu­sa­rium) e di ne­ma­to­di cre­sca trop­po; in que­sto pe­rio­do il ter­re­no non può ospi­ta­re nem­me­no altre so­la­na­cee (ta­bac­co, pe­pe­ro­ne, me­lan­za­na, pa­ta­ta) che hanno gli stes­si pro­ble­mi pa­ras­si­ta­ri.
Nel caso della col­tu­ra in serra è più dif­fi­ci­le ri­spet­ta­re la re­go­la della ro­ta­zio­ne e spes­so per eli­mi­na­re gli agen­ti pa­to­ge­ni pre­sen­ti nel ter­re­no si fa ri­cor­so alla di­sin­fe­zio­ne con fu­mi­gan­ti e geo­di­sin­fe­stan­ti.

Pre­pa­ra­zio­ne del ter­re­no
La pre­pa­ra­zio­ne del ter­re­no per ac­co­glie­re la col­tu­ra del po­mo­do­ro deve es­se­re molto cu­ra­ta, so­prat­tut­to nel caso che l’im­pian­to si fac­cia con se­mi­na in campo.
La suc­ces­sio­ne delle ope­ra­zio­ni in ge­ne­re pre­ve­de un’a­ra­tu­ra pro­fon­da (40-50 cm) nel­l’e­sta­te pre­ce­den­te e la­vo­ri com­ple­men­ta­ri di af­fi­na­men­to du­ran­te l’au­tun­no e l’in­ver­no. Nei ter­re­ni ar­gil­lo­si per ot­te­ne­re il per­fet­to af­fi­na­men­to ri­chie­sto dalle pic­co­le di­men­sio­ni dei semi, op­por­tu­na ri­sul­ta la pre­pa­ra­zio­ne an­ti­ci­pa­ta del letto di se­mi­na con er­pi­ca­tu­re ener­gi­che che gua­ste­reb­be­ro il buono stato strut­tu­ra­le del ter­re­no.
In certi casi l’im­pian­to della col­tu­ra di po­mo­do­ro non si fa in piano, ma su ter­re­no si­ste­ma­to “a por­che” ossia sa­go­ma­to in stret­te stri­sce so­prae­le­va­te se­pa­ra­te l’una dal­l’al­tra dai sol­chi che ser­vo­no per pra­ti­ca­re l’ir­ri­ga­zio­ne per in­fil­tra­zio­ne la­te­ra­le. In que­sti casi il ter­re­no va pre­di­spo­sto mo­del­lan­do­lo op­por­tu­na­men­te prima della se­mi­na o del tra­pian­to.

Con­ci­ma­zio­ne
Al po­mo­do­ro deve es­se­re as­si­cu­ra­ta un’a­de­gua­ta for­ni­tu­ra degli ele­men­ti nu­tri­ti­vi ne­ces­sa­ri con con­ci­mi mi­ne­ra­li anche nel caso, sem­pre meno fre­quen­te, che ci sia di­spo­ni­bi­le le­ta­me o qual­che altro con­ci­me or­ga­ni­co.
L’en­ti­tà della con­ci­ma­zio­ne va com­mi­su­ra­ta alla pro­dut­ti­vi­tà della col­tu­ra e alla do­ta­zio­ne del ter­re­no degli ele­men­ti ma­cro­nu­tri­ti­vi N-P e K.
Nel caso di col­tu­re in serra, molto in­ten­si­ve e ca­pa­ci di dare pro­du­zio­ni molto ele­va­te (120-150 t/ha e oltre), si con­si­glia­no con­ci­ma­zio­ni del se­guen­te or­di­ne di gran­dez­za: 100-150 Kg/ha di P2O5, 200-250 Kg/ha di K2O, 250-300 Kg/ha di azoto. Nel caso di col­tu­re da pieno campo la pro­dut­ti­vi­tà è in­fe­rio­re a quel­la in serra, ma anche qui bi­so­gna di­stin­gue­re tra col­tu­ra in asciut­ta e ir­ri­ga­ta.
In col­tu­ra ir­ri­ga­ta le pro­du­zio­ni spe­ra­bi­li sono del­l’or­di­ne di 80-100 t/ha e la con­ci­ma­zio­ne va fatta con 100-120 Kg/ha di P2O5, 150-200 Kg/ha di K2O e 180-200 Kg/ha di azoto; dosi ri­dot­te vanno pre­vi­ste nella col­tu­ra asciut­ta le cui pro­du­zio­ni si ag­gi­ra­no su 20-30 t/ha.
I con­ci­mi fo­sfa­ti­ci e po­tas­si­ci vanno in­ter­ra­ti du­ran­te la pre­pa­ra­zio­ne del ter­re­no men­tre quel­li azo­ta­ti vanno dati in parte al mo­men­to della se­mi­na o del tra­pian­to (1/2-1/3 del to­ta­le, come urea) e in parte in co­per­tu­ra (come urea o ni­tra­to am­mo­ni­co).

Im­pian­to
Le col­ti­va­zio­ni di po­mo­do­ro pos­so­no es­se­re im­pian­ta­te con la se­mi­na in campo o con il tra­pian­to. Il primo si­ste­ma si sta dif­fon­den­do nelle col­ti­va­zio­ni in pien’a­ria, il se­con­do è quel­lo esclu­si­vo nelle col­tu­re sotto serra ed è tut­to­ra assai im­pie­ga­to anche in pien’a­ria.
Se­men­za­io. Il tra­pian­to ri­chie­de la pro­du­zio­ne delle pian­ti­ne in se­men­za­io che per lo più è pro­tet­to, per as­si­cu­ra­re la tem­pe­ra­tu­ra ido­nea alla ger­mi­na­zio­ne. La se­mi­na può es­se­re fatta a spa­glio sul letto di se­mi­na, o a seme sin­go­lo in con­te­ni­to­ri (fi­to­cel­le, pan­nel­li al­veo­la­ri) o in cu­bet­ti di ter­ric­cio; nel primo caso le pian­te si tra­pian­ta­no a ra­di­ce nuda, negli altri casi con il pane di terra.
La se­mi­na in se­men­za­io as­si­cu­ra di­ver­si van­tag­gi: gua­da­gno di tempo, mag­gior pre­co­ci­tà, mag­gio­re uni­for­mi­tà, ri­spar­mio di seme (che nel caso di ibri­di F1 è estre­ma­men­te co­sto­so).
La se­mi­na in se­men­za­io è fatta in epoca di­ver­sa se­con­do il tipo di col­ti­va­zio­ne che si vuol fare: au­tun­no-ini­zio in­ver­no per le col­ti­va­zio­ni in serra; in­ver­no per le col­tu­re an­ti­ci­pa­te, tem­po­ra­nea­men­te pro­tet­te; fine in­ver­no (feb­bra­io-mar­zo) per le col­ti­va­zio­ni in campo di piena sta­gio­ne; esta­te per le col­ti­va­zio­ni in ciclo po­sti­ci­pa­to.
Da 1 m2 di se­men­za­io pos­so­no es­se­re ri­ca­va­te 500-600 pian­ti­ne ido­nee al tra­pian­to per avere le quali vanno se­mi­na­ti 2-3 gram­mi di seme cor­ri­spon­den­ti a 600-900 seme per m2. per ogni et­ta­ro di col­tu­ra sono ne­ces­sa­ri 60-80 m2 di se­men­za­io, con­si­de­ran­do den­si­tà di pian­ta­men­to di 3500-4500 pian­te per et­ta­ro.
Tra­pian­to. Dopo 40-60 gior­ni dalla se­mi­na le pian­ti­ne di po­mo­do­ro rag­giun­go­no lo sta­dio di 4-5 fo­glie e un’al­tez­za di 100-150 mm: è que­sto il mo­men­to mi­glio­re per il tra­pian­to.
Nelle col­tu­re in pieno campo di po­mo­do­ro da in­du­stria il tra­pian­to si fa da metà apri­le a metà mag­gio. In pieno campo un tipo d’im­pian­to molto usato è quel­lo a file bi­na­te, di cui si par­le­rà in se­gui­to a pro­po­si­to della se­mi­na di­ret­ta.
Il tra­pian­to si fa a mano o a mac­chi­na; a que­st’ul­ti­mo si­ste­ma si adat­ta­no bene le pian­ti­ne con pane di terra al­le­va­te in con­te­ni­to­ri al­veo­la­ri.
Se­mi­na di­ret­ta. La se­mi­na di­ret­ta tende a esten­der­si nella col­tu­ra di pieno campo per­ché ha il van­tag­gio di ri­dur­re i costi d’im­pian­to e di dar luogo a pian­te vi­go­ro­se, spe­cie nel­l’ap­pa­ra­to ra­di­ca­le, non do­ven­do que­ste su­pe­ra­re la crisi di tra­pian­to. Gli aspet­ti ne­ga­ti­vi sono: si con­su­ma­no mag­gio­ri quan­ti­tà di seme, il letto di se­mi­na deve es­se­re pre­pa­ra­to con gran­de cura, un certo di­ra­da­men­to può ta­lo­ra es­se­re ne­ces­sa­rio, la se­mi­na non può es­se­re fatta prima che la tem­pe­ra­tu­ra abbia rag­giun­to il va­lo­re mi­ni­mo ne­ces­sa­rio (12 °C circa) per as­si­cu­ra­re una ger­mi­na­zio­ne e un emer­gen­za ac­cet­ta­bil­men­te pron­te.
Il po­mo­do­ro si può se­mi­na­re con un ec­ces­so di seme (1-1,5 Kg/ha) rin­vian­do al di­ra­da­men­to l’e­li­mi­na­zio­ne delle pian­te di trop­po; op­pu­re si pos­so­no se­mi­na­re 0,4-0,5 Kg/ha di seme con se­mi­na­tri­ce di pre­ci­sio­ne, nel qual caso il di­ra­da­men­to può es­se­re omes­so.
La di­stri­bu­zio­ne delle pian­te, e quin­di dei semi, sul ter­re­no si può fare a file sem­pli­ci di­stan­ti 1-1,5 m, ma per lo più si fa a file bi­na­te con 0,30-0,40 m tra le file della bina e 1,3-1,5 m tra le bine.
La fila bi­na­ta è van­tag­gio­sa sotto di­ver­si aspet­ti:
– Mi­glio­re om­breg­gia­men­to delle bac­che da parte del fo­glia­me;
– Minor ra­mi­fi­ca­zio­ne e mag­gior con­tem­po­ra­nei­tà di ma­tu­ra­zio­ne per la forte com­pe­ti­zio­ne tra le pian­te della bina;
– Minor costo del­l’im­pian­to d’ir­ri­ga­zio­ne a goc­cia (piut­to­sto dif­fu­so) per il mi­no­re svi­lup­po li­nea­re delle ali goc­cio­lan­ti;
– Mag­gior fa­ci­li­tà di rac­col­ta mec­ca­ni­ca.
L’in­ve­sti­men­to de­si­de­ra­to varia da 3 pian­te a m2 nel caso di col­tu­ra a file sem­pli­ci a 6-8 in caso di file bi­na­te.
La pro­fon­di­tà di se­mi­na non deve es­se­re ec­ces­si­va: data la pic­co­lez­za dei semi non vanno su­pe­ra­ti 20-30 mm.
Quan­do s’im­pie­ga la se­mi­na­tri­ce di pre­ci­sio­ne la re­go­la­ri­tà della se­mi­na è av­van­tag­gia­ta dalla con­fet­ta­tu­ra dei semi la cui su­per­fi­cie tor­men­to­sa ten­de­reb­be a farli ag­glo­me­ra­re.
La se­mi­na del po­mo­do­ro in pieno campo si fa in pri­ma­ve­ra: verso marzo negli am­bien­ti più miti del Sud, in apri­le al Cen­tro-Nord.

Cure col­tu­ra­li
Al tra­pian­to è sem­pre ne­ces­sa­ria un’ir­ri­ga­zio­ne au­si­lia­ria per as­si­cu­ra­re l’at­tec­chi­men­to. Dopo la se­mi­na una rul­la­tu­ra può es­se­re utile per fa­vo­ri­re l’im­bi­bi­zio­ne dei semi e la ger­mi­na­zio­ne.
Il ri­sar­ci­men­to delle fal­lan­ze nel caso di tra­pian­to e il di­ra­da­men­to può es­se­re ne­ces­sa­rio per as­si­cu­ra­re il giu­sto in­ve­sti­men­to. Le sar­chia­tu­re sono con­si­glia­bi­li non solo per con­trol­la­re le erbe in­fe­stan­ti, ma anche per arieg­gia­re il ter­re­no e ri­dur­re l’e­va­po­ra­zio­ne.
In molti casi è pra­ti­ca­ta la pac­cia­ma­tu­ra con film pla­sti­ci neri: in ge­ne­re è as­so­cia­ta ad un tipo d’im­pian­to a file bi­na­te e al­l’ir­ri­ga­zio­ne “a goc­cia”. L’ala goc­cio­lan­te è posta al cen­tro della bina, al di sotto del film pac­cia­man­te. Gli ele­va­ti costi sono com­pen­sa­ti da no­te­vo­li van­tag­gi sia agro­no­mi­ci sia qua­li­ta­ti­vi (pu­li­zia del pro­dot­to).
L’ap­po­si­zio­ne di so­ste­gni è ne­ces­sa­ria nel caso delle va­rie­tà da serra o di certe va­rie­tà (San Mar­za­no) da orto a svi­lup­po in­de­ter­mi­na­to. In que­ste stes­se va­rie­tà sono pra­ti­ca­te al­cu­ne ope­ra­zio­ni par­ti­co­la­ri quali: scac­chia­tu­ra per eli­mi­na­re i ger­mo­gli ascel­la­ri e così man­te­ne­re una pian­ta mo­no­ste­lo; ci­ma­tu­ra, spun­tan­do la pian­ta la­scian­do 3-6 pal­chi frut­ti­fe­ri in modo da fa­vo­ri­re la ma­tu­ra­zio­ne dei frut­ti sui pal­chi la­scia­ti; trat­ta­men­ti con fi­to­re­go­la­to­ri che nelle col­tu­re in serra fa­vo­ri­sco­no l’al­le­ga­gio­ne dei fiori e lo svi­lup­po di frut­ti par­te­no­car­pi­ci.

Piante di Pomodoro con sostegni
Pian­te di Po­mo­do­ro con so­ste­gni (foto Fran­ce­sco Sodi)

L’ir­ri­ga­zio­ne è un in­ter­ven­to che au­men­ta e sta­bi­liz­za le rese anche se non sem­pre fa­vo­ri­sce la qua­li­tà dei frut­ti. Ir­ri­ga­zio­ni fre­quen­ti e leg­ge­re sono pre­fe­ri­bi­li per i po­mo­do­ri da mensa; per quel­li da in­du­stria sono più in­di­ca­te ir­ri­ga­zio­ni meno fre­quen­ti e più ab­bon­dan­ti, cu­ran­do di fare l’ul­ti­ma ir­ri­ga­zio­ne con pa­rec­chio an­ti­ci­po sulla rac­col­ta; in caso di di­spo­ni­bi­li­tà idri­che li­mi­ta­te si può fare qual­che eco­no­mia d’ac­qua du­ran­te la fase ve­ge­ta­ti­va e du­ran­te quel­la di ma­tu­ra­zio­ne, ma è im­por­tan­te che l’ac­qua non di­fet­ti du­ran­te la fase di fio­ri­tu­ra. Un’im­pro­pria ge­stio­ne del­l’ac­qua può pro­dur­re su va­rie­tà sen­si­bi­li danni come il mar­ciu­me api­ca­le, la spac­ca­tu­ra dei frut­ti e la scot­ta­tu­ra.
Come si­ste­mi d’ir­ri­ga­zio­ne quel­lo a piog­gia non è sce­vro da in­con­ve­nien­ti (fa­vo­ren­do ma­lat­tie fun­gi­ne e can­cro bat­te­ri­co); quel­lo per in­fil­tra­zio­ne la­te­ra­le è uno dei più usati, men­tre sta dif­fon­den­do­si quel­lo a goc­cia: en­tram­bi hanno il van­tag­gio di non ba­gna­re la ve­ge­ta­zio­ne.

Piantina di Pomodoro con irrigazione a goccia
Pian­ti­na di Po­mo­do­ro con ir­ri­ga­zio­ne a goc­cia (foto Fran­ce­sco Sodi)

RAC­COL­TA E PRO­DU­ZIO­NE
Po­mo­do­ro da mensa

La rac­col­ta si fa a mano, sca­lar­me­ne, quan­do i frut­ti sono in­va­ia­ti, quan­do cioè il loro co­lo­re ini­zia a vi­ra­re verso il rosa. La rac­col­ta ini­zia 90-100 gior­ni dopo il tra­pian­to nelle col­tu­re in serra, dopo 60-70 gior­ni nelle col­tu­re in piena aria. Per avere la ne­ces­sa­ria uni­for­mi­tà di ma­tu­ra­zio­ne le rac­col­te de­vo­no es­se­re fatte a in­ter­val­li brevi: 4 gior­ni al mas­si­mo.
I frut­ti vanno as­sor­ti­ti per ca­li­bro (mi­ni­mo 35-40 mm di dia­me­tro, mas­si­mo 77-86 mm) e pos­so­no es­se­re con­ser­va­ti per di­ver­si gior­ni (3-4 set­ti­ma­ne) a tem­pe­ra­tu­ra di 5-7 °C e alta umi­di­tà re­la­ti­va del­l’a­ria (85-90%).

Po­mo­do­ro da in­du­stria
La rac­col­ta va fatta quan­do i frut­ti sono com­ple­ta­men­te ma­tu­ri aven­do rag­giun­to il mas­si­mo in­gros­sa­men­to e svi­lup­po ap­pie­no la co­lo­ra­zio­ne rossa.
L’e­po­ca di rac­col­ta coin­ci­de con il pe­rio­do di la­vo­ra­zio­ne degli sta­bi­li­men­ti e va dai primi di ago­sto alla fine di set­tem­bre al Sud, dalla metà di ago­sto alla se­con­da de­ca­de di set­tem­bre nella Valle pa­da­na.
La rac­col­ta può farsi a mano in 2-3 volte, o in un’u­ni­ca volta, ma il costo la rende dif­fi­cil­men­te pro­po­ni­bi­le at­tual­men­te: la ca­pa­ci­tà ope­ra­ti­va di un rac­co­gli­to­re è di 80-120 Kg di frut­ti al­l’o­ra.
Al gior­no d’og­gi, gra­zie alle va­rie­tà a ma­tu­ra­zio­ne con­tem­po­ra­nea, la rac­col­ta si fa a mac­chi­na, in un’u­ni­ca pas­sa­ta.
Le mac­chi­ne per la rac­col­ta del po­mo­do­ro sono se­mo­ven­ti o trai­na­te ed ese­guo­no le se­guen­ti ope­ra­zio­ni: una barra fron­ta­le re­ci­de le pian­te alla base; un piano ele­va­to­re le porta su se­tac­ci oscil­lan­ti che per sbat­ti­men­to pro­du­co­no il di­stac­co dei frut­ti e la se­pa­ra­zio­ne di que­sti dallo stra­me che cade po­ste­rior­men­te; le bac­che ven­go­no con­vo­glia­te at­tra­ver­so un na­stro mo­bi­le su ri­mor­chi che pro­ce­do­no a fian­co della mac­chi­na. Ci sono mac­chi­ne rac­co­gli­tri­ci in­te­gra­li se­mo­ven­ti do­ta­te di or­ga­ni ster­ra­to­ri e ad­di­rit­tu­ra di se­let­to­ri ot­ti­ci che ri­co­no­sco­no i po­mo­do­ri ma­tu­ri, rossi, da quel­li verdi e da altri corpi estra­nei. La ca­pa­ci­tà di la­vo­ro di que­ste mac­chi­ne in con­di­zio­ni ot­ti­ma­li può es­se­re di 20-25 ton­nel­la­te al­l’o­ra.
Per ac­ce­le­ra­re e ren­de­re con­tem­po­ra­nea la ma­tu­ra­zio­ne dei frut­ti, il po­mo­do­ro può es­se­re trat­ta­to con un fi­to­re­go­la­to­re (Ethe­phon) quan­do è ma­tu­ro il 20-30% dei frut­ti.
La rac­col­ta a mano in nu­me­ro­se pas­sa­te è tut­to­ra pra­ti­ca­ta nelle azien­de a con­du­zio­ne fa­mi­lia­re per certi tipi di po­mo­do­ro di gran pre­gio che hanno svi­lup­po in­de­ter­mi­na­to e ri­chie­do­no i so­ste­gni; esem­pio ti­pi­co è la va­rie­tà  San Mar­za­no.
Si con­si­de­ra­no buone pro­du­zio­ni 80-100 t/ha; punte più alte (120-140 t/ha) non sono rare, in con­di­zio­ni am­bien­ta­li e tec­ni­che par­ti­co­lar­men­te fa­vo­re­vo­li, così come ov­via­men­te sono pos­si­bi­li rese anche molto in­fe­rio­ri in con­di­zio­ni op­po­ste.

Uti­liz­za­zio­ni in­du­stria­li
Men­tre per il po­mo­do­ro da mensa la va­lu­ta­zio­ne qua­li­ta­ti­va è pre­va­len­te­men­te ba­sa­ta sulle ca­rat­te­ri­sti­che or­ga­no­let­ti­che, per quel­lo da in­du­stria trat­ti qua­li­ta­ti­vi im­por­tan­ti sono quel­li at­ti­nen­ti alla strut­tu­ra del frut­to e alla sua com­po­si­zio­ne chi­mi­ca, in re­la­zio­ne al tipo di pre­pa­ra­zio­ne cui i po­mo­do­ri sono de­sti­na­ti.
Pre­pa­ra­zio­ni in­du­stria­li:
– Po­mo­do­ri pe­la­ti: si ot­ten­go­no da va­rie­tà a frut­to al­lun­ga­to, pri­va­ti della buc­cia e in­sca­to­la­ti.
– Po­mo­do­ri tri­tu­ra­ti e polpe: frut­ti pri­va­ti della buc­cia e dei semi, tri­tu­ra­ti in pic­co­li cu­bet­ti e in­sca­to­la­ti in­sie­me a succo di po­mo­do­ro ri­stret­to.
– Succo di po­mo­do­ro: polpa e succo delle bac­che di po­mo­do­ro se­pa­ra­to dalle bucce e dai semi, al na­tu­ra­le o aro­ma­tiz­za­to con spe­zie, succo di li­mo­ne, ecc. per ot­te­ne­re be­van­de.
– Con­cen­tra­ti di po­mo­do­ro: succo di po­mo­do­ro con­cen­tra­to con re­si­duo secco, al netto di sale ag­giun­to, non in­fe­rio­re ai se­guen­ti va­lo­ri: se­mi­con­cen­tra­to: 12%; con­cen­tra­to 18%; dop­pio con­cen­tra­to: 28%; tri­plo con­cen­tra­to: 36%; se­stu­plo con­cen­tra­to: 55%.
– Di­si­dra­ta­to di po­mo­do­ro: succo di po­mo­do­ro di­si­dra­ta­to e ri­dot­to in pol­ve­re o in fioc­chi (da uti­liz­za­re nelle mi­sce­le di or­tag­gi es­sic­ca­ti “da mi­ne­stro­ne”).
– Salse per con­di­men­to (tipo “Ket­chup”): con­cen­tra­to di po­mo­do­ro con ag­giun­ta di zuc­che­ro, aceto, spe­zie.

Fran­ce­sco Sodi si è di­plo­ma­to pres­so l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio di Fi­ren­ze. Se­le­zio­na­to­re e al­le­va­to­re di avi­co­li, re­spon­sa­bi­le tec­ni­co del­l’a­zien­da agri­co­la “Po­de­re l’Uc­cel­la­re” nel Chian­ti Clas­si­co, è iscrit­to al terzo anno del corso di lau­rea in Scien­ze e Tec­no­lo­gie Agra­rie pres­so l’U­ni­ver­si­tà di Fi­ren­ze.

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