Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

di Paolo Pec­chio­li

Ri­pro­du­zio­ne e mol­ti­pli­ca­zio­ne delle “pian­te gras­se”
La ri­pro­du­zio­ne è il me­to­do più dif­fu­so e na­tu­ra­le per ot­te­ne­re una no­te­vo­le quan­ti­tà di pian­te. Al cen­tro della ri­pro­du­zio­ne c’è il seme. Tutte le pian­te gras­se fio­ri­sco­no e tutte pro­du­co­no dei semi; l’a­spet­to di mag­gio­re dif­fi­col­tà sta pro­prio nel re­pe­ri­re i semi per­ché spes­so le pian­te gras­se col­ti­va­te alle no­stre la­ti­tu­di­ni, per quan­to cu­ra­te con tutte le at­ten­zio­ni del caso, non rie­sco­no a fio­ri­re e a pro­dur­re semi. Que­sto è più che nor­ma­le, spe­cial­men­te per quel­le pian­te che in na­tu­ra pos­so­no ar­ri­va­re ad al­cu­ni metri d’al­tez­za prima di fio­ri­re e che da noi rag­giun­go­no al mas­si­mo poche de­ci­ne di cen­ti­me­tri.
Ci sono inol­tre spe­cie che fio­ri­sco­no dopo de­ci­ne e de­ci­ne di anni di svi­lup­po. E’ il caso del Car­ne­giae gi­gan­tea che fio­ri­sce dopo 80 anni dalla sua ger­mi­na­zio­ne. E’ dun­que na­tu­ra­le ri­vol­ger­si pres­so cen­tri spe­cia­liz­za­ti che im­por­ta­no la se­men­te di­ret­ta­men­te dai paesi d’o­ri­gi­ne delle pian­te gras­se. La ri­pro­du­zio­ne per seme è con­si­glia­ta so­prat­tut­to se si vo­glio­no ot­te­ne­re delle pian­te “nuove”. In­fat­ti in na­tu­ra il pol­li­ne di una pian­ta viene tra­spor­ta­to da in­set­ti, vento, ecc. su un altro fiore della stes­sa spe­cie e que­sto com­por­ta la pro­du­zio­ne di un seme che pre­sen­ta un ri­me­sco­la­men­to dei ca­rat­te­ri ge­ne­ti­ci delle due pian­te. Per la ger­mi­na­zio­ne non c’è una re­go­la pre­ci­sa, va­rian­do spes­so da spe­cie a spe­cie. Pos­sia­mo af­fer­ma­re che, se in al­cu­ne spe­cie la ger­mi­na­zio­ne si ri­sol­ve nel­l’ar­co di pochi gior­ni, in altre può du­ra­re anni.
La se­mi­na delle pian­te gras­se è una ope­ra­zio­ne molto sem­pli­ce che pos­sia­mo fare co­mo­da­men­te anche nel no­stro ter­raz­zo. La pro­ce­du­ra è la se­guen­te: pren­dia­mo una cas­set­ta op­pu­re un vaso non molto pro­fon­do sul cui fondo si­ste­mia­mo dei cocci o altro ma­te­ria­le gros­so­la­no (ghia­ia, ar­gil­la espan­sa, ecc.) per fa­vo­ri­re un buon dre­nag­gio. Riem­pia­mo tre quar­ti della cas­set­ta con un ter­ric­cio a base di fo­glie de­com­po­ste e sab­bia, op­pu­re torba e sab­bia ben amal­ga­ma­te. A que­sto punto si pro­ce­de alla se­mi­na; spes­so ci tro­via­mo di fron­te a semi molto pic­co­li e in que­sto caso si mi­schia­no a della sab­bia fine e si spar­ge il tutto sulla su­per­fi­cie del sub­stra­to. Se i semi sono più gros­si ver­ran­no ada­gia­ti sulla com­po­sta e poi ri­co­per­ti con uno stra­to di ter­ric­cio pari alla metà del loro dia­me­tro.
Per con­clu­de­re si ir­ri­ga la cas­set­ta, usan­do un in­naf­fia­to­io con fori molto fini o im­mer­gen­do la cas­set­ta in un con­te­ni­to­re pieno d’ac­qua, in modo che il ter­ric­cio venga umi­di­fi­ca­to dal basso. In que­sto modo si evita che la su­per­fi­cie della cas­set­ta, dove ci sono i semi,  venga scon­vol­ta dal flus­so del­l’ac­qua, come po­treb­be fa­cil­men­te ac­ca­de­re ver­san­do­ne con l’in­naf­fia­to­io una quan­ti­tà ec­ces­si­va. Se­con­do al­cu­ni au­to­ri la se­mi­na può svol­ger­si sol­tan­to dopo aver pro­ce­du­to al­l’u­mi­di­fi­ca­zio­ne del ter­ric­cio. E’ ne­ces­sa­rio che la cas­set­ta con­ser­vi l’u­mi­di­tà ne­ces­sa­ria alla ger­mi­na­zio­ne; per que­sto viene co­per­ta con delle la­stre di vetro, le quali sa­ran­no tutti i gior­ni asciu­ga­te dalla con­den­sa che si forma sulla su­per­fi­cie in­ter­na del vetro.
La tem­pe­ra­tu­ra mi­ni­ma al­l’in­ter­no della cas­set­ta deve es­se­re sem­pre in­tor­no ai 15-18°C; se do­ves­se sa­li­re molto si deve to­glie­re il vetro, ae­ran­do così la cas­set­ta e ab­bas­san­do la tem­pe­ra­tu­ra in­ter­na del vaso per evi­ta­re mar­ciu­mi quan­do i semi danno ori­gi­ne alle pian­ti­ne. La cas­set­ta non sarà posta alla luce di­ret­ta del sole, ma in un luogo dove ci sia una mez­z’om­bra, e du­ran­te l’in­ver­no sarà ri­co­ve­ra­ta in un luogo ri­pa­ra­to, al caldo, ma sem­pre con una buona espo­si­zio­ne lu­mi­no­sa. Una volta ger­mi­na­te le pian­ti­ne ver­ran­no la­scia­te nella cas­set­ta fino al­l’an­no suc­ces­si­vo quan­do sa­ran­no ri­pic­chet­ta­te e trat­ta­te come adul­te.
La mol­ti­pli­ca­zio­ne è un si­ste­ma di pro­pa­ga­zio­ne per via aga­mi­ca, ba­sa­ta, an­zi­ché sui fiori (or­ga­ni ses­sua­li delle pian­te), sul­l’a­spor­ta­zio­ne di una parte di fusto, ramo, o fo­glie i quali, posti in si­tua­zio­ni adat­te da­ran­no ori­gi­ne a una nuova pian­ta.
Que­sto si­ste­ma offre il van­tag­gio di ri­pro­dur­re una pian­ta iden­ti­ca a quel­la a cui ab­bia­mo stac­ca­to la fo­glia, il ramo ecc. Que­sta so­lu­zio­ne ri­du­ce i tempi di pro­pa­ga­zio­ne in modo no­te­vo­le ri­spet­to alla ri­pro­du­zio­ne per seme, ma non  è van­tag­gio­sa da un punto di vista evo­lu­ti­vo. La pian­ta così ot­te­nu­ta, es­sen­do iden­ti­ca alla pian­ta madre, sarà sog­get­ta alle stes­se ma­lat­tie, potrà es­se­re at­tac­ca­ta dagli stes­si in­set­ti, e cioè avrà gli stes­si li­mi­ti della pian­ta da cui si è par­ti­ti. La mol­ti­pli­ca­zio­ne per via aga­mi­ca non va vista, però, come una pra­ti­ca umana aven­te il solo scopo di gua­da­gna­re tempo, ma come una so­lu­zio­ne adot­ta­ta per prima dalle pian­te stes­se.
In­fat­ti non sono poche le pian­te gras­se che ri­cor­ro­no a que­sta forma di mol­ti­pli­ca­zio­ne; la loro stra­te­gia è si­cu­ra­men­te quel­la di avere in tempi ra­pi­di un nu­me­ro ele­va­to di pian­ti­ne che pos­sa­no so­sti­tui­re la pian­ta-ma­dre se que­sta do­ves­se pre­ma­tu­ra­men­te mo­ri­re op­pu­re, es­sen­do pian­te dalla vita breve, hanno at­tua­to il modo più ve­lo­ce per con­ser­va­re la spe­cie.
Le forme di mol­ti­pli­ca­zio­ne più im­por­tan­ti sono:
1) talea di fo­glia;
2) talea di fusto;
3) di­vi­sio­ne di cespo.

Crassula arborescens
Cras­su­la ar­bo­re­scens (foto Paolo Pec­chio­li)

La talea è si­cu­ra­men­te la forma di mol­ti­pli­ca­zio­ne più usata.
1) La talea di fo­glia si attua so­prat­tut­to per le pian­te gras­se della fa­mi­glia delle Cras­su­la­cee (Cras­su­la, Co­ty­le­don, Eche­ve­ria), pian­te le cui fo­glie car­no­se, stac­ca­te dal fusto usan­do un col­tel­lo ben af­fi­la­to, in modo che il ta­glio sia netto, al li­vel­lo del­l’at­tac­ca­tu­ra della fo­glia al fusto, sa­ran­no pian­ta­te in un sub­stra­to co­sti­tui­to da sab­bia umida. Nel­l’ar­co di breve tempo av­ver­rà l’e­mis­sio­ne di ra­di­ci.
2) La talea di fusto è un si­ste­ma di mol­ti­pli­ca­zio­ne ri­vol­to a quel­le pian­te che hanno una forma molto ra­mi­fi­ca­ta (Eu­for­bia qua­dran­go­la­re, Ce­reus pe­ru­via­nus var. mo­struo­sa) op­pu­re a quel­le pian­te a fusto co­lon­na­re che ab­bia­no su­bi­to una ci­ma­tu­ra, ov­ve­ro un ta­glio api­ca­le, e ab­bia­no rea­gi­to nella parte sot­to­stan­te emet­ten­do una quan­ti­tà enor­me di ger­mo­gli. Anche qui ci si av­va­le di un col­tel­lo ben af­fi­la­to per stac­ca­re i ger­mo­gli o i rami, che però ver­ran­no in­ter­ra­ti dopo un’at­te­sa dai 3 ai 7 gior­ni, per fa­vo­ri­re la ci­ca­triz­za­zio­ne della fe­ri­ta.
3) La di­vi­sio­ne di cespo è forse la tec­ni­ca più si­cu­ra per mol­ti­pli­ca­re una pian­ta, per­ché ci tro­via­mo di fron­te ad una pian­ta già prov­vi­sta di ra­di­ci che ri­chie­de sol­tan­to di es­se­re col­lo­ca­ta nel vaso. Ci sono pian­te gras­se che emet­to­no tan­tis­si­mi ger­mo­gli nella zona del col­let­to (zona della pian­ta tra fusto e ra­di­ci). Es­sen­do que­sti ger­mo­gli vi­ci­ni al suolo, av­vie­ne anche una ra­di­ca­zio­ne più o meno svi­lup­pa­ta a se­con­da delle di­men­sio­ni del ger­mo­glio. Dun­que la di­vi­sio­ne di cespo non è altro che la se­pa­ra­zio­ne di tante pian­ti­ne prov­vi­ste di ra­di­ci au­to­no­me da una pian­ta madre. Le pian­ti­ne così ot­te­nu­te sa­ran­no su­bi­to messe in sin­go­li vasi con i sub­stra­ti de­scrit­ti in pre­ce­den­za e trat­ta­te come adul­te (ad es. Echi­nop­sis).

Cereus peruvians varietà mostruosa
Ce­reus pe­ru­via­nus va­rie­tà mo­struo­sa (foto Paolo Pec­chio­li)

Le con­di­zio­ni ge­ne­ra­li e idea­li per la mol­ti­pli­ca­zio­ne sono le se­guen­ti:
a) Il­lu­mi­na­zio­ne. Una buona il­lu­mi­na­zio­ne fa­ci­li­ta la ra­di­ca­zio­ne delle talee. E’scon­si­glia­to met­te­re que­ste talee alla luce di­ret­ta del sole per­ché, es­sen­do prive di ra­di­ci, non rein­te­gre­reb­be­ro i li­qui­di che per­do­no con la tra­spi­ra­zio­ne e sot­trar­reb­be­ro ener­gie alla ra­di­ca­zio­ne, la quale sa­reb­be come mi­ni­mo ral­len­ta­ta. La mez­z’om­bra è si­cu­ra­men­te la con­di­zio­ne idea­le, so­prat­tut­to nelle ore più calde della gior­na­ta.
b) Epoca di mol­ti­pli­ca­zio­ne. La sta­gio­ne calda è quel­la più in­di­ca­ta, dun­que già una tarda pri­ma­ve­ra è adat­ta per co­min­cia­re a mol­ti­pli­ca­re le pian­te gras­se. In­fat­ti quan­do la tem­pe­ra­tu­ra rag­giun­ge i 18°C l’at­tec­chi­men­to è as­si­cu­ra­to. Il sub­stra­to nel quale sa­ran­no poste le pian­te deve sem­pre es­se­re ben dre­nan­te e area­to, e dun­que l’uso della sola sab­bia, o di sab­bia mista ad una mi­ni­ma quan­ti­tà di ar­gil­la, sem­bra la so­lu­zio­ne più  sem­pli­ce ed eco­no­mi­ca. Per le talee evi­ta­re l’uso di so­stan­za or­ga­ni­ca, per­ché in que­sta fase de­li­ca­ta sono più sen­si­bi­li ai mar­ciu­mi.

Bi­blio­gra­fia con­si­glia­ta
An­drea Cat­ta­bri­ga “Pian­te gras­se – The lit­tle gol­den book “ Ed. Cy­be­le
Eral­do Su­si­ni “I miei fiori, il mio giar­di­no” Eda­gri­co­le Bo­lo­gna

Paolo Pec­chio­li, Agro­tec­ni­co, è in pos­ses­so del di­plo­ma di qua­li­fi­ca di or­to-flo­ri­col­to­re. At­tual­men­te ri­co­pre la man­sio­ne di As­si­sten­te tec­ni­co pres­so l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio di Fi­ren­ze.

 

image_pdfimage_print

Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •