Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Rita Leo­gran­de

Detto co­mu­ne­men­te sof­fio­ne, dente di leone, stel­la gial­la, bru­cioc­chi, in­gros­sa­por­ci, gi­ra­so­le sel­va­ti­co, ci­co­ria sel­vag­gia, ci­co­ria burda, bo­fa­rel­la, pi­scia­let­to o bugia, è una pian­ta che ri­por­ta im­me­dia­ta­men­te agli anni del­l’in­fan­zia, quan­do mamme o nonne chie­de­va­no di sof­fia­re sopra alle pic­co­le palle di piu­mi­ni per con­ta­re quan­te bugie ve­ni­va­no dette. La leg­gen­da vuole che la pian­ta nasca per opera di Elios quan­do di mat­ti­na per­cor­re il cielo con il suo carro so­la­re, ogni rag­gio si tra­sfor­ma in fiore; esso, in­fat­ti si schiu­de pre­sto la mat­ti­na per chiu­der­si al tra­mon­to. I glo­rio­si pi­ra­ti in­gle­si con­si­de­ra­va­no il vino di Dente di leone della Cor­no­va­glia, se­con­do su­per­sti­zio­ni della loro terra, una po­zio­ne ma­gi­ca ca­pa­ce di elar­gi­re forza e vi­go­re.
Il nome Ta­ra­xa­cum de­ri­va dal greco ta­ra­xis che si­gni­fi­ca “gua­ri­sco” con al­lu­sio­ni alle pro­prie­tà me­di­ci­na­li della pian­ta alle quali fa ri­fe­ri­men­to anche il nome spe­ci­fi­co.
La prima men­zio­ne del­l’u­so di que­sta pian­ta ri­sa­le a me­di­ci Arabi del de­ci­mo e un­di­ce­si­mo se­co­lo, ra­ra­men­te men­zio­na­ta dagli an­ti­chi Ro­ma­ni e Greci. Le ra­di­ci sono state usate per lungo tempo in India per cu­ra­re i di­stur­bi del fe­ga­to. Nel se­di­ce­si­mo se­co­lo fu con­si­de­ra­to come un far­ma­co, re­gi­stra­to nella far­ma­co­pea del­l’Un­ghe­ria, della Po­lo­nia e della Sviz­ze­ra.

Ha­bi­tat

  1. of­fi­ci­na­le, della fa­mi­glia delle Aste­ra­ceae si trova pres­so­ché in tutto il mondo. Il cen­tro di ori­gi­ne è l’A­sia cen­tra­le ed oc­ci­den­ta­le, at­tual­men­te si trova in tutte le re­gio­ni tem­pe­ra­te del­l’e­mi­sfe­ro set­ten­trio­na­le e me­ri­dio­na­le fino al li­mi­te ar­ti­co, dal li­vel­lo del mare al piano mon­ta­no, dif­fu­sis­si­ma in Eu­ro­pa. Allo stato spon­ta­neo lo tro­via­mo nei prati lungo i cigli dei fossi e delle stra­de.

Ca­rat­te­ri­sti­che mor­fo­lo­gi­che
Le pian­te pe­ren­ni e ru­sti­che sono alte sino a 60 cm.
Le fo­glie, tutte in ro­set­ta con ner­va­tu­ra re­ti­co­la­re, pos­so­no avere forma varia, ge­ne­ral­men­te è gros­so­la­na­men­te den­ta­ta o lo­ba­ta ma anche li­scia non den­tel­la­ta, con pic­cio­lo sem­pre evi­den­te, ta­lo­ra lar­ga­men­te alato; verdi più o meno scure. Al­cu­ni studi in­di­ca­no che la pre­sen­za di fo­glie con forme di­ver­se è da im­pu­ta­re alle dif­fe­ren­ti con­di­zio­ni di luce in cui la pian­ta è espo­sta; in­fat­ti, Sàn­chez (1967) di­mo­strò che le fo­glie non lo­ba­te erano state espo­ste ad una più bassa in­ten­si­tà lu­mi­no­sa ri­spet­to alle fo­glie lo­ba­te.

Tarassaco
Fi­gu­ra 1. Ta­ra­xa­cum of­fi­ci­na­le  (https://​commons.​wikimedia.​org/​wiki/​File:​Taraxacum_​off​icin​ale_-_​K%C3%B6h​ler%E2%80%93s​_​Medizinal-​Pflanzen-​135.​jpg – Wal­ther Otto Müller, Pu­blic do­main, via Wi­ki­me­dia Com­mons)

I fiori, er­ma­fro­di­ti, li­gu­la­ti di co­lo­re gial­lo do­ra­to, riu­ni­ti in gran­di ca­po­li­ni so­li­ta­ri su pe­dun­co­li spes­so ros­sic­ci, fi­sto­lo­si, cavi, ascel­la­ri, alti 20-30 cm. La fio­ri­tu­ra dura circa 15-20 gior­ni, si bloc­ca in caso di mal­tem­po per ri­pren­de­re quasi senza danni al ces­sa­re delle piog­ge. I frut­ti (ache­ni) sono bi­slun­ghi, ter­mi­na­no con un per­nio su cui è in­se­ri­to un ro­stro ca­du­co, lungo tre volte il frut­to e por­tan­te un piu­mi­no (pappo) bian­co. I semi pre­sen­ta­no circa 5-8 ner­va­tu­re, il peso dei mille semi oscil­la da 0,59 a 1,11 g ed un litro pesa in media 270 g. La ca­pa­ci­tà ger­mi­na­ti­va del seme dura circa due anni. Le pian­te con­ti­nua­no a pro­dur­re fo­glie e fiori pres­so­ché tutto l’an­no; a mag­gio nelle no­stre la­ti­tu­di­ni si ha il mas­si­mo della fio­ri­tu­ra. Con­clu­so il ciclo si tra­sfor­ma nel ca­rat­te­ri­sti­co sof­fio­ne e l’in­sie­me dei pic­co­li frut­ti sec­chi ven­go­no tra­spor­ta­ti dal vento.
La ra­di­ce è una ti­pi­ca ra­di­ce a fit­to­ne (Fi­gu­ra 1), con­te­nen­te ab­bon­dan­te lat­ti­ce ama­ro­gno­lo, che pe­ne­tra pro­fon­da­men­te nel ter­re­no. Ogni giar­di­nie­re che tenti di estir­par­la deve ri­cor­re­re alla vanga o me­glio an­co­ra a un estir­pa­to­re di ra­di­ci, al­tri­men­ti la parte in­fe­rio­re della pian­ta ri­ma­ne nel ter­re­no, da cui segue il ri­cac­cio di un nuovo ger­mo­glio.

Tarassaco in fioritura
Ta­ra­xa­cum of­fi­ci­na­le in fio­ri­tu­ra (Fonte https://​www.​act​apla​ntar​um.​org/)

Il T. of­fi­ci­na­le si adat­ta a con­di­zio­ni am­bien­ta­li va­ria­bi­li e ad ogni tipo di ter­re­no (sab­bio­so, li­mo­so, ar­gil­lo­so, acido, neu­tro e molto al­ca­li­no), può cre­sce­re in pe­nom­bra ma non al­l’om­bra, ri­chie­de suoli umidi e ben dre­na­ti e può tol­le­ra­re l’e­spo­si­zio­ne ma­rit­ti­ma. Esso è pos­si­bi­le tro­var­lo du­ran­te tutto l’ar­co del­l’an­no e se l’in­ver­no non è trop­po ri­gi­do anche du­ran­te que­sta sta­gio­ne.

Uso com­me­sti­bi­le
Il T. of­fi­ci­na­le è ben co­no­sciu­to dai ga­stro­no­mi per l’ot­ti­ma in­sa­la­ta che si ot­tie­ne dalle sue fo­glie. Le gio­va­ni fo­glie, dal sa­po­re lie­ve­men­te ama­ro­gno­le e aro­ma­ti­che com­pon­go­no ri­cer­ca­te in­sa­la­te de­pu­ra­ti­ve. Le fo­glie les­sa­te co­sti­tui­sco­no un ot­ti­mo in­gre­dien­te per ri­sot­ti o usate come con­tor­no. Le gio­va­ni fo­glie sono meno ama­ro­gno­le delle fo­glie adul­te. Prima che la pian­ta fio­ri­sce le fo­glie pos­so­no es­se­re ag­giun­te alle in­sa­la­te; quan­do in­ve­ce la pian­ta si pre­sen­ta già fio­ri­ta e la con­si­sten­za fi­bro­sa delle fo­glie è mag­gio­re, è con­si­glia­bi­le cuo­cer­le in po­chis­si­ma acqua, per evi­ta­re che le so­stan­ze mi­ne­ra­li siano al­lon­ta­na­te con l’ac­qua in ec­ces­so.
Le fo­glie di que­sta pian­ta sono un cibo molto nu­trien­te; 100 g di fo­glie crude con­ten­go­no circa: 2,7 g di pro­tei­ne; 9,2 g di car­boi­dra­ti; 187 mg di cal­cio; 66 mg di fo­sfo­ro; 76 mg di sodio; 397 mg di po­tas­sio; 36 mg di ma­gne­sio, 0,19 mg di vi­ta­mi­na B1; 0,26 mg di vi­ta­mi­na B2; 35 mg di vi­ta­mi­na C; 14000 UI di vi­ta­mi­na A; 3,1 mg di ferro.
La ra­di­ce, rac­col­ta in au­tun­no da pian­te di 2 anni, tor­re­fat­ta e ma­ci­na­ta co­sti­tui­sce un buon sur­ro­ga­to del caffè privo di caf­fei­na. La ra­di­ce cruda si usa in pin­zi­mo­nio.
I boc­cio­li dei fiori si con­ser­va­no sot­toa­ce­to come i cap­pe­ri e pos­so­no es­se­re tra­sfor­ma­ti anche in ec­cel­len­ti can­di­ti. I fiori man­gia­ti crudi sono gra­de­vo­li, men­tre i pe­ta­li for­ni­sco­no una ge­la­ti­na ec­ce­zio­na­le. Le fo­glie, i fiori e la ra­di­ci pos­so­no anche es­se­re usate per fare un buon tè.

Col­ti­va­zio­ne
L’ in­tro­du­zio­ne negli orti come pian­ta col­ti­va­ta è re­la­ti­va­men­te re­cen­te in quan­to da circa un se­co­lo si è ini­zia­to un vero e pro­prio mi­glio­ra­men­to. Esso ri­ve­ste una con­si­de­re­vo­le im­por­tan­za in al­cu­ne lo­ca­li­tà della Fran­cia, spe­cial­men­te nei din­tor­ni di Pa­ri­gi dove gli or­to­la­ni si de­di­ca­no alla sua for­za­tu­ra.
Il T. of­fi­ci­na­le pro­spe­ra un po’ do­vun­que, è in­fat­ti una pian­ta ru­sti­ca non molto esi­gen­te, cre­sce fa­cil­men­te su molti suoli, anche se pre­fe­ri­sce i ter­re­ni ben dre­na­ti, ric­chi di humus e al­ca­li­ni, ben so­leg­gia­ti o in pe­nom­bra. Inol­tre, quan­do è con­ci­ma­to e non sof­fre la sic­ci­tà dà luogo ad una ve­ge­ta­zio­ne ri­go­glio­sa e ab­bon­dan­te, di­ven­tan­do un or­tag­gio molto pro­dut­ti­vo. Nella col­ti­va­zio­ne può es­se­re an­nua­le o po­lian­nua­le.
Esso tol­le­ra molto bene le basse tem­pe­ra­tu­re.
La pian­ta ha una ra­di­ce pro­fon­da fino ad un metro ed è in grado di trar­re nu­trien­ti dalle zone pro­fon­de del suolo. I ger­mo­gli si svi­lup­pa­no nella zona api­ca­le delle ra­di­ci che può ri­ge­ne­ra­re le “nuove” pian­te quan­do le ro­set­te di fo­glie sono ta­glia­te a li­vel­lo del ter­re­no. In di­ver­se parti d’Eu­ro­pa è col­ti­va­to per il suo sa­po­re ama­ro­gno­lo aro­ma­ti­co; tut­ta­via, ci sono al­cu­ne po­po­la­zio­ni lo­ca­li con fo­glie te­ne­re e meno amare ri­spet­to ad altre. La se­mi­na può ese­guir­si a di­mo­ra o in se­men­za­io. Nel primo caso da marzo a giu­gno, a se­con­do delle lo­ca­li­tà, si di­stri­bui­sce il seme alla dose di 1 g m-2 in sol­chet­ti di­stan­ti 20 cm che ven­go­no ri­co­per­ti con un cen­ti­me­tro di ter­ric­cio. A 15-20 gior­ni dal­l’e­mer­gen­za si ini­zia­no i di­ra­da­men­ti che si ri­pe­to­no fino a la­scia­re le pian­te mi­glio­ri di­stan­zia­ti sulla fila di circa 8-10 cm. Nel caso in cui si vo­glia ef­fet­tua­re la se­mi­na in se­men­za­io (come è con­si­glia­bi­le per avere una pro­du­zio­ne più pre­co­ce o quan­do ci si trovi in am­bien­ti par­ti­co­lar­men­te fred­di), in pri­ma­ve­ra si di­stri­bui­sco­no i semi a spa­glio (circa 1,2 g m-2). Quan­do le pian­te hanno rag­giun­to la quar­ta – sesta fo­glia vera, ven­go­no tra­pian­ta­te, pre­via ci­ma­tu­ra delle fo­glie e delle ra­di­ci, in sol­chi pro­fon­di 10-12 cm ed alla stes­sa di­stan­za già in­di­ca­ta per la se­mi­na a di­mo­ra. Il seme ger­mi­na con tem­pe­ra­tu­re del ter­re­no al­me­no di 10 °C; tut­ta­via, la ger­mi­na­zio­ne è più ra­pi­da quan­do la tem­pe­ra­tu­ra del ter­re­no si av­vi­ci­na a 25 °C. La luce è un altro fat­to­re che in­fluen­za la ger­mi­na­zio­ne; in­fat­ti la luce au­men­ta la ger­mi­na­zio­ne. Quan­do si parla di ger­mi­na­zio­ne la com­po­nen­te ge­ne­ti­ca è un fat­to­re da non tra­scu­ra­re. Uno stu­dio con­dot­to da Hyo-Sik (2001) di­mo­stra che i semi di ta­ras­sa­co rac­col­ti nello stes­so luogo in pri­ma­ve­ra, esta­te, au­tun­no e in­ver­no hanno una ve­lo­ci­tà e per­cen­tua­le di ger­mi­na­zio­ne dif­fe­ren­te men­tre il peso secco delle pian­te ri­ma­ne in­va­ria­to. In par­ti­co­la­re, i semi rac­col­ti in pri­ma­ve­ra e au­tun­no hanno una ve­lo­ci­tà e per­cen­tua­le di ger­mi­na­zio­ne mag­gio­re ri­spet­to a quel­li rac­col­ti in esta­te e in­ver­no, que­sto era do­vu­to al­l’e­te­ro­ge­ni­ci­tà tem­po­ra­le.
Il ta­ras­sa­co è una pian­ta poco esi­gen­te; tut­ta­via, svol­gen­do gran parte del pro­prio ciclo ve­ge­ta­ti­vo du­ran­te l’e­sta­te, sono utili al­cu­ne sar­chia­tu­re e una leg­ge­ra rin­cal­za­tu­ra che fa­vo­ri­sce il par­zia­le im­bian­chi­men­to con con­se­guen­te di­mi­nu­zio­ne del sa­po­re amaro delle fo­glie. Le adac­qua­te, spe­cial­men­te nei climi più sec­chi, gio­va­no mol­tis­si­mo al buon esito della col­tu­ra. Le pian­te pos­so­no es­se­re rac­col­te dalle 8 alle 15 set­ti­ma­ne dopo la se­mi­na, se­con­do le con­di­zio­ni am­bien­ta­li; in­fat­ti la cre­sci­ta della pian­ta ri­sul­ta più lenta con le basse tem­pe­ra­tu­re; op­pu­re in no­vem­bre–di­cem­bre, dopo aver tolto le fo­glie de­te­rio­ra­te o mar­ci­te, si ef­fet­tua la rin­cal­za­tu­ra per ot­te­ne­re, nella pri­ma­ve­ra suc­ces­si­va fo­glie bian­che, gu­sto­se e croc­can­ti.
Per quan­to ri­guar­da la con­ci­ma­zio­ne, una for­mu­la che sem­bra dia buoni ri­sul­ta­ti è la se­guen­te: alla se­mi­na si in­ter­ra­no 20 g m-2 di sol­fa­to am­mo­ni­co, 30 g m-2 di per­fo­sfa­to mi­ne­ra­le e 10 g m-2 di clo­ru­ro o sol­fa­to po­tas­si­co, men­tre in co­per­tu­ra si di­stri­bui­sce, in più ri­pre­se, 20-30 g m-2 di ni­tra­to.
Varie sono le ma­lat­tie che pos­so­no at­tac­ca­re il ta­ras­sa­co. Syn­chy­trium ta­ra­xa­ci si ma­ni­fe­sta sotto forma di pic­co­li tu­mo­ri color vio­la­ceo di­spo­sti in serie li­nea­ri sulle ner­va­tu­re prin­ci­pa­li; l’oi­dio, co­mu­ne in tutte le Aster­caeae, ri­co­pre le fo­glie di un fel­tro prima bian­chic­cio, poi bian­co bru­na­stro; la rug­gi­ne con pu­sto­le di color ros­sa­stro, spes­so nu­me­ro­se e con­fluen­ti. Fra i pa­ras­si­ti ani­ma­li larve di Agro­tis yp­si­lon, Agro­tis se­ge­tis e Agro­tis ex­cla­ma­tio­nis. 
Il T. of­fi­ci­na­le è con­si­de­ra­to anche un ini­bi­to­re della cre­sci­ta, in­fat­ti esso ri­la­scia eti­le­ne che causa la pre­ma­tu­ra ma­tu­ra­zio­ne dei frut­ti delle pian­te che vi­vo­no nello stes­so am­bien­te.

Ri­cet­te
Ri­pie­no per tor­tel­li­ni di ta­ras­sa­co
In­gre­dien­ti: 1,5 kg di ta­ras­sa­co, 150 g di pan­cet­ta, 50 g di par­mi­gia­no.
Les­sa­te le fo­glie di ta­ras­sa­co in acqua sa­la­ta. Una volta in­tie­pi­di­te, le fo­glie an­dran­no striz­za­te e tri­ta­te fi­ne­men­te. Uni­te­vi la pan­cet­ta, an­ch’es­sa tri­ta­ta, e il par­mi­gia­no grat­tu­gia­to e me­sco­la­te bene, così da ot­te­ne­re un ri­pie­no omo­ge­neo per i tor­tel­li­ni. 

Frit­tel­le ai fiori di ta­ras­sa­co
In­gre­dien­ti: 20 fiori di ta­ras­sa­co rac­col­ti con 5-6 cm di gambo, 150 g di fa­ri­na di grano te­ne­ro, una bot­ti­glia di birra, 2 cuc­chiai di semi di se­sa­mo, sale.
Pre­pa­ra­zio­ne: in una ter­ri­na met­te­te la fa­ri­na, i semi di se­sa­mo, il sale e la birra poca per volta e for­ma­te una pa­stel­la; quin­di, quan­do l’o­lio è caldo pren­de­te un fiore per il gambo, im­mer­ge­te­lo nella pa­stel­la e frig­ge­te­lo.

Riso con carne, fiori e fo­glie di ta­ras­sa­co
In­gre­dien­ti: 125 g di riso, 4 ci­pol­le, 1 spic­chio d’a­glio, 500 g di carne ma­ci­na­ta, 300 g pas­sa­to di po­mo­do­ro, 4 cespi di ta­ras­sa­co, una tren­ti­na di boc­cio­li di fiori di ta­ras­sa­co, sale, pepe, olio e li­mo­ne.
Pre­pa­ra­zio­ne: sof­frig­ge­te la ci­pol­la e l’a­glio con la carne, unite il riso, la pas­sa­ta di po­mo­do­ro sale e pepe. Co­pri­te e la­scia­te cuo­ce­re il riso. Ag­giun­ge­te le fo­glie di ta­ras­sa­co e la­scia­te in­sa­po­ri­re per qual­che mi­nu­to quin­di ag­giun­ge­te il li­mo­ne e i fiori di ta­ras­sa­co fatti sal­ta­re in pa­del­la con poco olio.

Ta­ras­sa­co bol­li­to
In­gre­dien­ti: fo­glie e ra­di­ci di ta­ras­sa­co, sale, olio ex­tra­ver­gi­ne d’o­li­va, aceto di mele.
Pre­pa­ra­zio­ne: ta­glia­te a pezzi di 5 cm circa le ra­di­ci e fa­te­le cuo­ce­re in acqua bol­len­te per 15 mi­nu­ti, poi ag­giun­ge­te le fo­glie e pro­se­gui­te la cot­tu­ra. Sco­la­te e ag­giun­ge­te olio e aceto di mele.

Ta­ras­sa­co alla soia
In­gre­dien­ti: 300 g di gio­va­ni fo­glie di ta­ras­sa­co, 2 cuc­chiai di olio di soia, 2 cuc­chiai di olio ex­tra­ver­gi­ne d’o­li­va.
Pre­pa­ra­zio­ne: la­va­re il ta­ras­sa­co e con­dir­lo con l’o­lio di soia e ex­tra­ver­gi­ne d’o­li­va. 

Ta­ras­sa­co stu­fa­to
In­gre­dien­ti: 700 g di ta­ras­sa­co, olio, aglio, 50 g di par­mi­gia­no, pe­pe­ron­ci­no, sale.
Pre­pa­ra­zio­ne: sbian­chi­re il ta­ras­sa­co e sal­tar­lo, ben sco­la­to, in olio, aglio im­bion­di­to, sale e pe­pe­ron­ci­no e con­dir­lo con for­mag­gio grat­tu­gia­to.

Ta­ras­sa­co con le uova
In­gre­dien­ti: 500 g di ta­ras­sa­co, 4 uova, 50 g di par­mi­gia­no, olio, aglio, sale.
Pre­pa­ra­zio­ne: sbian­chi­re il ta­ras­sa­co, sco­lar­lo e sal­tar­lo in olio e aglio. Rom­pe­re e ada­gia­re le uova sul ta­ras­sa­co sal­ta­to, con­di­re con il par­mi­gia­no grat­tu­gia­to e ser­vi­re ap­pe­na rap­pre­se.

Ta­ras­sa­co con uova e pan­cet­ta
In­gre­dien­ti: 400 g di ta­ras­sa­co, 50 g di pan­cet­ta, 4 uova, pepe, noce mo­sca­ta, olio, aglio, sale.
Pre­pa­ra­zio­ne: sbian­chi­re le fo­glie e i boc­cio­li non schiu­si del ta­ras­sa­co. Ro­so­la­re a fuoco lento in due cuc­chiai di olio la pan­cet­ta a da­di­ni e nella stes­sa pa­del­la ver­sa­re le uova sbat­tu­te con sale, pepe e noce mo­sca­ta. Ag­giun­ge­re le fo­glie e i boc­cio­li già sbian­chi­ti, fare ad­den­sa­re e ser­vi­re.

Boc­cio­li di ta­ras­sa­co sot­t’a­ce­to
In­gre­dien­ti: 200 g di boc­cio­li, 1 spic­chio d’a­glio, 2 fo­glie di al­lo­ro, semi di fi­noc­chio, acqua, aceto e sale.
Pre­pa­ra­zio­ne: les­sa­re i boc­cio­li del ta­ras­sa­co per cin­que mi­nu­ti in acqua sa­la­ta con l’ag­giun­ta di due cuc­chiai d’a­ce­to; sco­lar­li e asciu­gar­li. Met­ter­li in boc­cac­cio di vetro con uno spic­chio d’a­glio, l’al­lo­ro, qual­che seme di fi­noc­chio sel­va­ti­co e co­prir­li con aceto.

Bi­blio­gra­fia
Sàn­chez R.A., 1967. Some ob­ser­va­tions about the ef­fect of light on the leaf shape in Ta­ra­xa­cum of­fi­ci­na­le L. Meded. Land­bou­who­ge­shool Wag, 67-16
Hyo-Sik Y., 2001. Va­ria­tion in ger­mi­na­tion and seed­ling gro­w­th of Ta­ra­xa­cum of­fi­ci­na­le seeds har­ve­sted from dif­fe­rent sea­son. Ko­rean J. Ecol., 24 (6), 353-357.

Si rin­gra­zia la Dott.​ssa Or­nel­la Lo­pe­do­ta per la sua pre­zio­sa col­la­bo­ra­zio­ne nella ste­su­ra del­l’ar­ti­co­lo.

Rita Leo­gran­de è ri­cer­ca­tri­ce in ser­vi­zio pres­so il Cen­tro di Ri­cer­ca Agri­col­tu­ra e Am­bien­te del CREA (Con­si­glio per la Ri­cer­ca in agri­col­tu­ra e l’a­na­li­si del­l’E­co­no­mia Agra­ria), sede di Bari. Ha con­se­gui­to il Dot­to­ra­to di Ri­cer­ca in Agro­no­mia Me­di­ter­ra­nea. La sua at­ti­vi­tà di ri­cer­ca si basa sullo stu­dio degli ef­fet­ti sul suolo e sulle col­tu­re di tec­ni­che agro­no­mi­che so­ste­ni­bi­li.

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