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Di C. Maurizio Scotti

Punto interrogativo più che mai dovuto per il più che altrove univoco serbatoio agricolo della Bassa Lomellina, terra fertile all’inverosimile e produttrice dei risi principi della tavola, come i superfini Carnaroli, Arborio e Roma, le migliori qualità dal punto di vista nutrizionale ed organolettiche del cereale numero uno al mondo.

La nube generatosi dalla combustione accidentale di idrocarburi pregiati (benzina e kerosene per avio) derivata da sottoprodotti della lavorazione del petrolio grezzo (in pratica basalti bituminosi) all’imponente raffineria Eni di Sannazzaro de’ Burgondi (Pavia) non si potrà mai esaurire nell’atmosfera: i precipitati, addizionati ad acqua, biossido di azoto, idrossidi aromatici, anidridi e solfiti, finiscono al suolo come componente più pesante dell’aria, su un area vasta, non sempre individuabile e dipendente dalle correnti aeree, dalla temperatura iniziale e finale dell’evento, dalle perturbazioni climatiche e dal numero percentuale delle reazioni chimiche causate dalle alte temperature dovute alla combustione di idrocarburi alifatici e della catena aromatica dei “dieni” (benzene, butadiene) e dei cicloalcani (ciclopentano, cicloesano, paraffine sintetiche), molecole estremamente pericolose per contatto, ingestione ed inalazione.

I più elementari protocolli internazionali in materia suggeriscono una messa a riposo dei terreni agricoli per almeno 5 anni, con arature di confinamento in profondità del manto esterno e aggregati azoto fissatori in coltivazione senza prodotto, come erba medica e pisello proteico non destinati al consumo umano ed animale, bensì da erbicare a 20-30 cm nel primo sottosuolo. Prima ancora si presuppongono analisi chimiche dei substrati, valutazioni delle eventuali mutazioni fitologiche e rilevazione dei referti ematologici sia della fauna libera che domestica o da allevamento presente in un territorio a raggio 30 km dall’evento. Non di meno è consigliabile un controllo clinico delle cardiopatie e delle condizioni asmatiche delle popolazione statisticamente vulnerabile. Gli stessi protocolli, sconsigliano la messa a coltura di piante e seminativi destinati all’alimentazione anche domestica (orti privati) per almeno tre anni, seguendo la rotazione sistemica delle lavorazioni agricole (Filippine, Mindanao 1998; Stati Uniti, California 2001; Francia, Bretagna 2007). Questo senza entrare nel merito della Direttiva Seveso (Italia) o del Byout Onu per Bophal (India), per i danni chimici all’ecosistema dovuti alla presenza di diossina da combustione ad altissima temperatura di idrocarburi aromatici e bituminose.

Risaie Bassa Lomellina
Risaie in Lomellina

Autore: Maurizio Scotti
05/12/2016

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