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Le Col­li­ne No­va­re­si, il Ghem­me dei pia­nal­ti, lo Span­na e non solo

di C.​Maurizio Scot­ti

Ed ec­co­ci di nuovo in giro per l’I­ta­lia dei Vini, a nar­rar­vi di im­pre­se e ter­ri­to­ri che me­ri­ta­no lu­stro per­ché hanno sa­pu­to ri­sco­pri­re la tra­di­zio­ne, ma­ga­ri in­no­van­do pro­fon­da­men­te le ra­di­ci ar­cai­che di una vi­ti­col­tu­ra che non ha in­te­so su­pe­ra­re gli esami di ma­tu­ri­tà negli anni “no­bi­li” del bla­so­ne ita­li­co. Un fermo im­ma­gi­ne che nes­su­no vor­reb­be ri­ma­nes­se tale, per­ché gli spazi per co­sti­tuir­si a “im­por­tan­ti” ci sono tutti, e val­go­no pa­rec­chio.

A detta di molti, le col­li­ne no­va­re­si non sono un ter­ri­to­rio vi­ti­vi­ni­co­lo omo­ge­neo, bensì di­ver­si­fi­ca­to in base alla co­sti­tu­zio­ne di al­cu­ni pia­nal­ti, al­lun­ga­ti con di­re­zio­ne pre­va­len­te nord-sud, al­ter­na­ti a valli pia­neg­gian­ti dove scor­ro­no i prin­ci­pa­li corsi d’ac­qua e tran­si­ta­no le stra­de che si di­ra­ma­no da No­va­ra verso nord. I pia­nal­ti sono ampi de­po­si­ti mo­re­ni­ci alti al­cu­ne de­ci­ne di metri al di sopra al ter­ri­to­rio cir­co­stan­te, for­ma­ti­si dal­l’a­van­za­men­to e il suc­ces­si­vo ri­ti­ro dei ghiac­ciai  at­tra­ver­so la Val­se­sia, il Cusio ed il Ver­ba­no, e l’a­zio­ne con­giun­ta dello scor­re­re delle acque. Pro­prio su quei pia­nal­ti ha gran­de ri­le­van­za la col­ti­va­zio­ne della vite.

In un’a­rea com­pre­sa tra i co­mu­ni di Ca­va­glio d’A­go­gna, Ca­val­li­rio, Cu­reg­gio, Fon­ta­ne­to d’A­go­gna, Ghem­me e Ro­ma­gna­no Sesia, sul ter­raz­zo mo­re­ni­co più oc­ci­den­ta­le, si esten­de la co­sid­det­ta “Ba­rag­gia del Piano Rosa”, terra di viti da uva raf­fi­na­ta e da no­bi­le aceto (ri­cor­dia­mo l’a­zien­da Ponti).

Il ter­ri­to­rio delle col­li­ne no­va­re­si pro­du­ce di­ver­si vini DOC e DOCG. Si trat­ta di vini cor­po­si ed im­por­tan­ti, molto adat­ti al­l’in­vec­chia­men­to. La gra­da­zio­ne al­co­li­ca non è in­fe­rio­re a 12 gradi. Già Pli­nio il Vec­chio, sa­ga­ce in­ten­di­to­re del­l’An­ti­ca Roma, ne de­can­ta­va le lodi nella sua “Na­tu­ra­lis Hi­sto­ria”.

Nel 1994 è stata isti­tui­ta la DOC “Col­li­ne No­va­re­si” la cui pro­du­zio­ne è con­sen­ti­ta in tutti i 25 co­mu­ni del com­pren­so­rio ed è di­ver­si­fi­ca­ta in sette ti­po­lo­gie: Col­li­ne No­va­re­si rosso, Col­li­ne No­va­re­si bian­co, Col­li­ne No­va­re­si Neb­bio­lo (più co­no­sciu­to con il nome di Span­na), Col­li­ne No­va­re­si Uva Rara o Bo­nar­da, Col­li­ne No­va­re­si Ve­spo­li­na, Col­li­ne No­va­re­si Croa­ti­na e Col­li­ne No­va­re­si Bar­be­ra. Cia­scu­no di que­sti è pro­dot­to per al­me­no l’85% del vi­ti­gno che gli dà il nome e si trat­ta prin­ci­pal­men­te di vini da bere gio­va­ni.

Nel 1997 il Ghem­me DOC ha ot­te­nu­to il ri­co­no­sci­men­to della De­no­mi­na­zio­ne di ori­gi­ne con­trol­la­ta e ga­ran­ti­ta (DOCG) ed è oggi pro­dot­to nelle ti­po­lo­gie Ghem­me DOCG e Ghem­me DOCG Ri­ser­va.

Nel ter­ri­to­rio della Col­li­ne No­va­re­si non sono pochi i vi­ti­col­to­ri che pro­du­co­no spu­man­ti e pas­si­ti con uve er­ba­lu­ce.

Colline novaresiCol­li­ne No­va­re­si

 

14/09/2016
Au­to­re: Mau­ri­zio Scot­ti

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