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Si è svolto Venerdì 8 luglio presso la Sala Mostre della Biblioteca Comunale Silvano Ricci di Fabrica di Roma l’incontro pubblico del progetto “La Terra che Vorrei”, organizzato dal Bio-Distretto della via Amerina e ospitato dal comune di Fabrica.

L’incontro  rivolto a cittadini, tecnici e agricoltori del territorio dell’alta Tuscia ha avuto come focus l’analisi dell’andamento del progetto e dei monitoraggi effettuati nei tredici comuni aderenti al Biodistretto della Via Amerina e delle Forre.

Apre i lavori, portando i saluti dell’amministrazione comunale e dando il benvenuto ai presenti il Consigliere all’agricoltura Marco Fantera che sottolinea sin da subito l’importante azione che sta avendo sul territorio questa iniziativa volta, ricorda, a ridurre in modo significativo l’uso dei fitofarmaci. Viene anche rivolto un  ringraziamento alle guardie ambientali impegnate nel far rispettare la normativa inerente il progetto. Pone enfasi sulla centralità dei tavoli tecnici tesi sia alla redazione di documenti, bollettini, utili alla gestione ecosostenibile del territorio sia ai monitoraggi buoni che consentono una Buona Agricoltura, più sostenibile.

La parola passa poi ad Andrea Ferrante, Agronomo del Bio-Distretto che ringrazia il Comitato scientifico nelle persone di Antonio de Cristofaro e Stefano Speranza; Comitato che permette a questo progetto di sopravvivere ed andare avanti; un progetto che si identifica anche come un percorso colturale e culturale di crescita ed evoluzione su tutti i tredici comuni coinvolti dall’iniziativa. Percorsi caratterizzati da tempi lunghi ma bisogna continuare ad investire sui saperi delle Accademie. I tredici comuni del Bio-Distretto stanno portando avanti questo percorso anche grazie all’operato dei tecnici: presenti in sala Fernando Testa e Francesco Morucci.

Il Prof De Cristofaro dell’Università del Molise apre la conversazione ribadendo che lavora a questo progetto da molti anni e asserendo che il suo intervento è volto ad inquadrare le problematiche generali. Credere aggiunge man mano sempre qualcosa per un controllo biologico integrato che inizia nel ’94. Si è assistito ad una inversione di tendenza, fatto tecnico ma anche culturale anche grazie ai mezzi tecnici efficaci. Si vuole ridurre drasticamente la chimica di sintesi cioè l’uso di quelle sostanze che l’ecosistema non riesce a metabolizzare nell’agroecosistema Castagno e Nocciolo. La problematica inquinamento e fitosanitari è una realtà e sta causando seri danni. I dati raccolti non sono per niente buoni. Qualunque molecola che ha impatto sull’ambiente si ripercuote poi sull’agricoltore. Anche i dati epidemiologici evidenziano in questo territorio una più elevata incidenza di alcune malattie rispetto alla media nazionale. I mezzi tecnici possono essere tradizionali, mezzi biologici o autorizzati in agricoltura biologica. In realtà la corretta dicitura sarebbe “mezzi biologici per l’agricoltura” e non la più diffusa forma “prodotti per l’agricoltura biologica”. Sono comunque mezzi efficaci. Ma fondamentale è una rete di monitoraggio capillare efficiente. I mezzi sono come asserito efficaci ma presentano una più bassa persistenza e vanno quindi utilizzati nel momento giusto. Bisogna ridurre la pressione chimica e quindi almeno una valutazione alla settimana altre volte due. Senza spaventarsi ad ogni singolo avvistamento di un singolo insetto dannoso sarebbe opportuno agire con razionalità: calma  e mente fredda. I due agroecosistemi hanno subito in questi ultimi anni danni ingenti, vedi Cinipide del castagno, da cui sarà possibile recuperare in molto tempo. Cambiamenti climatici, Cinipide da cui ci si sta riprendendo e l’aumento di danni da Cidia. Mancata produzione risolvibile anche con mezzi biologici. Castagneto meno trattato. Cimice asiatica, emergenza e monitoraggio. Razionalità. I vecchi nemici se non li monitoro in modo costante poi al momento opportuno escono fuori tipo la cimice dei nostri areali. Molto oidio, anche sui giovani impianti. La circolazione di informazioni invece di ridurre gli interventi aumentandone l’efficacia spesso alimenta soltanto la disinformazione e le paure immotivate. Il controllo specifico non serve.

Interviene poi il Professor Stefano Speranza, del Dafne Università della Tuscia il cui operato verte negli ultimi anni molto su nocciolo, membro del coordinamento corilicolo territoriale che inizia il suo intervento dicendo che nel Piano Corilicolo Nazionale sono riportate delle indicazioni che vengono poi applicate a livello territoriale. Monitoraggio trattamenti mirati. Ci sono località in cui i noccioleti saranno infestati dalle cimici. Sul territorio c’è la logica delle macchie di leopardo: esistono territori che saranno sempre infestati. Si diceva al tempo degli studi, quindi non molti anni fa, che i trattamenti a calendario non erano consentiti, informazione poi smentita palesemente dalla realtà dei fatti. Cambiamenti climatici con inverni miti che non inibiscono del tutto l’attività vegetativa e ripresa vegetativa caratterizzata da estrema siccità che inibiscono la normale attività vegetativa causano fenomeni di asincronia tra la fenologia delle piante ed il ciclo biologico dell’insetto. Questa recente complessa problematica è difficilmente gestibile dal singolo agricoltore ed ecco che la logica dell’approccio integrato trova ampio spazio di applicazione. Ecco che la sinergia tra tavolo tecnico e tecnici del settore il tutto a partire dall’esigenza pratica di gestione dell’agricoltore riceve approvazione. A luglio è previsto un insolito ritorno della cimice a cui bisognerà saper rispondere in modo adeguato. Il minimo obiettivo è di produrre più organico fino all’obiettivo più ambito: produrre biologico. Il corilicoltore mette gli input in modo più razionale. Chi fa il trattamento è il primo ad essere trattato. La corilicoltura non è a livello della viticoltura ma è comunque complessa. Il corilicoltore sta facendo un passaggio dalla logica da un controllo di ad un riequilibrio di. Ho bisogno di qualcosa per riportare al riequilibrio il germe è stato messo ora bisogna attendere ed essere fiduciosi. Il Prof Speranza chiude l’intervento aggiungendo che nel Piano Corilicolo Nazionale Lazio si trovano le indicazioni di massima scaturite dal cuore degli entomologi.

A Seguire un dibattito in chiusura di lavori basato sulle esperienze degli agricoltori che pongono direttamente le proprie problematiche agli esperti.

Dott Agr Christian Chiani, Iscritto all’Albo degli Agronomi e specializzato su nocciolo

Nocciole

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