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Erba medica, foraggio o pianta seminativa? Il ministero apre a correttivi, ma il conto economico per gli agricoltori rischia di non tornare

di C. Maurizio Scotti

erba medica azotofissatrice agricoltura

Come molti agricoltori della Pianura Padana (e non solo) già sanno, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha emesso un documento chiarificatore in merito alla questione dei prati permanenti. Nel documento vige la speranza del ministro: quella di dare l’interpretazione esatta della direttiva.
La nuova PAC, come noto, prevede, l’obbligo del mantenimento dei prati permanenti a livello nazionale, non consentendo di scendere sotto una certa soglia con le superfici.
A tal fine, può essere molto importante comprendere come vada classificata l’erba medica, una coltura che può essere considerata a cavallo tra due categorie: quella dei veri e propri seminativi e quella dell’erba ed altre piante erbacee da foraggio.

Infatti, l’erba medica, pur essendo un seminativo, è un’azotofissatrice (più “precisa” addirittura del pisello proteico), pertanto beneficia dell’esenzione dagli obblighi EFA.
Le leguminose, però, qualora seminate, contemporaneamente o in tempi successivi, in miscela con essenze da prato o con altre piante erbacee da foraggio, rendono la parcella agricola classificabile come erba o altre piante erbacee da foraggio, con la conseguenza di sottrarla agli obblighi della diversificazione, in quanto a quel punto non è più considerata seminativo.
Per coloro i quali avessero dichiarato superfici ad erba medica come erba o altre piante erbacee da foraggio, invece che come seminativi, la nota ministeriale parla di possibili introduzioni di correttivi, onde evitare di penalizzare chi abbia tenuto un determinato comportamento prima della pubblicazione del documento chiarificatore sulla corretta classificazione dell’erba medica. La nota, comunque, non tiene conto che le semine di erba medica nella maggior parte sono a produzione pluriennale e che quindi anche il contesto economico dovrebbe essere aggiornato. Con più di 3.000 stalle chiuse nell’ultimo biennio, anche l’indicazione a foraggio di tante particelle agrarie non ha più ragione d’essere soprattutto sotto il punto di vista economico, specialmente tra i territori dell’Oltrepo Pavese pianeggiante, il Piacentino, la Bassa Parmense, il medio Reggiano, il Frignano e la coda collinare Modenese, terre a forte vocazione foraggera basata su erba medica, non fosse altro per la consistenza morfologica, l’abbondante acidità (argilla) dei terreni e per la loro fragilità idrica.

07/05/2016

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