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Sono molte le voci di adulti che echeggiano negli spazi dei giornali e della televisione, esprimendo riflessioni e sensazioni su una realtà quotidiana travolta, e stravolta, dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente e necessaria quarantena.

E Ie voci dei ragazzi? Quali i loro pensieri, i timori e le emozioni? Abbiamo creduto urgente e necessario ascoltarli e scelto gli scritti di due studenti che potessero raccontarci come vivono questa inedita esperienza, riassumendo, con le loro parole, quelle di molti coetanei.

Maura Gori, Insegnante di lettere dell’Istituto Tecnico Agrario di Firenze

coronavirus mondo pausa

Il mondo è in pausa

Il mondo è in pausa, il virus COVID-19 ha costretto le persone a fermarsi e ad aspettare che la situazione migliori. Non eravamo abituati a tutto questo silenzio, le strade deserte, i negozi chiusi e il mondo visto attraverso la finestra di casa. Tutto questo è sconvolgente, ti permette di pensare a tutte le piccole cose che prima erano nascoste nel caos quotidiano.

Il mondo è in pausa, ma molte famiglie sono state divise, chi è distante dai propri cari o chi li ha persi a causa della malattia, mentre altri hanno approfittato di questo periodo per riunirsi, la casa si è ripopolata e la famiglia si è riscoperta. La routine caotica e confusionaria non permetteva di godersi a fondo i particolari, una chiacchierata con i propri genitori o una litigata amichevole tra sorelle.

Il mondo è in pausa ma noi stiamo vivendo a pieno ritmo, ci stiamo riscoprendo e ci stiamo rivoluzionando, questo stop ci ha permesso di capire quanto male stessimo facendo al nostro mondo e la natura sta nuovamente respirando da quando noi ci siamo fermati.

Il mondo è in pausa e le nostre giornate adesso sembrano interminabili, tutto questo tempo da riempire, prima del Coronavirus non ce ne era mai abbastanza, correvamo per inseguirlo, per riuscire a fare tutto ciò che la nostra routine richiedeva.

Il mondo è in pausa e adesso è arrivato il momento di pensare a ciò che è veramente importante, adesso non ci sono distrazioni e non ci sono scuse perché l’emergenza che stiamo affrontando ha messo in discussione la scala di valori che ci eravamo prefissati, adesso la paura ci fa vedere tutto molto più chiaramente.

Il mondo è in pausa e, ovviamente, questa nuova condizione di vita spaventa. Ormai è passato quasi un mese da quando il virus ha deciso che dovevamo fermarci, ma la sensazione di destabilizzazione ancora non è passata, pensiamo spesso alla nostra routine e rimpiangiamo di non aver fatto quella cosa due giorni prima delle ordinanze restrittive, perché proprio adesso è ciò che ci manca di più.

Il mondo è in pausa e l’assenza dell’abitudine provoca sempre più nostalgia, mancano gli abbracci, le chiacchierate con gli amici e il calore umano, tutto ciò adesso ci sembra tremendamente lontano a causa della strana realtà in cui stiamo vivendo, il virus ci spaventa proprio perché ha rivoluzionato il nostro modo di vivere la vita e di dimostrare affetto, e non possiamo opporci, ma solo aspettare che l’emergenza passi, rispettando tutte le regole che ci sono state imposte, anche se può risultare estremamente difficile.

Il mondo è in pausa e ho deciso di impiegare tutto questo tempo messo a mia disposizione riscoprendo vecchie passioni e lavorando su me stessa, cercando di migliorarmi e di avere più consapevolezza su ciò che sarà la mia vita dopo tutto questo periodo di grande emergenza e preoccupazione, periodo che ha messo in discussione tutte le cose che giudicavo importanti e fondamentali.

Il mondo è in pausa e io non so quando questa condizione cambierà, quando noi saremo di nuovo liberi di tornare in strada e abbracciare i nostri cari, però spero vivamente che quest’esperienza possa farci riconsiderare i nostri valori e che ci faccia attribuire la giusta importanza a tutti gli aspetti che compongono la nostra vita.

Viola Petrucci, IV C – Istituto Tecnico Agrario Firenze

La storia di Luca

C’era una volta un ragazzo che si chiamava Luca. Era come tanti altri, non aveva niente di speciale, andava a scuola come tutti gli altri, aveva amici come tutti gli altri e aveva due genitori come tutti gli altri. Suo padre era un dipendente e sua madre un’infermiera. Giocava a calcio nella squadra della sua città, in realtà era stato suo padre a imporgli di giocare a calcio, a Luca del calcio non era mai interessato niente. Alle partite stava sempre in panchina e si annoiava, ma suo padre sembrava non accorgersene. Non si accorgeva mai di niente che riguardasse Luca. Non è che non gli volesse bene, però non erano simili. Invece con la mamma era diverso, andavano molto d’accordo, lei era l’unica che lo capisse. Insomma, la sua era una vita normale, come può esserlo la vita a 10 anni.

Un giorno, in un paese molto lontano da quello di Luca, scoppiò una guerra. Aveva già sentito parlare di guerre, ma non ne aveva mai vista una. Aveva sentito dire che in guerra obbligano a sparare e chi riesce a vincere diventa un eroe e tutti lo applaudono. Questa però non era una guerra normale, il nemico era silenzioso e non lasciava feriti. O morivi o vivevi. Nessuno lo aveva visto attaccare, comunque era già morta molta gente. Luca ne aveva sentito parlare un giorno alla TV e si era spaventato. Era corso dalla mamma e si era messo a piangere. Suo padre non capiva perché piangesse. Luca spiegò che temeva quel nemico invisibile che uccideva le persone e che aveva attaccato quel paese lontano. L’uomo si mise a ridere e gli disse di stare tranquillo, aggiungendo: -Che ti importa? Se muoiono, lasciali morire!-. Luca non disse niente e andò a letto in silenzio.

Il tempo passò e si scordò della guerra nel paese lontano. In realtà, aveva continuato a pensarci ma, vedendo che gli adulti non sembravano preoccuparsene, lentamente si tranquillizzò.

Un giorno, mentre giocava in soggiorno, suo padre stava guardando il telegiornale alla tv. L’uomo che parlava era un vecchio noioso e Luca non prestava attenzione a ciò che dicesse. Poi però sentì che trattava del nemico invisibile, allora si mise a ascoltarlo. Il vecchio sosteneva che ci fossero stati degli attacchi vicino al paese di Luca. Si spaventò e guardò suo padre che si voltò verso il figlio e ne vide il volto preoccupato. Gli chiese cosa avesse e Luca indicò la TV. Il padre sorrise e disse che non doveva preoccuparsi perché era il governo a manovrare tutto, aggiunse però di stare lontano dalle persone che venivano da quel paese lontano: quella era gente pericolosa.

Il tempo passava e la situazione peggiorava, Luca si accorse che la gente era molto spaventata. Inoltre, sua madre era costretta a lavorare di più in ospedale per aiutare chi veniva colpito dal nemico invisibile. Tutti cominciarono a discuterne e, ogni volta che ne parlavano, si spaventavano sempre di più. Ora nessuno rideva o piangeva di fronte alle notizie sul nemico invisibile. Tutti rimanevano in silenzio.

La mamma e il babbo litigavano spesso in quel periodo, e lui non capiva perché. Aveva paura che si sarebbero lasciati, come i genitori del suo amico Andrea.

Il tempo passò e il nemico invisibile continuava a conquistare sempre più terreno e ad uccidere sempre più persone. La gente iniziò a fare cose strane che Luca non capiva. Quando andava al supermercato, vedeva

gente con i carrelli pieni di cibo. Non ne aveva mai visto così tanto, tranne quando le persone facevano la spesa per il pranzo di Natale… solo che non era festa. Anzi, tutti erano tristi e spaventati.

Neanche il babbo rideva più, e quando guardava il telegiornale stava in silenzio e ogni tanto osservava fuori dalla finestra. Luca pensava che volesse controllare se ci fosse il nemico invisibile. Ma come si può vedere un essere invisibile?

Il tempo passò e la situazione peggiorò. Luca non poteva più uscire di casa, e neanche suo padre. Sua madre invece era sempre a lavoro, riusciva a vederla raramente, e quando la incontrava era sempre triste e stanca. Poi non la vide più, sua madre cominciò a non tornare a casa, così Luca chiese al babbo dove fosse, ma lui non rispose e vide i suoi occhi brillare, come quando si affetta la cipolla.

I giorni passarono e Luca cominciava a essere preoccupato per la mamma, pensava che avesse litigato col babbo e che se ne fosse andata. Pensava che lo avesse abbandonato. Così la notte piangeva e non riusciva a dormire. Un giorno un uomo arrivò a casa e parlò col padre. Luca vide il suo volto sempre più triste e all’improvviso scoppiò a piangere. L’uomo gli mise una mano sulla spalla e poi se ne andò. Luca si avvicinò al padre che lo guardò e poi lo abbraccio forte, come non aveva mai fatto prima.

Il nemico invisibile continuò a colpire con ferocia e ad uccidere molta gente, poi un giorno, proprio come era arrivato, scomparve. In silenzio. Tutti tornarono ad essere felici e ad abbracciarsi come se non fosse successo niente.

Luca però non riabbracciò mai più sua madre.

Lapo Timinti, IV C – Istituto Tecnico Agrario Firenze

coronavirus agrario firenze

13/04/2020

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