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Luca Panichi, presidente dell’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani Carne: “L’omologazione è alla base delle produzioni industriali, peraltro coperte da brevetto, che non garantiscono i processi di trasparenza e tracciabilità per noi invece fondamentali. La demonizzazione degli allevamenti è portata avanti adducendo informazioni strumentali e fuorvianti. La chiarezza è un’altra cosa”

Perugia, 9 febbraio 2023 – “Si vuole per forza cercare un colpevole. In realtà i fautori della produzione di carne sintetica, che a loro dire ridurrebbe l’impatto ambientale causato dagli allevamenti zootecnici, sono solo interessati al loro business. Dietro a questo fenomeno che sta raccogliendo purtroppo ingenti capitali a livello mondiale, si cela esclusivamente un interesse economico”.

Per Luca Panichi, presidente di ANABIC (Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani Carne) la disinformazione di una fetta di consumatori alimenta convinzioni errate e prive di fondamento che si possono smontare con dati certi e incontrovertibili quali quelli riportati dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che in uno studio quantifica nel 3% il valore delle emissioni di gas serra provenienti dagli allevamenti bovini.

“Senza esitazione – spiega ancora Panichi – abbiamo aderito alla mobilitazione promossa alcune settimane fa da Coldiretti contro il cibo sintetico firmando il relativo documento per fermare questa pericolosa deriva che mette a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera agroalimentare made in Italy”.

ANABIC conta oltre 5.000 allevamenti di bovini da carne associati dove si allevano bovini appartenenti alle razze Chianina, Marchigiana, Maremmana, Podolica e Romagnola per una consistenza complessiva di circa 160.000 capi distribuiti in 18 diverse regioni dal Nord al Sud del Paese: il 70% degli allevamenti è estensivo, quindi totalmente al pascolo.

“È indubbio che gli animali, in questo caso i bovini in particolare, producono emissioni – sottolinea Stefano Pignani, direttore di ANABIC– e soprattutto metano. Ma bisognerebbe anche specificare che, a differenza della CO2, il suo ciclo di vita in atmosfera non supera i vent’anni arrivando ad azzerarsi mentre l’anidride carbonica, prodotta soprattutto dai trasporti, dall’industria e in minima parte dagli animali, si consuma addirittura in un migliaio d’anni determinando un accumulo pressochè continuo. Queste sono le informazioni scientifiche che purtroppo spesso vengono omesse, preferendo demonizzare gli allevamenti come causa di tutti i mali del mondo.

Non dimentichiamo poi che la cosiddetta carne sintetica è coperta da brevetto, è prodotta a livello industriale e questo non può che favorire una maggiore produzione di CO2. Non è quindi corretto presentare il problema in modo artificioso senza obiettività e dimenticando, spesso strumentalmente, i grandi benefici che invece gli allevamenti come quelli dei nostri associati garantiscono all’ambiente”

“Infatti – evidenzia ancora il presidente Panichi – le razze che rappresentiamo vivono in dimensioni di totale naturalità, costituiscono un valore sociale che affonda le sue radici in tempi molto lontani e assicurano al territorio quel ruolo di presidio e tutela che in tempi di grandi cambiamenti climatici ne può contrastare gli effetti: basti pensare alle conseguenze della siccità se quelle zone fossero totalmente abbandonate. Dimenticare questi aspetti è molto facile, soprattutto perché sono benefici di cui tutti godiamo, sono in qualche modo scontati e anche per questo non se ne percepisce troppo spesso l’importanza”.

Nel suo ruolo di tutela delle produzioni zootecniche delle razze bovine autoctone italiane  che rappresenta, ANABIC non fa solo riferimento al legame col territorio, alla sostenibilità delle aziende associate, alla difesa di un importante patrimonio culturale. “Da sempre – precisa il direttore Pignani – siamo impegnati in un processo di miglioramento genetico delle razze che va proprio nella direzione di quella trasparenza e tracciabilità sempre più richiesta dal consumatore attento che chiede informazioni chiare. L’attività del nostro Centro Genetico ne è una dimostrazione, così come la conservazione, nella nostra Banca del DNA di ben 600.000 campioni che rappresentano un baluardo ai controlli sulla qualità della carne, oltre a costituire un importante ostacolo alle potenziali frodi che si potrebbero verificare. La distintività garantita dagli allevamenti bovini di razze così importanti come quelle che rappresentiamo – conclude Stefano Pignani – è un unicum che la carne sintetica non può proporre perché la sua produzione è solo frutto di un processo di omologazione. E l’omologazione, nel cibo, può solo generare incertezze. La sicurezza alimentare, invece, arriva proprio dalla diversificazione produttiva. Quella che i bovini delle razze rappresentate da ANABIC garantiscono”.

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