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Lo af­fer­ma­no due tra i più im­por­tan­ti pro­dut­to­ri ita­lia­ni, il Grup­po Carli e Al Dahra Eu­ro­pe che in­di­riz­za­no verso l’e­ste­ro oltre il 50% della loro pro­du­zio­ne. Medio ed Estre­mo Orien­te sono le de­sti­na­zio­ni più im­por­tan­ti

Ra­ven­na, 25 gen­na­io 2022 – L’in­cre­men­to dei costi, dalle ma­te­rie prime al­l’e­ner­gia pas­san­do per i tra­spor­ti, è uno dei temi caldi di que­sto ini­zio anno. Quale sarà al­lo­ra il trend com­mer­cia­le del­l’er­ba me­di­ca es­sic­ca­ta e di­si­dra­ta­ta? Ne ab­bia­mo par­la­to con i rap­pre­sen­tan­ti di due tra i mag­gio­ri pro­dut­to­ri ita­lia­ni: il Grup­po Carli e la Al Dahra Eu­ro­pe, en­tram­bi as­so­cia­ti ad AIFE/Fi­lie­ra Ita­lia­na Fo­rag­gi, l’As­so­cia­zio­ne a cui fanno capo una tren­ti­na di im­pian­ti di tra­sfor­ma­zio­ne per una pro­du­zio­ne com­ples­si­va che ogni anno sfio­ra 1 mi­lio­ne di ton­nel­la­te e un fat­tu­ra­to di circa 450 mi­lio­ni di euro. Dopo la Spa­gna, l’Ita­lia è il se­con­do mag­gio­re pro­dut­to­re di fo­rag­gi es­sic­ca­ti e di­si­dra­ta­ti a li­vel­lo eu­ro­peo, una po­si­zio­ne di pre­sti­gio in cui AIFE/Fi­lie­ra Ita­lia­na Fo­rag­gi ri­co­pre un ruolo di pri­ma­ria im­por­tan­za.

Con una pro­du­zio­ne di erba me­di­ca es­sic­ca­ta e di­si­dra­ta­ta che me­dia­men­te ogni anno rag­giun­ge le 400­mi­la ton­nel­la­te, il Grup­po Carli di San Leo (Ri­mi­ni), si col­lo­ca ai ver­ti­ci nel­l’e­len­co dei mag­gio­ri pro­dut­to­ri na­zio­na­li.

Un’at­ti­vi­tà ini­zia­ta negli anni Ses­san­ta con il com­mer­cio di fo­rag­gi, pas­sa­ta alla loro ma­ci­na­zio­ne e pro­se­gui­ta, una ven­ti­na di anni dopo, con l’es­si­ca­zio­ne del­l’er­ba me­di­ca, at­ti­vi­tà che negli anni ha co­no­sciu­to una sem­pre mag­gio­re im­ple­men­ta­zio­ne fino ad ar­ri­va­re ai nu­me­ri odier­ni.

“Oggi i no­stri più im­por­tan­ti mer­ca­ti este­ri di ri­fe­ri­men­to, dove è de­sti­na­to circa il 65% della pro­du­zio­ne, sono rap­pre­sen­ta­ti dal­l’A­ra­bia Sau­di­ta, dagli Emi­ra­ti Arabi Uniti, dal Giap­po­ne, dalla Corea del Sud – spie­ga Alfeo Carli, pre­si­den­te del Grup­po – a cui bi­so­gna ag­giun­ge­re al­cu­ni Stati del Nord Eu­ro­pa. So­prat­tut­to verso il Medio Orien­te, Ara­bia Sau­di­ta ed Emi­ra­ti in pri­mis, o Paesi emer­gen­ti come la Cina, viene de­sti­na­ta una gran­de quan­ti­tà di erba me­di­ca di­si­dra­ta­ta. Qui esi­sto­no in­fat­ti le più gran­di azien­de di bo­vi­ne da latte a li­vel­lo glo­ba­le, con una con­si­sten­za nu­me­ri­ca di capi che può an­da­re dalle 80­mi­la alle 150­mi­la unità per azien­da. Tre anni fa, per ri­dur­re al mi­ni­mo i con­su­mi di un bene tanto pre­zio­so come l’ac­qua, il go­ver­no del­l’A­ra­bia Sau­di­ta ha de­ci­so di proi­bi­re l’ir­ri­ga­zio­ne dei ter­re­ni col­ti­va­ti a erba me­di­ca, mais e grano, pre­ve­den­do però al con­tem­po aiuti al­l’im­por­ta­zio­ne. Lo Stato ha in­fat­ti stan­zia­to fi­nan­zia­men­ti per gli al­le­va­to­ri che ac­qui­sta­no di­ret­ta­men­te fo­rag­gi al­l’e­ste­ro o, in al­ter­na­ti­va come ac­ca­de negli Emi­ra­ti Arabi, li ac­qui­sta per poi ri­ven­der­li a un prez­zo cal­mie­ra­to”.

Po­li­ti­che che hanno de­ter­mi­na­to per il Grup­po Carli un no­te­vo­le au­men­to delle quote di fo­rag­gio espor­ta­te e che Alfeo Carli quan­ti­fi­ca in un +20%.

Quale sarà a suo giu­di­zio l’an­da­men­to pro­dut­ti­vo e com­mer­cia­le nel bre­ve-me­dio pe­rio­do?

“Le forti on­da­te di sic­ci­tà re­gi­stra­te lo scor­so anno hanno pra­ti­ca­men­te di­mez­za­to la pro­du­zio­ne di erba me­di­ca ri­spet­to alla media degli anni pre­ce­den­ti – pun­tua­liz­za Carli – il ro­ve­scio della me­da­glia è un au­men­to della do­man­da da parte dei Paesi este­ri e una lie­vi­ta­zio­ne dei prez­zi delle ma­te­rie prime va­lu­ta­bi­le in una per­cen­tua­le com­pre­sa tra il  20 e il 35%. Un mix di fat­to­ri che ha in­nal­za­to pro­por­zio­nal­men­te le quo­ta­zio­ni sia di erba me­di­ca che di fieno di tutte le qua­li­tà. Dal mio punto di vista quin­di le pro­spet­ti­ve, al­me­no per l’im­me­dia­to, sono po­si­ti­ve: i prez­zi nel breve pe­rio­do dif­fi­cil­men­te scen­de­ran­no, anche in con­se­guen­za agli au­men­ti dei costi ener­ge­ti­ci. La gran­de va­ria­bi­le ri­guar­de­rà co­mun­que l’an­da­men­to cli­ma­ti­co. Se i mesi che ci aspet­ta­no sa­ran­no pio­vo­si, la pro­du­zio­ne au­men­te­rà e i prez­zi, pur in ma­nie­ra con­te­nu­ta, po­treb­be­ro su­bi­re una con­tra­zio­ne”.

“Con una ri­chie­sta so­stan­zial­men­te sta­bi­le e una pro­du­zio­ne de­sti­na­ta a non su­bi­re au­men­ti si­gni­fi­ca­ti­vi nel me­dio-lun­go pe­rio­do, sono molto ot­ti­mi­sta sulla te­nu­ta delle quo­ta­zio­ni del­l’er­ba me­di­ca di­si­dra­ta­ta, che nel­l’ul­ti­ma cam­pa­gna di pro­du­zio­ne ha con­so­li­da­to una media di 220-230eu­ro/ton­nel­la­ta”. Lo af­fer­ma Ago­sti­no Mi­gia­ni Ceo della Al Dahra Eu­ro­pe.

“Una per­cen­tua­le com­pre­sa in una for­bi­ce tra il 35 e il 55%  della no­stra pro­du­zio­ne è de­sti­na­ta al­l’ex­port – spie­ga – I no­stri clien­ti di ri­fe­ri­men­to sono i Paesi del Medio Orien­te, in par­ti­co­la­re Ara­bia Sau­di­ta ed Emi­ra­ti Arabi Uniti, dove negli ul­ti­mi anni sono sorte nu­me­ro­se e in­te­res­san­ti op­por­tu­ni­tà di espan­sio­ne de­ter­mi­na­te so­prat­tut­to da una mag­gio­re ri­chie­sta do­vu­ta al di­vie­to, da parte dei Go­ver­ni lo­ca­li, di uti­liz­za­re l’ac­qua per l’ir­ri­ga­zio­ne dei ter­re­ni agri­co­li, pre­fe­ren­do de­sti­nar­la a usi di­ver­si e di fatto pre­ser­van­do un bene in quei Paesi ancor più pre­zio­so che al­tro­ve. Negli ul­ti­mi cin­que anni poi la  Al Dahra è riu­sci­ta  a gua­da­gna­re im­por­tan­ti fette di mer­ca­to in Giap­po­ne, Corea del Sud, Viet­nam, Cina. Tutti que­sti Paesi hanno un gran­de bi­so­gno di erba me­di­ca di­si­dra­ta­ta e fo­rag­gi che in ge­ne­ra­le ven­go­no uti­liz­za­ti per  ali­men­ta­re bo­vi­ne da latte ma anche be­stia­me al­le­va­to per l’in­gras­so. A mio pa­re­re – pro­se­gue Mi­gia­ni –  a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le il trend le­ga­to alla ri­chie­sta è de­sti­na­to ad au­men­ta­re. Si trat­ta di uno sce­na­rio di cui anche il no­stro Paese be­ne­fi­ce­rà no­no­stan­te, nel pa­no­ra­ma mon­dia­le, l’I­ta­lia non può certo van­ta­re le di­men­sio­ni dei gran­di pro­dut­to­ri come gli USA e il Ca­na­da o, a li­vel­lo eu­ro­peo, la Spa­gna. Vol­gen­do lo sguar­do al fu­tu­ro, ri­ten­go che nel  breve pe­rio­do la si­tua­zio­ne mon­dia­le non sia de­sti­na­ta a in­cam­mi­nar­si verso una nor­ma­liz­za­zio­ne che po­treb­be sgon­fia­re i prez­zi, sia per ef­fet­to delle con­se­guen­ze della pan­de­mia, sia per il forte au­men­to dei costi di tra­spor­to, non­ché per il rin­ca­ro delle ma­te­rie prime e dei costi le­ga­ti al­l’e­ner­gia. Pa­ral­le­la­men­te – con­clu­de Mi­gia­ni –  la com­par­sa sulla scena in­ter­na­zio­na­le di nuovi pro­dut­to­ri di erba me­di­ca es­sic­ca­ta come la Bul­ga­ria, la Ro­ma­nia e la Ser­bia, che stan­no rea­liz­zan­do nu­me­ro­si im­pian­ti di es­si­ca­zio­ne pro­du­cen­do un pro­dot­to di ot­ti­ma qua­li­tà, non deve es­se­re vista come una mi­nac­cia pro­prio per­ché, in un con­te­sto in cui la do­man­da ri­mar­rà ele­va­ta, la loro of­fer­ta pro­dut­ti­va tro­ve­rà spa­zio senza to­glier­ne a espor­ta­to­ri sto­ri­ci come l’I­ta­lia, la Spa­gna, la Fran­cia”.

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