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Sostenibilità e Corilicoltura: un binomio vincente nel Viterbese

di Stefano Gasbarra

nocciole del viterbese

Il rapporto tra corilicoltura e ambiente ha dato spesso origine, soprattutto nel corso di questi ultimi anni, ad accese discussioni e al costituirsi di vere e proprie correnti “pro” e “contro” l’espansione della coltura, sia per gli effetti che questa provocherebbe sull’ambiente, sia per l’impatto paesaggistico. Non è questo il contesto adatto per entrare nell’argomento, ma vale la pena comunque sottolineare come nel corso degli anni gli agricoltori hanno dimostrato una crescente consapevolezza dell’importanza di ridurre l’impatto ambientale delle loro pratiche. Questa sensibilità si è tradotta in un impegno sempre maggiore verso tecniche di coltivazione sostenibili. Le strutture associative di vario livello presenti in provincia, hanno concorso efficacemente a cambiare le abitudini e le modalità di intervento degli agricoltori anche grazie ai servizi di assistenza tecnica presenti nelle strutture. Questo tipo di realtà ha certamente portato ad una contrazione nell’uso di prodotti fitosanitari e diserbanti, mentre la tradizionale concimazione trova sempre più valide alternative nella fertirrigazione, nell’uso di concimi a lenta cessione o somministrati per via fogliare.
Va in questo contesto rimarcato il costante incremento delle superfici coltivate in regime biologico ai sensi del Regolamento (CE) n. 834/2007, del successivo Regolamento (CE) n. 889/2008 (recante modalità di applicazione del precedente) ed infine, del Regolamento (UE) n. 848/2018 e conseguente D.Lgs 6 ottobre 2023, n. 148 di “Adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 2018/848”.

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Per quello che riguarda l’adesione al regime biologico, elaborazioni condotte su dati SINAB (2023), mostrano un continuo e regolare incremento delle superfici. Se dall’anno 1999 all’anno 2004 le superfici corilicole biologiche sono passate da 952 a 2.333 ettari, negli anni a seguire il trend ha assunto una dinamica più regolare ma comunque sempre crescente. Nell’anno 2023, sempre secondo una elaborazione dei dati SINAB, i noccioleti biologici in provincia di Viterbo hanno toccato quota 9.058 ettari (Tab.1; Fig. 1, 2), rappresentando il 38% del totale delle superfici investite a nocciolo nella provincia (Tab. 2). Questi dati fanno quindi chiaramente emergere come la corilicoltura biologica nel viterbese sia non solo un fenomeno ampiamente consolidato rispetto alle altre realtà corilicole italiane (Tab.3, Fig.3), ma una realtà che si pone ai vertici dello scenario del biologico nazionale anche rispetto ad altre colture (Fig. 4). I risultati raggiunti appaiono ancor più significativi se pensiamo che l’ormai nota (e da più parti criticata) strategia comunitaria “Dal produttore al consumatore – per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente”, anche conosciuta come “Farm to Fork” 1, ovvero uno dei pilastri del Green Deal europeo 2, fissa quale obiettivo da raggiungere nell’anno 2030, almeno il 25% della superficie agricola investita a agricoltura biologica.
La corilicoltura viterbese supera, già ad oggi e di ben 13 punti percentuali, tale traguardo.

Noccioleti biologici Viterbo
Tab. 1 Corilicoltura biologica in provincia di Viterbo
Fonte: Elaborazione dati SINAB

Superficie dei noccioleti
Tab. 2 Superfici a noccioleto nelle principali aree corilicole


Fig. 1
Fonte: Elaborazione dati SINAB

 

 Evoluzione delle superfici a biologico
Fig. 2
Fonte: Elaborazione dati SINAB

  
Tab.3 Superfici corilicole in biologico

Nocciole in Italia
Fig. 3
Fonte: SINAB

SAU biologica in Italia
Fig. 4
Fonte: ISMEA, CIHEAM BARI

Significativo anche il peso che via via sta assumendo sul territorio l’adozione delle pratiche di produzione e difesa integrata con l’adesione al Sistema Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI). Il SQNPI è uno schema di certificazione volontaria introdotto dalla Legge 4/2011 che, entrato a regime nel 2016, ha come obiettivo la valorizzazione delle produzioni agricole vegetali ottenute in conformità ai disciplinari regionali di produzione integrata.

Produzione integrata

In altri termini possiamo dire che si tratta di un “sistema di produzione agroalimentare che utilizza tutti i mezzi produttivi e di difesa delle produzioni agricole dalle avversità, volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici.”Come abbiamo poc’anzi detto l’adesione al Sistema è volontaria e gli operatori che intendono aderire ed utilizzare il relativo marchio, devono sottoporsi a un regime di controllo da parte di Organismi autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), cui spetta la vigilanza della correttezza gestionale del sistema da parte degli OdC 3.

Il processo di adesione al SQNPI prevede che l’operatore aziendale:

  1. Sottoscriva la dichiarazione di adesione al sistema, impegnandosi a rispettare i disciplinari regionali di produzione integrata.
  2. Sottoponga la propria azienda a controlli periodici da parte dell’OdC scelto, che verificherà la conformità alle pratiche agricole sostenibili.
  3. Ottenga la certificazione che attesta l’adesione al SQNPI, consentendo l’utilizzo del marchio distintivo sui prodotti conformi.

E’ chiaro quindi che quando si parla di gestione sostenibile del noccioleto non si può non affiancare al regime di produzione biologica anche quelle realtà aziendali che, sia pur “un gradino più in basso”, mostrano una particolare attenzione ai temi della sostenibilità. Ultime rilevazioni (anno 2023) a carico del territorio viterbese riguardanti l’entità del “fenomeno” SQNPI, riportano di una superficie corilicola pari a 1.775,73 ettari (MASAF, Direzione Generale dello Sviluppo Rurale, DISR III – Agricoltura e sostenibilità ambientale), che rappresenta il 7,4% dell’intera corilicoltura provinciale.
Possiamo quindi in conclusione ragionevolmente affermare che nell’anno 2023 circa il 45% della superficie corilicola viterbese è condotta secondo metodologie produttive sostenibili e che, in prospettiva, tale percentuale possa essere oggetto  di ulteriore crescita.

Note
[1] COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI – Una strategia “Dal produttore al consumatore” per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. COM (2020) 381 final

2 Il Green Deal europeo, presentato dalla Commissione Europea nel dicembre 2019, è un insieme di iniziative politiche finalizzate a rendere l’Unione Europea il primo continente climaticamente neutro entro il 2050.

I principali documenti che costituiscono i pilastri del Green Deal UE includono:

  1. Strategia “Farm to Fork”: Una strategia che mira a rendere i sistemi alimentari dell’UE equi, sani e rispettosi dell’ambiente.
  2. Strategia sulla biodiversità: Un piano per proteggere la biodiversità dell’UE, affrontando la perdita di specie e habitat. I principali documenti a riguardo sono rappresentati dalla Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 (https://www.mase.gov.it/pagina/strategia-nazionale-la-biodiversita-al-2030), attuata in coerenza con gli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030(https://environment.ec.europa.eu/strategy/biodiversity-strategy-2030_en#objectives) e del Piano per la Transizione Ecologica (https://www.mase.gov.it/pagina/piano-la-transizione-ecologica)
  3. Piano d’azione per l’economia circolare: Un’iniziativa per promuovere la sostenibilità attraverso la riduzione dei rifiuti e il riciclo.
  4. Strategia per la mobilità sostenibile e intelligente: Un piano per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti, promuovendo soluzioni di mobilità ecologiche.
  5. Piano per l’energia pulita: Un piano per aumentare l’uso di energie rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica.
  6. Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM): Un meccanismo per prevenire la “fuga di carbonio” e garantire condizioni di parità per le imprese europee.
  7. Fondo sociale per il clima: Un fondo destinato a sostenere le persone vulnerabili nella transizione verde.

3 Il SQNPI si avvale di Organismi di Controllo (OdC) accreditati. Gli OdC sono enti privati indipendenti che effettuano ispezioni e certificazioni per verificare la conformità delle aziende agricole ai requisiti del SQNPI. L’elenco degli OdC accreditati, consultabile sul sito della Rete Rurale Nazionale, alla data del 21 febbraio 2025 vedeva la presenza di ben 34 Organismi.

Stefano Gasbarra (Viterbo, 1961), Dottore Agronomo, Direttore Operativo Azienda
Speciale Centro Italia della CCIAA Rieti Viterbo. E-mail: stefanogasba@gmail.com