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Tutela del patrimonio arboreo e arbustivo di Firenze

di Paolo Degli Antoni

Con Delibera n.58 pubblicata il 21/12/2016, il Consiglio comunale di Firenze approva il regolamento per la tutela del patrimonio arboreo della città, di proprietà comunale e non.

Il Regolamento

La dichiarazione d’intenti è assai promettente, dato che oggetto della tutela sono innanzitutto “gli alberi, piantati o spontanei aventi circonferenza al colletto …superiore a 30 cm”, con esclusione delle specie infestanti. L’aggettivo “spontanei” lascia sperare nell’approdo a una cultura del verde post-umanistica, biocentrica, che non antepone l’intenzionalità umana alle dinamiche vegetazionali.

Agli alberi tutelati è riconosciuto il rispetto delle chiome (art.6 potature) e dell’apparato radicale, assicurando dimensioni minime delle aiuole ove sono piantati (art.7), in occasione di scavi e nei cantieri in generale (art.9), tenendo distintamente conto delle classi di grandezza.

Per gli alberi di proprietà non comunale il regolamento fissa il principio della sostituzione o compensazione obbligatoria delle piante soppresse a seguito di lavori di trasformazione, da realizzare “in piena terra” (art. 11 c.4). Il verde arboreo viene dunque individuato come variante incomprimibile e si riconosce implicitamente uno speciale valore alla vegetazione capace di svolgere quella pluralità di funzioni ambientali che solo la piena terra assicura: intercettazione e utilizzo per traspirazione delle acque meteoriche, biodiversità sopra e sotto terra, depurazione dell’aria e del suolo, mitigazione degli eccessi climatici.

Qualche dubbio sulla concreta applicazione dei principi fondativi scaturisce già dalla lettura dell’art. 8 “alberi lungo la viabilità pubblica”, che introduce lo scivoloso concetto di “impossibilità fisica” di cui le strade fiorentine sono un catalogo.

Le esatte procedure autorizzative e i particolari del sistema sanzionatorio vengono rimandati a un disciplinare attuativo.

Il disciplinare attuativo

La Giunta comunale con Delibera n. 74 del 5/3/2019 approva l’annunciato disciplinare, così precisando la terminologia:

Sostituzione è quando la piantagione puntuale che segue l’abbattimento ha effettiva e propria valenza sostitutiva, con l’impiego della stessa specie, nello stesso numero e ciascuna nello stesso sito di radicazione, previa estrazione della ceppaia.

Compensazione è la piantagione di uno o più alberi (fornitura, messa a dimora, cure colturali fino ad affrancamento) volta a sopperire al taglio di uno o più alberi e finalizzata alla conservazione, allo sviluppo e alla qualità del patrimonio arboreo cittadino, anche in relazione al contesto di inserimento (altra vegetazione, manufatti, ecc.). In tal senso la compensazione fa parte di un’unica attività di abbattimento/piantagione. La compensazione deve avvenire, ai sensi dell’art. 11.4 del Regolamento, in piena terra e secondo i criteri dettati dall’art. 5. 6, del Regolamento stesso.

Progetto compensativo è il progetto dell’insieme degli interventi, dei lavori, delle opere e delle attività, previste per il periodo di validità della Segnalazione Certificata d’Inizio Attività, volti a sopperire all’abbattimento di uno o più alberi con la piantagione di uno o più alberi, allorché le nuove piantagioni non coincidano in numero e/o specie e/o sito d’impianto con le piante abbattute.

Compensazione in altra area è quella compensazione attuata in area diversa da quella di originario impianto degli alberi. Deve essere motivata da esigenze adeguatamente documentate.

Compensazione economica si ha quando sia la compensazione nell’area di originario impianto degli alberi, sia quella in altra area, non sono possibili come da adeguata motivazione. Si procederà a compensazione economica anche qualora in sede di controllo, di cui a successivo art. 3, non sia riscontrata una coincidenza fra la valutazione agronomica, attuata tramite compensazione, e la valutazione paesaggistica.

Le promesse iniziali risultano dunque ridimensionate, ammettendo soluzioni progettuali o addirittura indennizzo economico tali da legittimare la riduzione del patrimonio arboreo della città. Si riconoscono:

  • l’impossibilità di compensazione nell’area di intervento, nel qual caso il progetto compensativo prevederà la compensazione in altra area, entro un raggio di 500 m, anche su suolo pubblico, previo accordo formale col titolare dell’area di destinazione;
  • la compensazione economica qualora la compensazione adeguata non sia possibile neppure in altra area e perciò verrà monetizzata.

Qualunque attività edilizia dovrà tenere conto, sia nella fase progettuale sia nella fase realizzativa, della eventuale presenza di alberi monumentali salvaguardati ai sensi dell’art. 2.1 del Regolamento, preservandone l’integrità e il successivo sviluppo.

Il Piano del Verde

Con delibera n.247 del 24/12/2019 la Giunta comunale avvia il procedimento di formazione del Piano Operativo, completo di Piano del Verde, inteso come superamento del “concetto di verde come standard urbanistico e quindi passando da metri quadri a ettari”, che riguarderà il verde pubblico e quello privato anche come perfezionamento evolutivo della normativa di tutela vigente.

Al verde urbano, specialmente a quello alberato, vengono riconosciute molte funzioni benefiche:

  • miglioramento qualità aria
  • miglioramento del clima acustico
  • riduzione isola di calore
  • ricucitura e potenziamento della rete ecologica / incremento habitat naturali
  • miglioramento della vivibilità
  • riduzione delle aree impermeabilizzate.

Casistiche registrate in prima attuazione del regolamento e del disciplinare

L’attuazione concreta del regolamento e del disciplinare evidenzia situazioni controverse:

– alcune risistemazioni di alberature stradali comunali sono incoerenti con le dimensioni regolamentari delle aiuole in base alla grandezza delle specie impiegate;

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– alcuni privati, specialmente condomini, chiedono la conversione di giardini permeabili in parcheggi pavimentati, con contestuale soppressione di esemplari arborei e loro sostituzione con un numero inferiore di nuove alberature, con l’evidente intento di minimizzarne l’ingombro a favore di un incrementato numero di stalli di sosta per le auto; un caso eclatante è evidenziato in un comunicato stampa da un gruppo consiliare sollecitato dai frontisti contrari, si tratta della sostituzione di sei alberi soppressi con un unico nuovo esemplare;

– alcuni immobili vengono frazionati con contestuale abbattimento di alberi di prima grandezza sostituiti con altri più piccoli compatibili con la modesta dimensione dei nuovi giardini;

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– grandi progetti di trasformazione urbanistica approvati negli ultimi mesi del 2019 comportano la soppressione di un elevato numero di alberi spontanei e la sistemazione a verde arboreo di aree assai più piccole e meno arborate di quelle riconquistate dalla vegetazione naturale (es. ex FIAT Novoli e Belfiore), negando espressamente valore naturalistico agli ecosistemi pionieri insediatisi indisturbati durante lunghi periodi d’abbandono.

La mobilitazione dei cittadini

Le proteste dei cittadini si concentrano sul trattamento delle alberature stradali, quelle che quotidianamente attirano l’attenzione dei passanti, nei casi ritenuti incoerenti con la disciplina comunale sia per quanto riguarda le modalità di potatura sia per la sostituzione di specie sia per il ringiovanimento con nuovi esemplari della stessa specie.

In particolare, si contestano le sostituzioni di specie che interessano simultaneamente estesi tratti stradali. Per esempio, viale Guidoni, dove i pini neri temerariamente piantati fuori zona fitoclimatica e perciò non cresciuti, sono sostituiti con tiglio e parrotia; per un paio di decenni quel lungo tratto di viale non sarà adeguatamente ombreggiato (ma non lo era nemmeno coi pini neri).

Viale Belfiore per volontà espressa dalla Soprintendenza nel 2008, comunicata in appositi incontri pubblici, torna recentemente alla sua alberatura originale, a tiglio; le operazioni vengono scaglionate nel tempo; dapprima risarcendo con tigli le fallanze nella sequenza dei pini, qualche anno dopo abbattendo tutti i pini settantenni, sostituendoli con tigli, infine risarcendo le fallanze causate dai cantieri della tramvia; solo nell’ultimo caso i giovani esemplari sono piantati in aiuole adeguate, lievemente rialzate per impedire il parcheggio dei veicoli e la percolazione delle schiumose acque di prima pioggia. Il gruppo di tigli nel piazzale della Porta al Prato, che avrebbe dovuto rimanere tal quale, subisce lavori di creazione di un’area di sosta pedonale che lesionano così gravemente le radici da costringere alla soppressione degli esemplari adulti e alla loro sostituzione con altri più giovani in posizione arretrata. Il Comune richiede i danni alla ditta esecutrice, ma l’evento si sarebbe potuto prevenire con l’attento esame istruttorio del progetto, che lasciava prevedere chiaramente quanto accaduto.

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Nell’agosto 2017 in viale Corsica alcuni cittadini si oppongono all’abbattimento degli ippocastani, e dieci di loro vengono successivamente rinviati a giudizio per interruzione di pubblico servizio, manifestazione non preavvisata, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. Al posto degli ippocastani vengono piantati in piccole buche aceri campestri e peri cinesi, specie di terza grandezza per le quali è sufficiente un’area di terreno libero estesa 2 m2, lasciando dunque molto spazio al parcheggio delle auto; a ciascun albero di prima grandezza spettano invece 6 m2, richiedendo una notevole riduzione dello spazio per parcheggio; i cittadini avrebbero accettato il sacrificio in favore degli alberi? L’impressione è che molti delle alberature stradali apprezzino soprattutto l’ombra della quale beneficiano principalmente le auto parcheggiate, dato che lo stato attuale non invita certo a passeggiare o soggiornare in una distesa di lamiere.

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Per diversi casi contestati dai cittadini, sette dipendenti del Comune sono rinviati a giudizio per deturpamento delle bellezze naturali e falso in atto pubblico per non aver adottato i provvedimenti necessari ad assicurare un’adeguata manutenzione del patrimonio verde cittadino.

Tiepide e minoritarie proteste riguardano invece la soppressione di estese alberature spontaneamente insediatesi in terreni agricoli o cantieri abbandonati, spesso di pregio naturalistico, riconducibili ad habitat censiti dal Repertorio Naturalistico Regionale, con composizione specifica autoctona e soprattutto radicate su suoli permeabili, magari prevalentemente minerali , ma capaci di arricchirsi rapidamente di sostanza organica e di sviluppare poi mesofauna e flora microbica interessanti, funzioni ecologiche che le alberature stradali tradizionali, prive d’aiuola inerbita, non sono in grado di svolgere.

Il minor interesse per questa vegetazione degli interstizi urbani è dovuto in parte all’inaccessibilità dei luoghi, ben apprezzabili solo dai frontisti che vi si affacciano, in parte all’atavica cultura iper-umanistica e utilitaristica che caratterizza gran parte della popolazione fiorentina, sprezzante della natura che si sottrae al controllo umano e attardata sulla visione tardo-romantica che informa il vincolo paesaggistico nella sua formulazione del R.D. n.1497/39, vincolando “quadri naturali” estetizzati anziché ecosistemi multifunzionali.

Paolo Degli Antoni: Laurea in Scienze Forestali, conseguita presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze. Abilitazione all’esercizio della professione di Agronomo-Forestale. Già funzionario C.F.S. e collaboratore della Regione Toscana, è socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, scrive contributi scientifici di ecologia del paesaggio, biodiversità, storia, arte e antropologia del bosco. Suo oggetto privilegiato di ricerca è la rinaturalizzazione spontanea dei terreni abbandonati, in campagna e in città. E-mail: paolo_da@virgilio.it