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Difesa contro Oidio e Peronospora della vite da vino

di Roberto Sorrentino

L’inizio della primavera è stato caratterizzato da tempo instabile e frequenti precipitazioni in molte aree vitivinicole d’Italia, costringendo i viticoltori ad un avvio anticipato dei trattamenti per la lotta all’oidio ed alla peronospora. L’ampia disponibilità di prodotti antioidici ed antiperonosporici consente di impostare varie strategie di difesa, programmando a partire dalla prefioritura la scelta dei prodotti ed il loro posizionamento. Per evitare di selezionare forme di resistenza è opportuno utilizzare prodotti con meccanismi di azione diversi, alternandoli o distribuendoli in miscela. In post fioritura si proseguirà il programma di difesa effettuando un secondo trattamento per proteggere i grappoli, abbinando antiperonosporici con antioidici e tenendo conto delle caratteristiche dei prodotti già utilizzati nei primi trattamenti. Dall’allegagione in poi sarà effettuata la difesa dall’oidio con criteri preventivi fino all’allegagione. Per la lotta alla peronospora andrà programmato un trattamento cautelativo in post-allegagione ed ulteriori interventi solo se il tempo dovesse presentarsi piovoso. Per il controllo della peronospora la disponibilità di sostanze attive con diverso meccanismo di azione, consente di impostare efficaci piani di lotta. Le strategie di lotta differiscono a seconda del microclima, della forma di allevamento, della destinazione del prodotto. La maggior parte dei prodotti antoperonosporici disponibili sul mercato ha una prevalente attività preventiva piuttosto che curativa e la scelta di aspettare la prima comparsa delle macchie di olio prima di intervenire non appare sempre opportuna, soprattutto se ci si trova in fasi fenologiche sensibili. L’uso dei modelli previsionali, sia per l’oidio che per la peronospora, si sta sempre più diffondendo in Italia. Questi modelli rappresentano un valido supporto alle decisioni, ma non possono sostituire il lavoro di un tecnico fitosanitario. La vite è una delle piante coltivate più attaccata da parassiti fungini, insetti, acari, virus, micoplasmi e batteri.

Peronospora (Plasmopara viticola (Berk. et Curt.) Berl. et De Toni)

Costituisce il più pericoloso parassita dei vigneti italiani. Sulle foglie i primi sintomi dell’attacco sono rappresentati dalle macchie d’olio, decolorate, gialle, ben visibili in trasparenza; successivamente, i tessuti colpiti appassiscono, disseccano e con forti attacchi si ha la caduta delle foglie. I grappoli possono essere colpiti dalla forma palese (comparsa della muffa bianca) in prossimità della fioritura, con gravi perdite della produzione. In seguito si possono verificare attacchi in forma larvata, con disseccamento degli acini e del graspo. Anche sui germogli e viticci può comparire la muffa bianca. La prevenzione è il principio basilare per combattere la peronospora, è opportuno ridurre l’umidità attorno ai grappoli ed alle foglie più interne, mantenere la giusta carica di gemme in potatura invernale, intervenire con la potatura verde sia per eliminare i germogli inutili, sia per cimare quelli portanti i grappoli, provvedere alla defogliazione precoce, almeno sul lato meno esposto al sole, in particolare per i vigneti più vigorosi, evitare eccessive forzature, nei suoli più fertili optare per portinnesti e vitigni meno vigorosi, evitare i ristagni d’acqua.

peronospora vite foglia
Peronospora su foglia di vite (da Giardinaggio.it)

Lotta alla Peronospora

Per quanto riguarda la lotta alla peronospora, il prodotto usato da più di 130 anni è il rame (rame da solfato tribasico, rame da solfato neutralizzato calce o poltiglia bordolese, rame ossicloruro, rame idrossido e rame metallo). È un prodotto di copertura, dotato di buona persistenza, non nocivo agli insetti ed acari utili e senza inconvenienti in cantina se si resta sei limiti consentiti. Non va dimenticato che si tratta di un metallo pesante, i cui residui nel terreno si accumulano anche per centinaia di anni, dato che attualmente è posto sotto osservazione dall’Europa e dal 2021 potrebbe anche essere del tutto vietato. Sul mercato abbiamo prodotti acuprici o organici, differenziati in base al metodo di lotta in prodotti di copertura o di superficie (metiram, propineb, dothianon, fluazinam, mancozeb e folpet); prodotti citotropici trans laminari ed endoterapici (comoxanil, dimetomorf, fluopicolide, iprovalicarb, pyraclostrobin, fenamidone e femoxadone); sistemici (matalaxil, benalaxil, fosetil); prodotti cerodinamici che si legano alle cere sugli acini, sono meno dilavabili (zoxamide, amisulbron, ametoctradin). L’inizio dei trattamenti  coincide con il verificarsi della regola dei 3 dieci; il momento esatto dipenderà dal periodo di incubazione, che è legato alla temperatura. Così al Nord, mentre il primo trattamento viene effettuato entro 10-12 giorni dalla pioggia infettante, i successivi saranno effettuati come segue:

  • Seconda metà di maggio, circa 9-10 giorni;
  • Prima metà di giugno, circa 8-9 giorni;
  • Seconda metà di giugno, circa 1 settimana;
  • A luglio, circa 2-3 giorni.

Questo calendario è empirico e rischioso, è adatto per l’uso di prodotti di copertura, mentre per i citotropici e sistemici consentono qualche giorno in più. Oggi vista la nutrita gamma di prodotti presenti sul mercato, per la viticoltura gestita in modo convenzionale o con la lotta integrata, si consiglia per vigneti soggetti a danni frequenti da peronospora l’utilizzo di prodotti di copertura per i primi 2-3 trattamenti (mancozeb, metiram, folpet, ecc.) seguiti da 1-2 interventi con prodotti citotropici abbinati a prodotti di copertura, a cui seguono prodotti sistemici per 2-3 trattamenti a cavallo della fioritura abbinati a prodotti rameici.

Oidio (Oidium tuckeri o Uncinula necator Berk)

L’oidio è un fungo proveniente dall’America, comparso in Italia circa un secolo e mezzo fa. Molto sensibili a questo fungo sono lo Chardonnay, la Malvasia, i Moscati e l’Inzolia. Può colpire tutti gli organi della vite. Le foglie presentano una muffa biancastra sulla pagina superiore e ripiegano i bordi verso l’alto. I grappoli sono i più colpiti. Sulla buccia appare una muffa bianco-grigiastra che ne compromette l’elasticità favorendone le successive spaccature e la fuoriuscita dei vinaccioli. I germogli possono essere colpiti anche alla lunghezza di 4-5 cm, lo sviluppo è molto contenuto ed assumono un portamento assurgente (germoglio a bandiera). Per quanto riguarda la prevenzione, è opportuno correggere le carenze minerali del terreno e della pianta, potature verdi troppo intense, attacchi parassitari, incompatibilità tra vitigno e portinnesto e non asportare troppe foglie esponendo direttamente al sole i grappoli.

oidio grappolo vite
Oidio su grappoli (da http://agroambiente.info.regione.toscana.it)

Lotta all’Oidio

Per quanto riguarda la lotta all’oidio, per i vigneti non molto predisposti possono essere sufficienti anche 4-5 trattamenti preventivi con zolfo in polvere durante le fasi di prime 3-4 foglioline, formazione dei grappolini, prefioritura, fine fioritura o allegagione e prechiusura del grappolo. Le dosi variano da 15 – 20 kg/ha per i primi trattamenti e 25 – 30 kg/ha per gli ultimi. Altri trattamenti per situazioni più a rischio, verranno combinati con quelli antiperonosporici utilizzando zolfi bagnabili, adatti per trattamenti precoci, hanno un’azione più pronta ma meno persistente dei grossolani (comune e bagnabile comune). Gli zolfi agiscono bene a temperature fra 10 – 25°C e possono diventare caustici a temperature tra 30 e 32°C.  Contro l’oidio vengono anche utilizzati prodotti naturali come il bicarbonato di potassio e idrogeno carbonato di potassio, ad azione fungicida, resistenti al dilavamento ed agiscono per contatto. La loro azione incide sia danneggiando la parete del fungo patogeno, sia neutralizzando gli enzimi idrolitici prodotti dal patogeno per penetrare i tessuti vegetali. In Agricoltura biologica viene utilizzato l’olio essenziale di arancio dolce che presenta un’attività secondaria insetticida ed antagonisti microbici a base di Ampelomyces quisqualis, biofunghicida specifico nei confronti di varie specie di oidio, presente in natura. E’ consigliabile per il controllo dell’oidio a fine stagione in quanto riduce la dose di inoculo primario svernante ed il numero di trattamenti all’inizio della stagione vegetativa.

Roberto Sorrentino, Enotecnico Agronomo, iscritto all’Ordine Professionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Siena. E-mail: sorrentino.roberto@virgilio.it