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Certificazioni di qualità dei prodotti agricoli non alimentari: il caso del Tabacco

di Angelo Orlando

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È ormai largamente riconosciuta e consolidata l’importanza della sicurezza dei prodotti agricoli destinati al consumo alimentare come forma principale di tutela del consumatore.

Esistono però alcune categorie di prodotti agricoli che, pur non rientrando nell’ambito del consumo alimentare, necessitano di sistemi di controllo, tracciabilità e rintracciabilità che soddisfino quei livelli di sicurezza richiesti da un comune alimento. Il tabacco, e prodotti da esso derivato, si trovano oggi nella posizione di dover rispondere a tali criteri pur non rientrando direttamente nella catena alimentare, m pur tutta via entrando in contatto con la fisiologia del corpo umano.

La tutela della salute del cittadino e quindi del consumatore dipende da molti fattori, primo fra tutti è la sicurezza dei prodotti con cui il consumatore entra in contatto. Questa condizione è particolarmente importante per quei prodotti destinati al nutrimento del nostro corpo, rappresentati principalmente dagli alimenti.

L’impegno alla trasparenza e alla comunicazione con i cittadini-consumatori rappresenta per l’agricoltura e l’agroalimentare una scelta di fondo, che risponde anche all’importanza ed alla quotidiana presenza nella vita di ciascuno di noi dei valori e dei prodotti della terra: essi non solo soddisfano il bisogno nutrizionale ma concorrono a disegnare il nostro stile di vita, determinando il nostro rapporto con la qualità della vita ed accompagnano molte occasioni della nostra socialità, familiare e di gruppo.

Con la valorizzazione dell’origine dei prodotti agricoli ed agroalimentari il consumatore può ritrovare, nella vicinanza fisica della produzione, la fiducia, la sicurezza e la qualità dei prodotti, così come egli richiede. Nello stesso tempo, il consumatore può dare valore alla vicinanza culturale apprezzando il legame dei prodotti locali con la tradizione e con la tipicità.
A tutt’oggi il tema della sicurezza alimentare è sempre più al centro del dibattito internazionale e comunitario (basti pensare alle ultime disposizioni dell’Unione Europea che, con il regolamento 1169/2011 ha stabilito un ulteriore giro di vite a tutela dei consumatori).

Ma cosa accade per quei prodotti agricoli non destinati al consumo alimentare e che vengono comunque assorbiti dall’essere umano?

In questo articolo  verrà esposto il caso del Tabacco; prodotto agricolo non riconosciuto come alimento che necessita comunque di un solido sistema di controllo della filiera a garanzia della qualità del prodotto e del relativo processo di prodotto.

Il tabacco non ostante sia ancora oggi una risorsa economica strategica, di cruciale importanza per il passato, il presente e il futuro delle comunità rurali italiane, rappresenta un punto di forza della tradizione agricola e rurale del territorio italiano. Si tratta senza dubbio di una coltura che ha un forte impatto sull’occupazione, perché molte fasi del processo di produzione (raccolta delle foglie, attività agricole post-raccolta e prima trasformazione industriale) non possono essere del tutto meccanizzate e richiede un elevato livello di attività manuali. Il tabacco, inoltre, si adatta facilmente a condizioni climatiche e a suoli “difficili”, e ciò permette la coltivazione anche di zone svantaggiate e marginali, come quelle in cui l’agricoltura e i settori non agricoli forniscono solo poche o nessuna alternativa valida dal punto di vista socio-economico. Inoltre, la produzione e la trasformazione del tabacco greggio sono caratterizzate da una intensità di manodopera per unità di superficie non paragonabile a nessun’altra attività agricola, ma anche la richiesta di manodopera non altamente specializzata, proprio quella che più difficilmente trova opportunità lavorative. Queste condizioni sono alla base di positivi fenomeni di occupazione stabile e integrazione nei territori, per alcune minoranze etniche e per i lavoratori migranti.

Il tabacco è una coltura concentrata in pochi e piccoli distretti specializzati in tutta l’UE, e se la scomparsa di diverse migliaia di ettari in Europa può avvenire senza lasciare tracce a livello nazionale, in termini micro-economici determinerebbe un forte impatto sulla sopravvivenza di tutta la comunità rurale.2

Ed è pertanto fondamentale, non solo per la sopravvivenza di questo settore, che vengano messi a punto nuovi sistemi di produzione del tabacco, legati soprattutto alla tracciabilità del prodotto e alla certificazione che garantisca la qualità del lavoro impiegato, un basso impatto ambientale e, dove possibile, diminuire il rischio di esposizione ai pericoli sanitari causati dal consumo di tabacco da fumo.

La coltivazione del tabacco in Europa è stata per lungo tempo possibile grazie a forti sostegni pubblici e nel recente passato nella filiera tabacchicola si sono verificati cambiamenti epocali che hanno costituito vere e proprie innovazioni per l’intero settore primario e hanno posto il tabacco nuovamente in posizione di “pioniere”, questa volta nel ruolo di un cuneo che lentamente porta a una progressiva entrata dell’agricoltura italiana a pieno titolo nell’economia contrattuale.

Di recente, a seguito dell’abrogazione delle norme comunitarie relative al sostegno diretto del tabacco, decretata dalla riforma della PAC 2014-2020, si è venuto a creare un vuoto normativo per quanto riguarda le regole di commercializzazione del prodotto e di riconoscimento dei soggetti autorizzati alla contrattazione. In Italia – uno dei principali Paesi europei produttori di tabacco – per sopperire a tale mancanza di regole nell’estate del 2014 è stata costituita l’Organizzazione Interprofessionale Tabacco Italia (OIT), che ha rappresentato il primo caso di OI costituita in Italia ai sensi del nuovo regolamento comunitario sull’Ocm unica (Reg.(UE) n. 1308/2013) nonché la prima OI europea nel comparto tabacchicolo.

Fino al 1° gennaio 2015 l’articolo 68 del Reg.(CE) n. 73/20092 aveva incentivato la produzione di tabacco di qualità assicurando al contempo una ”ordinata commercializzazione”, prevedendo l’assegnazione di un aiuto alla produzione a condizione che la cessione di tabacco greggio (con specifici requisiti qualitativi) avvenisse per mezzo di accordi contrattuali con l’industria di prima trasformazione.3

Pertanto, in assenza di un tale incentivo a stipulare un accordo contrattuale per ottenere l’aiuto alla produzione, si è palesato il rischio di un progressivo indebolimento delle relazioni contrattuali all’interno della filiera tabacchicola italiana nonché di un ulteriore ridimensionamento della produzione di tabacco in Italia.

Al fine di affrontare e superare tale pericolo che avrebbe comportato un rilevante incremento dell’incertezza e un contestuale aumento dei costi di transazione nei rapporti di scambio tra la fase agricola e quella industriale, gli operatori del settore hanno reagito sfruttando le opportunità offerte dal Reg. (UE) n. 1308/2013, che disciplina l’Organizzazione Comune di Mercato Unica per imprimere una svolta nelle relazioni della filiera tabacchicola italiana.

La letteratura scientifica classifica come “strumenti indiretti” di politica agraria le soluzioni organizzative volte a facilitare la concentrazione dell’offerta e a migliorare il rapporto tra produttori e primi acquirenti, promuovendo l’auto-organizzazione dei produttori tramite la cooperazione, l’associazionismo, i contratti e l’interprofessione4. Ad esse appartengono dunque le Organizzazioni Interprofessionali (OI) che riuniscono due o più stadi delle filiere produttive: agricoltori, trasformatori, distributori e dettaglianti. Le OI hanno, nella maggior parte dei casi, lo scopo di riunire i soggetti attivi nell’intera catena produttiva e possono svolgere un ruolo utile facilitando il dialogo tra gli attori della filiera, promuovendo le buone pratiche e la trasparenza del mercato.

Le OI evidenziano molteplici potenziali vantaggi, sebbene esse dipendano dalla capacità di condivisione e di coesione economica da parte degli attori della filiera. Esse possono contribuire a migliorare notevolmente il coordinamento e il funzionamento della filiera agroalimentare e agroindustriale e, in misura marginale, a contrastare la volatilità dei prezzi. D’altra parte, esse si dimostrano invece del tutto inefficaci per l’aumento del potere di contrattazione degli agricoltori, in quanto all’interno delle OI il potere di mercato dei contraenti da ambo le parti rimane del tutto invariato.

Sebbene storicamente in Italia le OI abbiano dimostrato una scarsissima efficacia, poiché nella maggior parte dei casi sono state costituite per ottemperare a obblighi normativi, anziché per la volontà di collaborazione tra gli attori della filiera nel caso di seguito analizzato, gli stakeholders del comparto tabacchicolo hanno intuito che nell’attuale contesto economico-politico l’integrazione verticale rappresenta la principale strategia da perseguire al fine di affrontare la competizione sui mercati mondiali. Di conseguenza, i rappresentanti della fase agricola e di quella industriale hanno agito al fine di creare le condizioni per favorire il rafforzamento delle relazioni fra fornitori di materie prime agricole e trasformatori, adattando il mutato quadro normativo europeo alle loro nuove esigenze organizzative, di coordinamento e di governance dei rapporti commerciali.

Coerentemente agli obiettivi statutari e al nuovo quadro normativo dell’Ocm unica, l’azione dell’Oit si è concretizzata nel maggio 2015 attraverso la definizione e l’approvazione da parte del Mipaaf dell’Accordo Interprofessionale (AI) tabacco per il periodo 2015-2017, relativo alle condizioni che possono consentire alla produzione italiana di tabacco greggio di rispondere alle esigenze di mercato. Tale Accordo si occupa, in particolare, dei rapporti con l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) per un efficace coordinamento della produzione, di stabilire lo schema per contratti di coltivazione fra venditori (OP e loro associazioni) e acquirenti (imprese di prima trasformazione e manifatture), di promuovere la sottoscrizione di assicurazione dei raccolti e, inoltre, istituisce un sistema di contribuzione.

Attualmente nel secondo quadrimestre del 2017, la rimodulazione del regime fiscale dei prodotti del tabacco, previsto dalla manovra correttiva del bilancio nazionale5, ha delineato uno scenario delicato, ponendo il settore davanti ad un incremento significativo delle accise per sostenere il gettito fiscale dello Stato.
Una situazione complessa con cui misurarsi, per un comparto che sta affrontando un periodo ricco cambiamenti, tra cui il recepimento del nostro Paese della Direttiva Europea sui tabacchi sopra esposta.
Ha preso forma, anche del punto di vista delle modalità attuative, la cosiddetta “Agenda Verde”6, la legge varata lo scorso anno con l’obbiettivo di salvaguardare l’ambiente e il territorio combattendo, tra l’altro, anche l’abbandono di diverse tipologie di rifiuti: è entrato infatti in vigore a marzo il decreto del Ministero dell’Ambiente “Disposizioni in materia di rifiuti di prodotti da fumo da fumo e di rifiuti di piccolissime dimensioni”.

Come previsto dalla legge, il Decreto definisce più in dettaglio anche il ruolo dei produttori di tabacchi, che saranno chiamati a dare il loro contributo attivo nella realizzazione di campagne informative contro l’abbandono dei mozziconi di sigarette, sensibilizzando la comunità sul loro impatto ambientale. Un tema che riguarda anche il decoro urbano, se pensiamo che i mozziconi sono il rifiuto più diffuso nelle nostre città e che hanno tempi di degradazione da 1 a 5 anni.

In fine, dal 20 maggio 2017 la TPD27 è pienamente a regime. Ma l’iter della direttiva sui prodotti del tabacco non si è ancora concluso: prosegue, infatti, il recepimento in Italia degli atti di esecuzione e degli atti delegati approvati dalla Commissione UE e previsti dalla Direttiva.
Sono stati infatti già adottati alcuni Decreti ministeriali, come quelli concernenti il layout, la grafica e la forma delle avvertenze combinate relative alla salute, il posizionamento dell’avvertenza generale e del messaggio informativo sui trinciati per sigarette, ecc.

Il lavoro della Commissione europea non è ancora finito: si attende infatti l’approvazione di diversi atti molto importanti relativi, tra l’altro, alla tracciabilità dei prodotti del tabacco e all’elemento di sicurezza. Si ricorda infatti che entrambe le disposizioni dovranno essere attuate dal maggio 2019 per sigarette e trinciati per sigarette e richiederanno un complesso sforzo di adeguamento da parte dell’intera filiera della produzione e distribuzione dei prodotti del tabacco.
Si tratta di regole che hanno alimentato, e continuano ad alimentare, un acceso dibattito e che rappresentano una sfida importante da affrontare per tutto il mercato.

Riprendendo dunque alcuni concetti precedentemente esposti, la legislazione del tabacco e prodotti da esso derivati si può riassumere sostanzialmente su tre punti:

  • tutelare la salute del cittadino (principalmente rappresentato dalla lotta contro il cancro);
  • sostenere la produzione agricola;
  • garantire la trasparenza dell’intera filiera produttiva.

Dunque, ripartendo da questo ultimo aspetto, sovviene un quesito piuttosto importante, che tipo di trasparenza avere? Attraverso quali strumenti?

Il modello su cui alcune aziende (principalmente italiane), deriva dal Regolamento (CE) 178/2002, che fissa le procedure della sicurezza alimentare attraverso la Tracciabilità e la Rintracciabilità dei medesimi.
Molto spesso questi due termini sono utilizzati intendendo lo stesso concetto, ma senza ragion veduta in quanto:

  • per Tracciabilità si intende il processo che segue il prodotto da monte a valle della filiera; può essere definito come l’insieme delle informazioni sull’origine delle materie prime utilizzate, sul luogo di produzione, sulle tecniche di produzione seguite.
  • Per Rintracciabilità si intende la capacità di ricostruire la storia di un prodotto mediante informazioni documentate, cioè l’insieme delle informazioni che vanno a ritroso della filiera produttiva.

Questi due aspetti compongono la cosiddetta “tracciabilità di filiera” anche se, bisogna precisare, che non esiste ancora una sua definizione ufficiale o universalmente accettata.
Considerando anche che il tabacco “non è un alimento”, bisogna comunque trattarlo come se lo fosse, ed è pertanto necessario predisporre un modello operativo per la rintracciabilità della produzione dalla fase agricola alla fase di trasformazione, così da ottenere il “collo di tabacco rintracciato”.

Da qualche tempo si sta pensando ad un impego della foglia di tabacco non solo come materia prima per produrre sigarette o prodotti da fumo per mezzo della combustione, ma anche nuovi prodotti (sempre da fumo) che non prevedano la combustione, senza quindi avere quei prodotti risultati da tale processo dannosi per la salute umana.

Di fatto ancora non si hanno prove scientifiche che possano avvalorare tali tesi, ma la massiccia campagna di marketing messa in atto delle grandi compagnie di tabacco sembrano dare dei segnali molto importanti, ovvero la diminuzione consistente di consumo di sigarette tradizionali e l’affermarsi sempre più di questo nuovo prodotto. Inoltre, l’avvento delle cosiddette sigarette elettroniche (precursori delle sigarette senza combustione) hanno già iniziato a modificare le abitudini “tabagiste” dei consumatori.

In oltre il tabacco sta trovando sempre più impiego nel settore alimentare, principalmente come aroma; questo ad avvalorare sempre di più la tesi qui sostenuta per cui è necessario che tali filiere si muniscano di sistemi certificativi che garantiscano la qualità e la sicurezza di tali prodotti secondo gli schemi delle filiere alimentari vere e proprie.

In fine facendo una carrellata di usi alternativi del tabacco, si fa sempre più consistente il suo utilizzo nel settore agro-energetico come materia prima per la produzione di biocarburanti. Infatti una società italiana ha brevettato una nuova varietà di tabacco detta “Solaris” coltivata in grandi superfici sperimentali in Sud Africa. Attraverso il combustibile che deriva dai processi chimico-biologici, la compagnia ha alimentato due voli commerciali passeggieri (entrambi Boeing 737) terminati con successo.8

Conclusioni

Il peso decisivo che ha avuto l’innovazione tecnologica nel determinare un diverso approccio con i prodotti agricoli, sia sotto il profilo della quantità dell’approvvigionamento, che sotto quello qualitativo della manipolazione, conservazione e logistica è ormai ben noto, soprattutto nell’ottenere e mantenere posizioni di eccellenza, oggi largamente riconosciute e valorizzate come casi particolari di tradizione della qualità agroalimentare.

Grazie allo sviluppo informatico di sistemi di tracciabilità è stato possibile raggiungere elevati livelli di acquisizione e immagazzinamento di tutti quelle informazioni necessarie a garantire la sicurezza di prodotti come il tabacco. Parallelamente a questo aspetto, si pone l’apertura di nuovi canali commerciali di nuovi prodotti aventi come materia prima la pianta di tabacco.

La giurisprudenza non può dunque restare inerte di fronte a questi rapidi e ferventi cambiamenti e innovazioni; la Direttiva 2014/40/UE, parametrizza molti di questi aspetti, ma non abbastanza efficacemente, in quanto il tabacco in qualità di produzione agricola non alimentare, non è soggetta all’adempimento degli obblighi di sicurezza imposti dal Regolamento (CE) 178/2002 e i sistemi di controllo messi in atto da alcune aziende manifatturiere sono puramente volontarie e che difficilmente riescono a rendere sufficiente marginalità economica che possano giustificarne l’esistenza in termini pratici.

Per tanto è necessario che l’Unione Europea in primis si faccia carico della normalizzazione e la relativa sostenibilità di tali sistemi. E allo stesso tempo di incentivare impieghi della pianta di tabacco, diversi da quelli che ne prevedano la combustione e l’assimilazione delle sostanze da essa derivati, altamente nocivi per l’uomo.

In fine è auspicabile che, per la sicurezza dei consumatori che continuano e continueranno ad utilizzare tabacco da fumo, siano realizzate delle filiere (completamente tracciate) a chilometro zero e la nascita di produzioni interamente italiane d’eccellenza come quelle del sigaro toscano.

Il tabacco è una preziosa risorsa non solo per il nostro paese ma anche per l’Unione Europea che bisogna riscoprire e valorizzare in ogni suo aspetto, dalla produzione primaria fino alla distribuzione del prodotto finito.

Note

  1. Donzelli , 2013 – The socio-economic Value of Tobacco in the European Union.
  2. Regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio, del 19 gennaio 2009, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori nell’ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori, e che modifica i regolamenti (CE) n. 1290/2005, (CE) n. 247/2006, (CE) n. 378/2007 e abroga il regolamento (CE) n. 1782/2003, in GU L 30 del 31.1.2009, pagg. 16-99.
  3. Frascarelli A., (2015), Cap support within competitiveness and public goods, Proceedings of the 51st Sidea Conference, pp. 19-38
  4. Stefano Ciliberti, l’Organizzazione Interprofessionale nei tabacchi, le relazioni contrattuali e l’erga omnes. Agriregionieuropa anno 12 n°46, Set 2016
  5. Fonte: Logistica – Dati al 31 giugno 2017.
  6. http://www.minambiente.it/comunicati/cdm-approva-collegato-ambientale-lagenda-verde-del-governo.
  7. Direttiva 2014/40/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 3 aprile 2014, sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli stati membri relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati e che abroga la direttiva 2001/37/CE. (testo rilevante ai fini del SEE).
  8. https://energy.closeupengineering.it/basta-fumare-tabacco-adesso-ci-volare/8528/

Angelo Orlando – Dottore forestale, libero professionista consulente per le aziende agricole e forestali, specializzato in diritto agroalimentare. Project manager. Formazione superiore tecnica agraria; laurea in scienze forestali; master in: diritto alimentare, business, marketing, project management.
Esperienza maturata nell’ambito della filiera tabacchicola italiana ed africana (Zimbabwe, Malawi) con particolare riferimento ai sistemi di tracciabilità per la quality area; Sviluppo di progetti di sviluppo rurale per aziende aderenti a misure di PSR. E-mail: angelo.orlando90@gmail.com