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Aspetti agrari e vegetazionali di pregio nel Parco della Piana – Città metropolitana di Firenze

di Paolo Degli Antoni

parco della piana firenze

Del parco periurbano della piana Firenze-Prato si discute da tanti anni, ma esso non è ancora ultimativamente definito, soprattutto a causa di un’opera infrastrutturale che, se approvata e realizzata, ricadrebbe al suo interno, snaturandolo. Il suo territorio è costituito dall’insieme di aree ancora agricole o destinate a verde e a interventi di compensazione ambientale; la sua matrice paesaggistica si desume da un apposito tematismo del Geoscopio regionale. Si tratta di un’invariante di cui i Comuni devono tener conto nei loro strumenti urbanistici. La maggiore rilevanza naturalistica è data dal Sito Natura 2000 -ZSC e ZPS coincidenti- IT5140011 Stagni della piana fiorentina e pratese, in parte ricompreso nelle aree naturali protette d’Interesse locale ANPIL “Stagni di Focognano” e “Podere la Querciola”; altrettanto importanti sono i corridoi ecologici dei fiumi Arno, Bisenzio e Ombrone pistoiese.

parco della piana cave dismesse

La porzione di piana più prossima all’Arno è caratterizzata da numerose cave di ghiaia dismesse, alcune adibite a laghi artificiali con potenzialità ricreative e funzioni di cassa d’espansione; i terreni emersi sono detritici eterogenei e perciò facilmente e rapidamente colonizzati da boschi di neoformazione, con prevalenza di salice bianco e pioppi bianco e nero riconducibili agli habitat H027 del Repertorio Naturalistico Toscano e 92A0 Natura 2000 Una di queste aree, di riconosciuto valore naturalistico e ricreativo dal Comune di Campi Bisenzio territorialmente competente, costituisce il Parco Chico Mendes; un’altra a prevalenti finalità ricreative, è il Parco dei Renai nel Comune di Signa.

Al vincolo paesaggistico sono soggette due aree di notevole interesse pubblico ai sensi del D.lgs 42/2004 art.136, laterali alle autostrade, individuate coi DD.MM. 140 e 182/1967, espressione della concezione di paesaggio propria del boom economico, dove l’autostrada e la motorizzazione privata erano veicolo privilegiato per il suo apprezzamento dinamico “[…] la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché, per le più varie formazioni orografiche, agrarie e forestali, unite a ricordi storici, alle espressioni architettoniche dei secoli passati che lasciarono nelle costruzioni, sia modeste che monumentali, documenti insostituibili della nostra vita nazionale, forma una serie di quadri naturali di compiuta bellezza godibili dall’intero percorso dell’Autostrada[…]”. Sono individuati su base ecosistemica, non più estetico-romantica, beni cosiddetti Galasso: i fiumi Ombrone e Bisenzio e i territori coperti da foreste e boschi. Questi ultimi, censiti sulla base della carta dell’uso del suolo CORINE Land Cover 2013, sono stati poi fortemente ridimensionati dal Consiglio regionale della Toscana con delibera n. 93/2018 per “rettificare i principali errori materiali di fotointerpretazione e di applicazione delle definizioni di legge, anche in considerazione dell’istruttoria tecnica di controdeduzione effettuata a conclusione della fase di osservazioni al piano adottato con deliberazione del Consiglio regionale 2 luglio 2014, n. 58”.

firenze cartografia paesaggio parco naturale piana

All’attualità i boschi di neoformazione, codice CORINE 324, risultano fortemente svalutati dal Piano d’Indirizzo Territoriale della Regione quando non addirittura espressamente disprezzati dagli strumenti urbanistici dei Comuni, soprattutto quando trattasi di aree potenzialmente edificabili. Nelle controdeduzioni alle osservazioni di cittadini al Piano di Recupero di un cantiere abbandonato da un decennio e riconquistato da un’albereta riconducibile all’habitat H027 del Re.Na.To, si leggono le seguenti parole: “Non è pertanto condivisibile considerarla in alcun modo un sito naturale, ancorché vi possano essere spontaneamente cresciute alcune specie arboree nel corso degli anni, in quanto trattasi di specie infestanti (SIC!) che hanno colonizzato il sito di cantiere … Non si comprende pertanto come possa essere stata definita ‘area boschiva’ nell’elenco dei FAI citato dagli osservanti”.

Questo atteggiamento sprezzante si attarda su posizioni filosofiche umanistiche antinaturalistiche, proprio mentre finalmente anche in Italia, pur con forte ritardo rispetto ad altri Paesi europei, si afferma progressivamente un biocentrismo post-umanistico, evidente in alcuni contributi presentati nel novembre 2018 al quarto Congresso nazionale di Selvicoltura di Torino. Una prima rassegna di aree dismesse spontaneamente rinaturalizzate e dei diversificati atteggiamenti delle Amministrazioni competenti è stata presentata a Bologna il 23/09/2019 durante il dibattito: “Il ritorno della natura spontanea nelle città: un’occasione di rigenerazione urbana dal basso”. Le aree campionate per quell’evento sono peraltro censite anche come luoghi del cuore del FAI.

Nel suddetto Congresso di selvicoltura è stato peraltro dato il dovuto risalto naturalistico alle formazioni naturali planiziali di pioppi bianco e nero e di salici che caratterizzano sedimenti (e detriti) ricchi d’acqua, non adeguatamente riconosciuto, invece, nella Piana fiorentina.

Peraltro queste formazioni sono soggette a incendi boschivi e costituiscono una fascia quasi continua in sponda destra d’Arno, affiancata dalla prima ferrovia toscana, la Leopolda (1844-48), dalla quale se ne godono i pregi pesaggistici; nel suo primo secolo di esercizio, da quella ferrovia si osservava un paesaggio molto diverso, regolarmente coltivato a seminativo più o meno arborato; quel viaggio in treno fu descritto da Carlo Lorenzini nel gustoso libro del 1856 “Un romanzo in vapore”, prima guida turistica ferroviaria d’Italia, e andrebbe perciò rivalutato anche nelle sue valenze letterarie.

parco della piana lavorazioni agricole

Nel Parco della Piana si rinvengono anche preziosi lacerti di antiche conduzioni agricole particolari, come seminativi arborati con la vite maritata ai pioppi, quale adattamento all’eccessiva umidità edafica e atmosferica; anche questi sono troppo spesso sottovalutati.

Negli spazi interstiziali, tra discariche ed edificazioni civili e istituzionali, si esercita la pastorizia, solo apparentemente in continuità con l’antica tradizionale transumanza in Calvana, da decenni ridotta ai minimi termini.

Aspetti agrari e vegetazionali di pregio nel Parco della Piana - Città metropolitana di Firenze

“Quando la città finisce, cosa lascia dietro di sé?” Questo (si) domanda Fabrizio Bruno, partecipante alla mostra Firenze Fotografia d’Architettura (Fondazioni Marangoni e Michelucci, Ordine e Fondazione Architetti di Firenze). “Il cambiamento delle regole urbanistiche ha portato le città occidentali ad ampliarsi sempre di più in direzioni che un tempo erano destinate ad altre funzioni … Tale trasformazione ha creato una forte tensione tra vuoto e pieno urbano, contribuendo a dislocare nello spazio dei veri e propri residui di territorio, aree marginali, a prima vista senza nessuna apparente fnnzione … Quali storie si celano al loro interno? E quali funzioni? In quale modo il territorio muta in seguito agli interventi informali attuati in questi spazi?”

Ai sensi della convenzione europea del Paesaggio, siglata a Firenze nel 2000, la percezione, le pratiche di vita e le aspettative delle popolazioni sono determinanti nelle scelte conservative o evolutive del territorio; in questo senso è opportuno rilanciare il percorso partecipativo avviato nel 2009, in modo che la cittadinanza generale sia la vera protagonista anche della definizione ultimativa del Parco della Piana entro gli strumenti urbanistici di ciascun Comune e della sua significazione sociale. La prima fase di partecipazione ha peraltro già individuato precise linee guida emerse dalla consultazione dei cittadini.

Paolo Degli Antoni: Laurea in Scienze Forestali, conseguita presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze. Abilitazione all’esercizio della professione di Agronomo-Forestale. Già funzionario C.F.S. e collaboratore della Regione Toscana, è socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, scrive contributi scientifici di ecologia del paesaggio, biodiversità, storia, arte e antropologia del bosco. Suo oggetto privilegiato di ricerca è la rinaturalizzazione spontanea dei terreni abbandonati, in campagna e in città. E-mail: paolo_da@virgilio.it