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Essere o non essere biologico, questo è il dilemma. Riflessioni sul segno, la promessa e la garanzia

di Donato Ferrucci

Il metodo di produzione biologico è oramai passato da uno stato “di confine” a rappresentare una realtà di mercato significativa. I recenti sviluppi del comparto in termini di superfici coinvolte, operatori controllati e fatturato hanno evidenziato una crescita importante, seppur caratterizzata da un trend stabile.
Il crescente successo ha attirato l’attenzione dei diversi portatori di interesse: operatori, organismi di controllo, Istituti di vigilanza; facendo aumentare in questi ultimi il senso di responsabilità per quanto attiene la tutela del bene rappresentato dall’interesse del consumatore. Infondere una maggiore fiducia del mercato verso queste produzioni è la nuova frontiera, che non può che passare attraverso sempre più sofisticati modelli di tutela.
Infatti, l’elemento di garanzia è essenziale nel favorire lo sviluppo del settore. Il prodotto biologico rappresenta un cosiddetto “credence good” un bene, cioè, per il quale le caratteristiche racchiuse nell’indicazione “biologico” non sono direttamente accertabili dal consumatore. Infatti, la qualità del prodotto biologico non riguarda aspetti quali il sapore, l’aspetto, l’odore, ma il processo attraverso il quale la produzione si è realizzata

La garanzia associata al segno, la “promessa”, può essere oggetto di riflessione da due distinte prospettive, quella della fiducia del consumatore, come percezione di garanzia; e quella della effettiva rispondenza del sistema in termini di affidabilità.
Per quanto attiene alla percezione della garanzia fornita dal sistema, questa appare alta, in virtù del dato indiretto della preferenza attribuita dal consumatore ai prodotti biologici. Preferenza, come evidenziato da più fonti, in costante e consolidata crescita. Il costante incremento dei consumi, del numero di acquirenti e della ripetizione degli acquisti manifesta uno stato di fiducia consolidato che nemmeno alcuni recenti scandali sono riusciti a compromettere.
Dai dati forniti al 31/12/2015 dagli Organismi di Certificazione (1), emerge che, nel 2015, il numero degli operatori inseriti nel sistema era di circa 59.000 unità. A loro carico sono state effettuate 77.000 visite ispettive, con il prelievo di più di 7.500 campioni, dei quali quasi il 10% ha dato esito irregolare. Le “non conformità” di maggiore entità, ascrivibili alle irregolarità e infrazioni, sono risultate 3.717. La media delle verifiche ispettive effettuate per singolo operatore è stata quindi di 1.3, mentre il numero medio delle prove analitiche è stato del 9.7%.

biologico agricoltura coltivazione certificazione

Nel corso del 2015, l’ICQRF ha svolto attività di vigilanza anche presso 229 operatori inseriti nel sistema (review audit collegati alle verifiche presso gli OdC, office audit). Le criticità che si sono manifestate con maggiore frequenza sono risultate:

  • la non corretta modalità di gestione delle “non conformità”;
  • il mancato rispetto del piano annuale di controllo;
  • il ritardo nell’emissione dei provvedimenti a carico degli operatori irregolari;
  • il ritardo nell’emissione dei documenti giustificativi.

Sempre nel corso del 2015, nell’ambito del comparto delle produzioni biologiche, l’ICQRF ha sottoposto a verifica 1.673 operatori, di cui il 9,2% ha manifestato delle irregolarità. I prodotti verificati sono stati 2.695, dei quali 193 (7,2%) sono risultati irregolari. Le verifiche analitiche hanno interessato 640 campioni, dei quali il 6,4% è risultato irregolare.
In merito ai risultati operativi, sono state inoltrate all’autorità giudiziaria 31 notizie di reato, elevate 140 contestazioni amministrative ed eseguiti 40 sequestri, per un valore economico di oltre 2,6 milioni di euro. Inoltre, sono state disposte 54 diffide in base alla legge n. 116/2014.

In tabella sono riportati i dati appena elencati:

controlli certificazione biologica

Inoltre, circa il 65% dell’attività di controllo (ispettiva e analitica) è stata svolta in cinque settori: oli (22%), ortofrutta (16%), cereali e derivati (14%), mezzi tecnici per l’agricoltura (12%), vitivinicolo (11%).
La maggiore attenzione rivolta a questi settori è giustificata anche dalle irregolarità riscontrate, descritte nella tabella di seguito riportata.

frodi agricoltura biologica

Le irregolarità accertate sono risultate riconducibili per il 40% a violazioni delle norme sull’etichettatura e presentazione dei prodotti e per il 31% a infrazioni di natura amministrativo-contabile (irregolare tenuta di registri, documentazione commerciale inesatta o irregolarmente compilata, ecc.).
Solo l’1,5 % è risultato conseguenza di comportamenti fraudolenti veri e propri
(commercializzazione di prodotti convenzionali come provenienti da agricoltura biologica, mediante attestazioni false o ingannevoli).
Il 12% dei casi è rappresentato da irregolarità di natura merceologica, mentre il 5% a violazioni amministrative legate al sistema delle indicazioni geografiche, rilevate in prodotti che, nel contempo, sono anche dichiarati biologici (evocazione di una denominazione registrata, utilizzo di indicazioni false o ingannevoli circa l’origine, ecc.). La presenza di principi attivi non consentiti in agricoltura biologica è stata riscontrata in 17 campioni, il 6% del totale delle irregolarità accertate nel comparto.

frodi biologico violazioni
Da una analisi dei dati riferiti alle verifiche 2015, si evidenziano quindi alcuni aspetti fondamentali:

  • una attività di controllo svolta dagli OdC con una frequenza media di 1.3 ispezioni per ogni operatore aderente al sistema;
  • una attività di verifica analitica da parte degli OdC che interessa circa il 10% degli operatori;
  • un’attività di vigilanza sul sistema che ha evidenziato delle situazioni di non conformità riconducibili nella maggior parte dei casi a ritardi o mancati aggiornamenti della documentazione (sia per gli operatori che per gli OdC);
  • una ridotta incidenza di situazioni patologiche, legate a condotte fraudolente;
  • una ridotta ma significativa presenza di positività analitiche, con incidenza maggiore nei prelievi effettuati dagli OdC rispetto a quelli dell’ICQRF.

Una ulteriore analisi delle verifiche condotte dagli OdC e dei risultati analitici a seguito di campionamento, il tutto riferito al triennio 2011-2014, manifesta risultati del tutto analoghi. Il numero di verifiche che, per il triennio appena citato è stato in media di 1.24 per ogni operatore iscritto a sistema (2), con una frequenza maggiore nel caso di preparatori (1.6) e importatori (2,0). Inoltre, circa il 15% delle visite è stato condotto in modalità “non annunciata”.
La numerosità dei campioni è attestata nel triennio intorno ai 5.000 circa quindi un 10% medio che vede punte del 15-18% a carico sempre dei trasformatori e importatori.

Una ulteriore considerazione va fatta circa le condotte fraudolente, in incidenza ridotta ma per le quali è opportuno un ulteriore, seppur limitato approfondimento.
Il caso che ha destato maggiore scalpore nel mondo del biologico è rappresentato da una frode che ha visto coinvolti 16 operatori (3). A sette di questi sono state attribuite delle condotte dolose. Nell’operazione, denominata “Gatto con gli stivali”, i prodotti interessati erano mele, cereali e colture industriali (soia e girasole).
Nel caso specifico, si è trattato di dichiarazioni di conformità false e sono stati immessi in commercio prodotti che seppur non avendo residui di prodotti fitosanitari (definiti tecnicamente “a residuo 0”), non erano stati realizzati secondo le modalità previste dalla norma comunitaria. Il “Gatto con gli stivali” è stata la situazione di maggiore gravità e rilevanza nel mondo del biologico degli ultimi 20 anni. Il periodo interessato era il 2008 ma i fatti sono stati resi pubblici solo a termine delle indagini, nel 2011.
Volendo quantificare, seppur con approssimazione, il fenomeno, i quantitativi commercializzati con false indicazioni sono stati in totale 17.262,7 tonnellate, distribuiti come di seguito riportato (4):

prodotti biologici frodi alimentari

Volendo tentare di correlare la dimensione del fenomeno con l’entità del mercato e non essendo disponibili parametri di produzione per il 2008, espressi in quantità (come quelli indicati nelle comunicazioni relative al fenomeno), si è tentata una metodologia di quantificazione “indiretta”, mediante stima delle produzioni.
Considerati i quantitativi oggetto di indicazione fraudolenta e le produzioni medie per le medesime colture nel 2008, si è ottenuta una superficie “equivalente”, ovvero la superficie espressa in ettari, necessaria per produrre il quantitativo di prodotto non conforme. Si è poi correlata la superficie “equivalente” ottenuta, con le superfici delle medesime colture, distinte per macro-categorie, coltivate con metodo biologico nel corso del 2008 (5).
Dall’analisi si arriva a rilevare che la superficie “equivalente”, quella necessaria per ottenere il prodotto non biologico, rappresenta l’1.6% della superficie totale destinata ai gruppi di colture interessate.
Diventa pertanto chiaro, seppur nei limiti metodologici già espressi, come il fenomeno, considerato per il settore il momento di massima criticità per quanto attiene la stabilità del sistema e la conseguente fiducia del consumatore, sia di fatto notevolmente contenuto rispetto alle dimensioni del settore.

superficie biologica produzione prodotti agroalimentare coltivazioni allevamento cereali

Il sistema di garanzia si presenta quindi con una buona tenuta in termini di affidabilità, in particolare per quanto attiene alla lealtà degli operatori. Dalle verifiche degli organi di vigilanza emerge un contesto che vede spesso dei difetti di natura formale piuttosto che sostanziale. Inoltre, l’incidenza dei riscontri analitici positivi da parte degli OdC non può essere interpretato come dato medio di conformità, in quanto il campione selezionato per le verifiche analitiche non è rappresentativo degli operatori ma è selezionato in base alla rischiosità che la combinazione sistema/prodotto manifesta.
Di maggiore rappresentatività potrebbe essere considerato il risultato delle analisi svolte dall’ICQRF con una difettosità media di circa il 6%.
Analoga lettura di stabilità e garanzia può essere attribuita all’incidenza delle condotte fraudolente, limitate all’1.8% dei casi oggetto di vigilanza e controllo.
Infine, fenomeni oggettivamente gravi e rilevanti, rappresentano una dimensione ridotta rispetto a quella del settore, ferma restando però la notevole cassa di risonanza rappresentata dai media e la contestuale delicatezza di un settore dove la garanzia è l’elemento chiave del sistema.

Note:

  • Bioreport 2016. L’agricoltura biologica in Italia. Rete Rurale Nazionale 2014-2020.
  • Zucaro R. (a cura di), Il Sistema di controllo dei prodotti biologici in Italia, (2013). Quaderni Inea.
  • Operazione ‘Gatto con gli stivali’ – Guardia di Finanza – Conferenza stampa Verona 06.12.11.
  • Comunicazione FederBio del 15.12.2011.
  • Bioreport 2016 (2017), L’agricoltura biologica in Italia. reterurale.it.
  • Fonte SINAB (http://www.sinab.it/content/rese)

Nota dell’autore: L’articolo nasce da una serie di riflessioni circa il sistema di controllo e certificazione dei prodotti biologici. Nella mia attività di formatore e divulgatore, ho notato una crescente attenzione del mercato e la necessità spesso implicita degli operatori e dei tecnici ad avere delle risposte a quesiti di natura sia operativa sia legale. Questo mi ha sollecitato a scrivere un testo che tentasse di sopperire a questa esigenza. Naturalmente con tutti i limiti che può avere una pubblicazione nell’affrontare un tema tanto complesso quanto esteso. Il testo è a diffusione gratuita ed ha il solo obiettivo di apportare un piccolo contributo ad una migliore comprensione della materia.

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Donato Ferrucci, Dottore agronomo libero professionista, riveste attualmente l’incarico di Responsabile di Bioagricert Lazio e di Cultore della materia presso la cattedra di Gestione e Comunicazione d’Impresa” – Facoltà di Scienze della Comunicazione, Università degli Studi della Tuscia. E-mail: donatoferrucci@alice.it