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I tabacchi greggi italiani

di Eugenio Cozzolino

Il tabacco greggio è ancora oggi una risorsa economica strategica, di cruciale importanza per il passato, il presente e il futuro di alcune comunità rurali. Si tratta senza dubbio di una coltura che ha un forte impatto sull’occupazione, perché molte fasi del processo di produzione (raccolta delle foglie, attività agricole post-raccolta e prima trasformazione industriale) non possono essere del tutto meccanizzate e devono essere eseguite manualmente. Il tabacco, inoltre, si adatta facilmente a condizioni climatiche e a suoli «difficili», e ciò permette la coltivazione anche in zone svantaggiate, come quelle in cui l’agricoltura e i settori non agricoli forniscono solo poche o nessuna alternativa valida dal punto di vista socio-economico. Inoltre, la produzione e la trasformazione del tabacco greggio sono caratterizzate da un’elevata quota di lavoro femminile, che negli impianti di trasformazione supera il cinquanta per cento della forza lavoro complessiva, favorendo processi di emancipazione assai significativi (Nomisma 2014).
Questo articolo è il secondo di un ciclo di pubblicazioni sulle varietà di tabacco (quasi tutte oramai non più coltivate da decenni) che hanno permesso a partire dalla fine del diciannovesimo secolo l’affermazione e il successo della tabacchicoltura italiana nel contesto internazionale. Gli scritti sono estratti in modo sintetico dal testo del Dott. Nicola Sparano dal titolo “Tabacchi Greggi Indigeni” – 1906.

Brasile Beneventano

Il Brasile Beneventano è un ibrido della varietà lancifolia della Nicotiana tabacum e più propriamente rappresentata la Nicotiana tabacum, varietà lancifolia x brasiliensis x havanensis. La pianta ha foglie erette sullo stelo, di forma oblunga acuta o oblunga lanceolata, fiori rossi a pannocchia sub-corimbosa con lobi corollini largamente ovati o apiculati. La pianta ha bel portamento ed è larga circa 1,60 nel suo stadio di completa fioritura, nel quale porta fino anche a 25 foglie. E’ varietà più gentile delle altre affini tipo lo Spagnuolo di Comiso o lo Spadone. A Benevento, dove la varietà si è costituita per via di acclimatazione di varietà originaria del Brasile, l’introduzione della coltura del tabacco non è di data molto remota e, pare sia posteriore a quella in cui il tabacco si diffuse in Terra d’Otranto. Certo nel 1797 a Benevento si coltivava il tabacco, poiché Giustiniani così ne parla nel suo “Dizionario geografico, 1797, II, pag. 296: “A Benevento si coltiva il tabacco ed è un capo di industria e di guadagno per quelli che lo manipolano; ma non riesce gran fatto pregevole per mancanza forse di essa manipolazione“. Secondo altri autori, la coltivazione del tabacco può, a diritto, dirsi secolare, perché ebbe principio sin da quando Napoleone fece dono del ducato di Benevento al principe Carlo Maurizio Talleyrand. Sulle prime si coltivò una specie di Nicotiana che dicevasi “Cefonese” e che serviva più al fiuto che al fumo. Dopo l’epoca francese questa pianta fu coltivata insieme all’altra detta tabacco Riccio, pure destinata esclusivamente al fiuto. Verso il 1840 cominciò ad essere coltivata la varietà Brasile, che per antonomasia si chiamò Beneventano, perché coltivato esclusivamente nel territorio di Benevento. Al presente la coltura di questo Brasile viene eseguita nella provincia di Benevento (Benevento, San Leucio, San Nicola Manfredi, Sant’Angelo a Cupolo, Apice, San Giorgio la Montagna, San Martino Sannita, San Nazzaro e Calvi); in quella di Avellino (Pietradifusi), in quella di Terra di Lavoro (Pontecorvo), e in quella di Messina(Milazzo, Monforte, San Giorgio, Rocca Valdina, San Pietro Niceto, Spadafora, San Martino, Valdina, Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale, Falcone, Furnari e Oliveri); senonché mentre a Benevento la varietà in discorso cominciò a coltivarsi verso il 1840, nel territorio dell’attuale Agenzia di San Giorgio s’introdusse tale coltura nel 1872. A Pontecorvo, sebbene il tabacco si coltivasse fin dal 1815, la varietà stessa del Beneventano vi fu introdotta nel 1871, e in provincia di Messina nel 1891 soltanto.
La varietà stessa venne poi coltivata per periodi limitati anche a Cava dei Tirreni, Lecce, Palermo e Viterbo.

tabacco beneventano greggio
Pianta in fioritura di Brasile Beneventano

Clima delle regioni coltivate a Brasile

Sebbene non si abbiano dati precisi di osservazioni meteoriche si può stabilire che il clima del beneventano sia piuttosto freddo in inverno ma caldo e alquanto umido in estate, in cui però talvolta si verificano anche siccità ostinate. In autunno dominano molto le nebbie. Pressoché analogo a quello del beneventano è il clima di Pontecorvo, in cui d’autunno le nebbie dominano più forti. In entrambe le località poi cade quasi ogni anno la grandine, che specialmente nel beneventano distrugge alle volte coltivazioni intere. Nella regione di Barcellona-Milazzo il clima è dolce in primavera e molto caldo in estate, in cui la frequente siccità obbliga ad irrigare abbondantemente quasi tutti i terreni. La temperatura massima è di 34°C, la media di 20°C e la minima di 4°C. La siccità dura dal maggio a settembre-ottobre.

Terreno delle regioni coltivate a Brasile

Beneventano: Il terreno predominante nella regione beneventana è l’alluvionale, originato da una roccia che per lo più è un’arenaria micacea e perciò potassifera. A causa delle molteplici variazioni di quest’arenaria e dell’impasto dei prodotti di scomposizione di siffatta roccia rimaneggiati dalle acque, nel terreno si ha ora la prevalenza dell’elemento argilloso-calcareo, ora del calcareo-quarzifero, donde il diverso grado di compattezza e di scioltezza del terreno. La presenza di ciottoli tempera sovente la tenacità del terreno argilloso, mentre l’abbondanza del calcare-argillifero dà luogo ai terreni marnosi. I terreni migliori per il tabacco sono quelli situati tra Benevento e San Giorgio la Montagna (oggi San Giorgio del Sannio). Superiori si presentano quelli della contrada San Cumano come terre rosse potassifere scarse di elemento calcareo, seguono immediatamente quelli delle contrade S. Liberatore, S. Colomba e Pace Vecchia. Verso Pietradefusi, Dentecane, fino al fiume Calore, i terreni si presentano un poco più compatti pel predominio di argilla.

Agenzia di Barcellona: Secondo i risultati dell’inchiesta agraria, nel circondario di Castroreale predominano i terreni sciolti calcareo-argilloso e silicio-calcareo-argilloso aridi; in minima proporzione si rinvengono gli argillosi. Nel circondario di Messina pure predominano i terreni sciolti con prevalenza di elemento siliceo, mentre in quello di Patti sono diffusi i terreni argillosi tenaci, ma rinvengosi anche quelli sciolti calcareo-argillosi e vi sono inoltre spesso terre sabbiose- calcaree. Dalla descrizione geologica dell’isola di Sicilia dell’ingegner Luigi Baldacci rileviamo poi che tanto presso Barcellona e Castroreale, quanto nella penisola di Milazzo esistono vari terreni di origine da rocce cristalline e che, invece, le argille coceniche hanno grande estensione verso S. Lucia e Rometta.

Pontecorvo: Il territorio presenta terreni di mezzano impasto e risente la prossimità delle due gradazioni vulcaniche della Campania e del Lazio.

Metodo di coltura e di cura del Brasile Beneventano

Beneventano: Si semina in gennaio su aiuole formate nel seguente modo, sul terreno scelto si stende uno strato di paglia alto 10 cm e vi si sovrappone del letame molto smaltito per 25 cm di spessore, sul quale si mette uno strato di 5-6 di terriccio o terra scelta. Il seme si sparge in quantità piuttosto rilevanti e le aiuole si ricoprono con fascine le quali dopo la germinazione del seme si tengono rialzate per circa 10-15 cm dalla superficie sostenute con pezzi di legno. Messi a rotazione biennale, i terreni del beneventano vengono da molti preparati con erbe da sovescio: lupini, favetta, trifoglio, scarsamente letamate in autunno. A marzo-aprile in tali terreni viene fatto il sotterramento delle erbe con zappatura od aratura e quindi, previo appianamento del suolo, viene eseguito il trapianto. Alcuni tagliano le erbe per foraggio e si limitano a preparare il terreno con la sola zappatura o aratura, ma molto superficiali, senza sotterramento dell’erbaio. Altri con- cimano il terreno con poco stallatico che danno per lo più in primavera sotterrandolo col lavoro di zappa o di aratro che precede l’appianamento. Nell’agro di Benevento, nei terreni da orto, dopo raccolte le ortaglie si concima con letame e cessino. Il trapiantamento s’inizia verso i primi di maggio e termina ai primi di giugno. Le piante si collocano alla distanza di cm 75-80 e vengono direttamente trasportare dal semenzaio al campo a dimora dove si piantano a mezzo di un foraterra. Dopo pochi giorni dal trapianto il tabacco viene sarchiato una prima volta e poscia una seconda volta quando le piantine abbiano raggiunto da un terzo a metà del loro sviluppo normale. Verso la fine di luglio si principia la cimatura che per lo più viene eseguita a fiore chiuso lasciando su ogni pianta circa 20 foglie, di cui le prime 4 o 5 più basse vengono dopo l’addebito distrutte come inservibili. Ai primi di agosto s’ inizia la raccolta delle foglie che si protrae a settembre e non di rado anche ai primi di ottobre. La cura delle foglie viene eseguita in due modi, con infuocatura   e senza. Cura con infuocatura: raccolte le foglie si lasciano ammucchiate per circa 24 ore con le punte in alto ricoprendole con un poco di paglia. Dopo ciò s’infilzano allo spago. Le filze lunghe da 1 metro a 1,20 e contenenti da 200 a 300 foglie ognuna, vengono quindi messe in stendaggio all’aperto su telai o in festoni lungo i muri delle case coloniche o sotto gli alberi. Diventato il prodotto giallo, le filze si discendono dallo stendaggio e si tengono ammucchiate per altre 24 ore circa. Quindi ad una alla volta si bagnano in acqua fredda o appena tiepida e così bagnate si mettono in masse coniche con le punte rivolte all’interno. Qualche volta si fa una seconda bagnatura e un secondo ammassamento, che dura pure da 24 a 30 ore. La rapida e alta fermentazione ( 50 a 60°C) che le foglie subiscono nelle masse di infuocatura le rende di colore marrone scuro. In generale l’infuocatura dura da 5 a 6 giorni in cui la massa si rivolta spesso. Trascorso questo tempo le filze si rimettono in stendaggio all’aperto in cui si lasciano fino a completo prosciugamento. Quando il tabacco è ben prosciugato si ritira nei locali di cura che per lo più sono semplici capanne, e si assoggetta alle cernite e all’affascicolamento. Curati coll’infuocatura i prodotti risultano snervati, senza alcun elasticità, privi di buona aroma, ma la pratica si esegue per facilitare, in un clima così umido di autunno e per la deficienza di buoni locali, il disseccamento delle foglie. Cura senza infuocatura: sono pochi i prodotti che non ricevono l’infuocatura. La cura a secco è ostacolata dalla deficienza nella regione di adatti locali. Ad ogni modo la cura a secco si pratica così. Raccolte le foglie si mettono ad ingiallire all’aria aperta disponendole, con le punte rivolte sempre in alto, in mucchi in cui si tengono per 2-3 giorni. Dopo ciò s’infilzano nel modo detto per i tabacchi infuocati e cioè formando filze molto fitte di foglie, ciò che ostacola però un sollecito e regolare prosciugamento. Lo stendaggio delle filze viene fatto o in locali di muratura o nel peggior caso in capannoni coperti e riparati dalle intemperie alla meglio con stuole. Le filze di tanto in tanto vengono discese dallo stendaggio è posto in piccole masse a fermentare per pochi giorni e quindi nuovamente appese nei telai. Completato l’essiccamento, le filze sono messe in masse più grandi dove si tengono fino al momento di cernire le foglie e affascicolarle.

Agenzia di Barcellona: quivi la semina si effettua in dicembre su letti freddi. I terreni sono preparati con sovescio e concime a base di solfato potassico. Nel mese di aprile le piantine sono trasportate direttamente dal semenzaio al campo a dimora ove si collocano alla distanza di 90 cm nei terreni irrigui e 75×75 nei terreni a secco. In questi ultimi il trapiantamento si anticipa, eseguendolo tra fine marzo e inizio aprile. Dopo 15 giorni si esegue la sarchiatura e quindi formansi dei solchi in cui viene sparso il letame, e praticata poscia la prima irrigazione nelle coltivazioni irrigue. Dopo un mese circa i terreni vengono ordinariamente lavorati ed in ultimo viene fatta alle piante la rincalzatura. Per altre 3-4 volte viene ripetuta l’irrigazione che dopo la cimatura non dovrebbe più essere praticata. La cimatura suole farsi a fiore aperto, avendosi così in ogni pianta cimata una media da 20 a 23 foglie, delle quali le prime 6-7 ordinariamente distrutte dopo l’addebito. Le foglie vengono raccolte appena mature, e dopo fatte leggermente appassire vengono messe in stendaggio riparandole alla meglio dalla diretta azione del sole. Giunte le filze a metà del prosciugamento dai coltivatori solevano essere collocate in masse a fermentare. Le foglie acquistavano un colore marrone piuttosto uniforme ma si danneggiavano nella morbidezza ed elasticità di tessuto e nell’aroma. Tale concalda che veniva detta fusteria, è ora assolutamente proscritta dalle disposizioni vigenti. Quando le foglie hanno completato in stendaggio il loro prosciugamento , sono discese dai telai e collocate in masse in cui restano per qualche mese avendo cura di rivoltarle frequentemente. Dopo ciò nelle giornate umide le foglie passano alla cernita e all’affascicolamento.

Pontecorvo: in quest’area di coltivazione la tecnica colturale è molto simile a quella beneventana solo che non viene praticata l’infuocatura.

Cernita e affascicolamento

In tutte le zone di coltivazione il Brasile Beneventano sia irriguo o a secco, curato con o senza infuocatura, viene cernito in 3 classi. La prima classe è costituita dalle foglie meglio sviluppate, ben mature, sane, di colore marrone e o marrone scuro uniforme, di tessuto fine ed elastico; la seconda classe è formata da foglie pure bene sviluppate ma di tessuto più grossolano; la terza infine rappresentata dalle foglie aventi minor pregio di quelle di seconda classe. Le foglie avariate o immature sono riunite a parte in un’unica categoria e considerate scarto. Dopo cernite le foglie, classe per classe, si affascicolano. I fascicoli si costituiscono di 10 foglie ciascuno per i prodotti dell’area beneventana non curati coll’infuocatura e per quelli di Pontecorvo e si legano con spago. Di ogni 5 fascicoli si costituisce poi un mazzo legato per la testata. I prodotti infuocati si sogliono affascicolare in mazzi di 100 foglie l’uno legati con legaccia vegetale. I prodotti di Barcellona si confezionano in fascicoli di 50 foglie ciascuno. Formati i fascicoli si mettono in piccole massette dove si tengono in modo che non abbiano sensibilmente a fermentare fino all’epoca della consegna al Monopolio che avviene da dicembre a febbraio.

Resa per ettaro e valore del prodotto

A Benevento i più diligenti coltivatori ottengono nei terreni a secco un prodotto medio per ettaro da 9 a 10 quintali.   A Pontecorvo, parlando sempre dei diligenti coltivatori, la produzione media arriva a 13-14 quintali, mentre che a Barcellona la produzione sale a circa 20 quintali nei terreni a secco e a 23 in quelli irrigui. Il valore della foglia di Brasile è al presente stabilito:
A) nell’area beneventana arriva a:

  1. lire 110 la prima classe, 80 la seconda e 55 la terza per i tabacchi senza infuocatura e nei terreni a secco;
  2. L. 90 la prima classe, 70 la seconda, 40 la terza per i tabacchi non infuocati dei terreni irrigui;
  3. 80 la prima classe, 60 la seconda, 35 la terza pei tabacchi irrigati e curati con infuocatura;

B) nell’area di Pontecorvo arriva a lire 100 per la prima classe, 70 la seconda e 40 la terza;
C) a Barcellona a lire 120, 90 e 50 per le tre classi se i tabacchi sono stati concimati con sovesci e solfato di potassio e non abbiano ricevuto irrigazione; a lire 90, 60 e 40 per i tabacchi irrigati e concimati con letame.

Governo del prodotto nei magazzini del monopolio

Anche per il Brasile come per gli altri tabacchi si sogliono fare nei magazzini delle agenzie delle grandi masse in cui il tabacco viene assoggettato a una fermentazione di 45 – 50° C, e il più spesso ad una seconda consimile, previo rivolgimento delle masse stesse. Si fanno masse molto grandi di oltre 100 quintali l’una, alte oltre m 2,50 per i tabacchi infuocati e piuttosto piccole per i tabacchi curati a secco.

Caratteri merceologici della foglia

I tabacchi Brasile dell’area beneventana sono da ritenersi fra i prodotti di più fine tessuto che si abbiano in Italia, senonché quelli curati con infuocatura perdono ogni elasticità ed ogni resistenza, il parenchima diventa trasparente e vitreo e hanno uno sgradevole aroma. I tabacchi infuocati in compenso sono combustibilissimi e contengono poca nicotina. La foglia curata a secco è invece di tessuto morbido, elastico, resistente, di buon aroma ma più nicotinosa di quella infuocata. Difetta alquanto nel colore che è chiaro e disforme e va soggetta alla muffa. Il Brasile di Pontecorvo, è di colore marrone chiaro, tendente spesso al rossiccio, non sempre uniforme. E’ di tessuto consistente ma elastico e gommoso e la foglia ha più ampia paginatura di quella di Benevento. E’ combustibile ed acquista aroma dopo la regolare fermentazione. Richiede molta cura nella stagionatura essendo molto soggetto alla muffa. Il Brasile di Barcellona è di maggiore sviluppo dei precedenti, ma di tessuto fragile. Il colore è marrone spesso variegato. E’ poco combustibile e poco aromatico.

Impiego del Brasile Beneventano

Tanto il Brasile di Barcellona che quello infuocato del beneventano si impiegano nel trinciato di seconda qualità. Quello non infuocato del beneventano potrebbe essere suscettibile d’ impiego anche nei sigari quando assumesse maggiore paginatura. Attualmente ad ogni modo il prodotto curato a secco tende ad essere meno coltivato. Il Brasile di Pontecorvo delle classi superiori viene impiegato nei sigari e in piccola parte nelle spagnolette. Nessuna quantità di Brasile è attualmente impiegata nelle lavorazioni da fiuto.

tabacco foglie brasile Foglie e manocchi del Brasile Beneventano

foglie manocchi Brasile BeneventanoFoglie e manocchi del Brasile Beneventano

Bibliografia consultata

– L. Giustiniani, 1797 – “Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli” Vol.II
– Nicola Sparano, 1906 – Tabacchi greggi indigeni. Tipografia Elzeviriana-Roma
– Nomisma, 2014 – XVI Rapporto sulla filiera del tabacco in Italia.

Eugenio Cozzolino: Laurea in Scienze Agrarie, conseguita presso la facoltà di Agraria dell’Università di Napoli “Federico II”. Abilitazione all’esercizio della professione di Agronomo.
Componente della “Lista nazionale degli ispettori preposti al controllo degli enti od organismi riconosciuti idonei ad effettuare le prove ufficiali ai fini della registrazione dei prodotti fitosanitari” istituita dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Dipendente dal 1987 nel ruolo tecnico del Mipaaf e successivamente come Collaboratore tecnico nei ruoli del CRA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura) divenuto CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) a partire dall’anno 2015. E’ autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche e divulgative. Curriculum vitae >>>

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