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Agricoltura biodinamica/biologica: alcune note critiche

di Francesco Marino


In agricoltura mai come oggi è in corso una guerra culturale, spesso alimentata dai mass media; agricoltura convenzionale vs agricolture alternative. Si è creato un bipolarismo dal quale è difficile uscire: naturale contro artificiale, chimico contro biologico, benché l’agricoltura basata sulle conoscenze scientifiche derivate dalla chimica, dalla genetica, dall’agronomia, abbia contribuito a migliorare il tenore di vita e influenzato l’aspettativa di vita media. Il cibo, l’ambiente e la biodiversità, a discapito del rigore scientifico, sono trattati con sentimento quasi religioso; la terra e i suoi frutti rappresentano “il paradiso perduto”, il concetto di qualità si allarga ad includere “l’anima del prodotto”, che trascende la realtà sperimentale. Infatti se alcune caratteristiche qualitative di un prodotto: qualità compositiva, igienico sanitarie, organolettiche, possono essere determinate attraverso metodiche analitiche, al contrario, valori etici e psicologici come: tradizione, naturalità e salubrità, difficilmente si possono determinare.


Il cornoletame
Foto 1- Interramento Preparato cornoletame- 500


Su una tale visione aumenta significativamente in tutto il mondo la domanda di prodotti biologici o naturali, ritenuti a torto più salubri e migliori.
Il parere, ad esempio, sui vini biodinamici, tanto in voga negli ultimi tempi, del professore Attilio Scienza considerato uno dei maggiori esperti a livello mondiale di viticoltura, ne individua la criticità:. “spesso la mancanza di controlli e tracciabilità rendono questi prodotti meno sicuri per la salute di quelli che provengono dall’agricoltura convenzionale. Bere questi vini è una esperienza traumatica per le fermentazioni anomale o difficoltose, senza dimenticare i contenuti elevati di amine biogene per le manolattiche incomplete, dovute spesso a una insufficiente alimentazione azotata per i lieviti e i batteri”.
Ma i risultati da chi vengono gestiti a livello comunicativo?
Da una nutrita schiera di proseliti, “spesso senza competenze specifiche e di conseguenza volgarizzano con colossali errori concetti di chimica, agronomia o genetica”, che inneggia a forme alternative di agricoltura: permacultura, biodinamica o l’agricoltura biologica, come custodi della nostra salute e dell’ambiente. Su questa ottica nascono organizzazioni come Slow Food, fondata nel 1986 da Carlo Petrini, nel nome del buono, pulito e giusto organizza seminari nell’Università degli studi di Pollenzo con il massimo esperto mondiale di agricoltura biodinamica Alex Podolinsky, “ il primo a riconoscere che le piante possiedono due sistemi radicali, uno per assorbire l’acqua e favorire il processo di traspirazione, e l’altro, fatto di radici bianche e sottili, per assorbire i nutrienti. Nei sistemi biodinamici, questi due apparati si sviluppano indipendentemente uno dall’altro, se si fa ricorso a fertilizzanti chimici artificiali ma anche a quelli organici, vengono danneggiati o addirittura distrutti” (sic!) da far riscrivere i trattati di botanica e fisiologia vegetale, ci si chiede la radice che i comuni mortali osservano cos’è? a quale funzione adempie; assorbimento dell’ acqua o dei sali minerali?
Cos’è l’agricoltura biodinamica e su quali principi si basa? Vediamo ora di illustrare brevemente tale pratica; fondata nel 1924 dal filosofo, esoterista e occultista Rudolf Steiner (1861-1925) basata sulla visione antroposofica del mondo.
Durante la Pentecoste del 1924 R. Steiner su invito di alcuni adepti tenne un corso di 8 conferenze sull’agricoltura, argomento estraneo a Steiner, non era agronomo, applicando per l’agricoltura gli stessi insegnamenti spirituali, che avevano caratterizzato le discipline di cui si era occupato: arti, architettura, la medicina, la religione e la pedagogia .
L’agricoltore biodinamico secondo Steiner deve possedere la conoscenza globale del pianeta e i suoi rapporti con il cosmo, per poter essere in grado di raccogliere l’energia degli influssi astrali da utilizzare nei campi. Per catturare gli influssi astrali ci si avvale di parti di animali: palco e vescica di cervo maschio, corna di vacca “che abbia partorito almeno una volta”, mesenterio, intestino e cranio di bovino, riempiti, interrati e dissotterrati in tempi e modi richiesti dal protocollo steineriano.


Vari preparati biodinamici
Foto 2- da sinistra in senso orario:


PREPARATO DI CAMOMILLA 503: l’intestino di bovino riempito con i fiori di camomilla.
PREPARATO DI ACHILLEA 502: la vescica di cervo maschio viene essiccata è riempita di fiori di achillea, appesa al sole nella prima metà dell’estate.
PREPARATO DI QUERCIA 505: il cranio di animale domestico viene riempito con polvere di corteccia di quercia attraverso il foramen magnum.
PREPARATO DI TARASSACO 506: i fiori secchi di tarassaco sono inumiditi in autunno con un infuso di tarassaco, avvolti nel mesentere di bovino.


Questi costituiscono gli 8 preparati che rappresentano la parte fondamentale dell’agricoltura biodinamica. Si distinguono in 6 da cumulo e 2 a spruzzo. I preparati da cumulo utilizzati sono a base di piante: fiori di achillea, fiori di camomilla, ortica, corteccia di quercia, fiori di tarassaco, infiorescenza di valeriana e ognuna viene fatta compostare seguendo particolari condizioni ambientali. I 2 preparati a spruzzo sono uno a base di letame di bovino “cornoletame-500” e l’altro di quarzo macinato “cornosilicio-501”; la maturazione avviene in corna di vacca interrate per 6 mesi.
I preparati 500 e 501 vengono distribuiti con l’acqua, previa operazione di miscelazione e dinamizzazione. La dinamizzazione è una parte fondamentale della biodinamica attraverso la quale le qualità acquisite dai preparati vanno trasferite all’acqua, trattandosi di qualità cosmiche sono sufficienti dosi omeopatiche di preparato, dagli 80 ai 250 g di preparato per ettaro di terreno. L’operazione può essere effettuata sia manualmente che con speciali macchine, il dinamizzatore.


Dinamizzatore in azione
Foto 3 – DINAMIZZAZIONE- Accumulo di influssi astrali


Si parte con un moto rotatorio in un senso, appena si è formato un bel vortice, occorre interromperlo per ricreare il caos, invertendo il senso di rotazione. Si formerà di nuovo un vortice ordinato che gira nel senso opposto e che sarà rotto ancora e ancora invertendo continuamente il senso della rotazione non appena ricompare il vortice e così via per un ora.
E’ evidente che le istruzioni fornite da R. Steiner e le sue idee di un mondo sovrannaturale sono del tutto estranee alla scienza, come d’altronde egli stesso era estraneo alla scienza; alle proposte dei mineralisti (J. Liebig, 1803-1873) predilige quelle degli humisti a difesa del mantenimento della sostanza organica nel suolo, aderisce alle teorie di Lysenko (1898-1976) genetista agrario russo, neolamarckista, al quale va attribuito il fallimento dell’agricoltura sovietica ai tempi di Stalin. Per Steiner “ il potassio si trasforma in azoto”, un terreno poco “ragionevole” si mitiga con qualcosa di pungente: “la pungente ortica, preparato 504, rende il terreno ragionevole”, concetti privi di fondamento anche per quei tempi.
Nel corso delle sue 8 conferenze sull’agricoltura sarebbe stato ovvio esporre tecniche agronomiche; per migliorare la fertilità del suolo, per preservare l’ambiente o come intervenire in caso di avversità, invece Steiner illustra come con metodi e mezzi naturali si sarebbe prodotto cibo arricchito da “poteri spirituali” che avrebbero aiutato l’uomo a raggiungere uno stadio completo di illuminazione.
Pratiche che hanno il fine ultimo di accumulare “forze astrali” non possono contribuire, neanche lontanamente, allo sviluppo dell’agricoltura. Eppure sarà nei primi anni del 1900 che lo sviluppo delle applicazioni della chimica e della genetica determineranno l’aumento esponenziale della produzione agraria. L’osservazione e la molta pazienza degli agricoltori passa dai campi ai centri di ricerca attraverso esperimenti mirati di agronomi e genetisti agrari.
Il grande successo della genetica in questo senso si ottenne con ibridi di mais F1, nel 1951 Mangelsdorf (1899–1989) si riferiva al mais ibrido come: ”lo sviluppo di maggiore importanza della biologia applicata che ha influenzato più vite di qualunque scoperta nella biologia medica durante la seconda guerra mondiale e immediatamente dopo”. Il vantaggio degli ibridi sulle linee parentali ha trovato molte applicazioni non solo per i vegetali, ma anche in campo zootecnico: polli, maiali, bovini di cui ci nutriamo sono derivati da incroci.
Il culmine si raggiunge con la cosiddetta Rivoluzione Verde, fra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento, quando la resa delle colture aumenta vertiginosamente a partire da frumento, mais e riso, i grandi “pilastri” sui quali poggia l’alimentazione di gran parte della popolazione mondiale; la produzione annua pro capite di cereali passa da 250 kg nel 1950 a più di 350 nel 1992 e nei paesi in via di sviluppo passa da 170 a 250.
L’impostazione scientifica delle produzioni agricole ha determinato per l’agricoltore: il miglioramento nella produzione in quantità e qualità; ha alleggerito le proprie fatiche. L’agricoltura di precisione, ad esempio, consente di diminuire l’impatto ambientale delle attività agricole, il GPS applicato ai trattori, permette di utilizzare fertilizzanti e fitofarmaci in modo mirato. Solo su questi principi potremmo sfamare l’umanità, il dovere morale degli agronomi, quella delle polvere di stelle è soltanto una dottrina filosofica.


Francesco Marino, laureato in Scienze Agrarie ad indirizzo Zootecnico presso l’Università di Firenze e iscritto all’ordine dei Dottori Agronomi di Firenze, è Presidente dell’Associazione “Agronomi per la Terra”. Curriculum vitae >>>


 






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