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I distretti nel settore primario: possono essere un paradigma per le aree rurali?

di Nicola Galluzzo


Introduzione


Le aree rurali caratterizzano, in maniera peculiare il territorio italiano dando origine a contesti produttivi con una diversa specializzazione produttiva, nelle quali, sarebbe auspicabile, mettere in atto delle strategie di intervento specifico, intergrato e concertato tra tutti i soggetti portatori di interesse al fine di evitarne la loro “desertificazione”. Nelle aree rurali è possibile individuare diverse aziende agricole pluriattive e multifunzionali che hanno trovato in alcune politiche di sviluppo dell’Unione europea, in particolare nell’Asse 3, l’attuazione di misure finalizzate a ridurre la marginalizzazione dello spazio rurale con specifici interventi di prevenzione socio-economica e di parziale incentivazione verso l’affermazione di aziende pluriattive e multifunzionali.
Una prima conseguenza della specializzazione territoriale e produttiva agricola italiana è stata la creazione di distretti agro-alimentari di qualità e rurali, nei confronti dei quali la normativa nazionale, attraverso il Decreto Legislativo 228 del 18 Maggio 2001, ne ha riconosciuto la loro funzione, valore ed esistenza, demandando alle amministrazioni regionali le indicazioni necessarie per il loro formale riconoscimento e valorizzazione attraverso provvedimenti legislativi.
L’Unione europea ha dovuto, necessariamente, cambiare il proprio approccio e le proprie strategie all’interno della Politica agricola comune, garantendo l’erogazione di maggiore sostegni al secondo pilastro, necessario a sostenere la multifunzionalità, la diversificazione produttiva aziendale la salvaguardia ambientale e la permanenza delle comunità rurali sul territorio.
Secondo il più importante studioso dei distretti in Italia, Giacomo Becattini, le origini della definizione di distretto si devono a Marshall, il quale, nel secolo scorso, individuò nella concentrazione di strutture produttive in particolari zone, ben delimitate spazialmente e circoscritte territorialmente, dei contesti dove fosse possibile riscontrare un’elevata collaborazione tra le imprese in grado di generare un’atmosfera collaborativa; allo stesso modo lo sviluppo del distretto nel settore primario può avvantaggiarsi di un tessuto sociali e di competenze fondamentali alla loro affermazione.


Obiettivo e metodologia


L’obiettivo della presente ricerca è stato quello di valutare, nel periodo 2001-2008, le variabili sociali ed economiche che hanno agito sullo sviluppo dei distretti attivi nel settore primario (distretto agro-alimentare di qualità e distretto rurale) in tutte le regioni italiane. In particolare si è voluto verificare il ruolo svolto dalle produzioni agroalimentari di qualità certificata, dalle banche di credito cooperativo, presenti sul territorio, e dalle politiche dell’Unione europea, attraverso i Programmi di sviluppo rurale regionali (PSR), e, infine, dalle politiche regionali, mediante l’emanazione di specifici provvedimenti legislativi regionali di recepimento di quanto predisposto dal Decreto Legislativo 228 del 18 Maggio 2001, sullo sviluppo dei distretti nelle diverse regioni.
Per la valutazione del ruolo dei distretti sullo sviluppo rurale sono state utilizzate delle metodologie quantitative necessarie per effettuare un confronto nel tempo e tra le diverse regioni italiane nelle due annualità 2000 e 2008, valutandone le variabili che statisticamente sono risultate essere significative sullo sviluppo dei distretti attivi nel settore primario.
La prima metodologia quantitativa utilizzata, per effettuare il confronto nei due periodi di osservazioni, ha utilizzato l’analisi multivariata delle componenti principali.
La fase successiva, parte centrale della ricerca, è servita per definire, applicando un modello quantitativo di regressione multipla, capace di valutare le variabili indipendenti che hanno agito sullo sviluppo dei distretti nel settore primario. L’impiego del modello di regressione multipla ha consentito di confrontare lo sviluppo dei distretti nelle diverse regioni italiane nelle annualità 2001 e 2008.


Risultati e discussione


L’applicazione dell’analisi delle componenti principali, sia per l’annualità 2001 che per quella 2008, ha dimostrato come lo sviluppo dei distretti agro-alimentari e rurali nelle regioni italiane sia stato correlato direttamente con la presenza delle banche di credito cooperativo, con la diffusione dei prodotti agro-alimentari di qualità certificata e con i fondi europei erogati per lo sviluppo rurale dall’Unione europea, attraverso i Programmi di Sviluppo Rurale. La disponibilità finanziaria limitata, in alcune regioni italiane, ha agito in maniera indiretta sullo sviluppo dei distretti. La maggiore diffusione dei distretti nel settore primario si è localizzata in quelle regioni caratterizzate da valori molto bassi di incidenza della superficie svantaggiata e montana sulla superficie complessiva regionale, il che dimostra come i distretti attivi nel settore primario tendano a localizzarsi in aree con caratteristiche orografiche e geomorfologiche di pianura e/o di media collina. La maggiore diffusione dei distretti si è localizzata in quelle regioni caratterizzate da valori molto alti di densità di popolazione residente, il che dimostra come le aree densamente popolate abbiano inciso in maniera statisticamente significativa sullo sviluppo dei distretti.


Tabella 1. Risultati delle simulazioni ottenute con i modelli di regressione multipla nelle due annualità analizzate
































































  Annualità 2008 Annualità 2001
Variabile indipendente Coefficiente p-value Significatività Coefficiente p-value Significatività
Costante 99,7358 0,04553 ** -29,3992 0,31784 ns
Banche di
credito (n)
0,00731601 0,07363 * -0,000666597 0,78070 ns
Produzioni di qualità certificata 0,171308 0,06568 * -0,0544576 0,57730 ns
-116,894 0,00846 *** 30,6678 0,29184 ns
Ln depositi 75,2548 0,00747 *** 23,6278 0,28502 ns
Ln impieghi -74,7437 0,00855 *** -23,6408 0,28354 ns
Variabile dipendente distretti attivi nel settore primario
R2 0.677





Significatività: *** al1%; **al 5%; *al 10%

L’applicazione del modello di regressione multipla, con errori corretti rispetto all’eteroschedasticità, finalizzata a comparare le due annualità di riferimento, ha evidenziato come nel 2008 lo sviluppo dei distretti attivi nel settore primario sia correlato positivamente con la diffusione di un sistema bancario di natura cooperativistica, con la presenza di produzioni agro-alimentari di qualità certificata e con l’ammontare dei depositi bancari nelle diverse regioni; una relazione inversa si è rilevata tra lo sviluppo dei distretti e le variabili indipendenti rapporto tra impieghi sui depositi e l’ammontare complessivo degli impieghi (Tab.1). Da ciò emerge come il distretto si localizza in zone nelle quali la ricchezza sia in termini di saperi che economici è elevata anche se in tali aree si è registrata una minore tendenza ad investire preferendo ridurre gli impieghi, fermo restando il ruolo che le banche di credito cooperativo svolgono per lo sviluppo dei distretti, soprattutto in quelle aree dove non molto elevata e radicata è la loro presenza sul territorio, il che potrebbe indicare come in questi territori rurali, a rischio marginalizzazione, ci sono degli sforzi maggiori per l’affermazione di distretti rurali e/o agro-alimentari di qualità cui un sistema bancario di natura cooperativistica riesce ad assicurare maggiore assistenza e collaborazione.


Conclusioni


Il distretto agro-alimentare di qualità e rurale rappresentano una grande opportunità per il presidio delle aree rurali che rischierebbero, altrimenti di impoverirsi e desertificarsi socialmente e produttivamente.
Per il futuro, il distretto agro-alimentare di qualità e rurale, potranno rappresentare, per le aree rurali italiane, due strumenti complementari e specifici per le diverse realtà e peculiarità produttive agricole e rurali, fermo restando che tutti i soggetti, politicamente ed economicamente coinvolti sul territorio, dovranno fare sintesi per generare quell’atmosfera di collaborazione e imitazionale, necessaria alla realizzazione di uno scambio proficuo ed efficiente tra tutte le parti coinvolte e consentire la genesi di uno strumento economicamente che si “autosostenga” e che sia in grado di garantire lo sviluppo socio-economico dei territori rurali e il presidio ambientale ed ecologico.


Nicola Galluzzo, dottore di ricerca in Scienze degli alimenti, si è laureato in Scienze agrarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, conseguendo il perfezionamento in Economia del turismo e in Gestione  e organizzazione  territoriale delle risorse naturali presso l’Università La Sapienza di Roma, in Studi europei presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Genova e in Controllo e autocontrollo degli alimenti presso la Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” di Roma. Assegnista di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea). E-mail: nicoluzz@tin.it


 






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