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Le aziende demaniali della Provincia di Rieti

Le aziende demaniali  e lo sviluppo rurale: un breve introduzione

di Nicola Galluzzo

1. Introduzione
A seguito delle riforme sul decentramento amministrativo attuate nel 1996, le amministrazioni regionali hanno cercato di attuare dei provvedimenti finalizzati a delegare delle funzioni e dei poteri di gestione diretta di alcuni beni e  servizi alle amministrazioni provinciali. La Regione Lazio con un specifico provvedimento, Legge Regionale 14 del 6 Agosto 1999, ha assegnato la gestione di alcuni beni di sua proprietà, quali, ad esempio dei vivai forestali, ad alcuni enti locali.
In questo processo di decentramento, già iniziato negli anni settanta, vanno annoverate le tenute forestali demaniali, le quali da una gestione centralizzata da parte dello Stato, attraverso le aziende demaniali forestali gestite dai ministeri competenti, sono state cedute alle regioni. La struttura di queste aziende demaniali rappresenta un elemento molto importante per l’economia delle comunità rurali che in esso risiedono in quanto possono essere sia fonte di sostentamento per i soggetti gestori, ossia per le famiglie che in esso risiedono, sia per l’ambiente rurale complessivo, il quale potrà essere gestito in maniera oculata, evitando situazioni di rischio per l’ambiente, conseguenti ad un loro abbandono.
Nelle regione Lazio sono presenti 9 foreste demaniali, in grado di interessare il 3% del territorio regionale, e di queste ben 4 si collocano nella provincia di Rieti (Presutti Saba et al., 2010) con una superficie interessata pari al 20% della superficie complessiva delle foreste demaniali regionali.

2. Il territorio forestale dell’ area di studio
Il territorio provinciale del reatino, oggetto del presente studio, si caratterizza per una orografia prevalentemente montana e collinare, con superfici di medio-elevata acclività, a ridosso della cimosa appenninica, ricoperta da ampie zone boscate e, nelle zone di minore acclività, da superfici prative utilizzate per il pascolo. Tutto ciò ha finito per caratterizzare il paesaggio e l’economia di alcuni borghi rurali, nei quali si è cercato di sfruttare, in maniera sinergica, i prodotti derivati dal territorio attraverso lo sviluppo di attività zootecniche, quali l’allevamento di bovini da carne (linea vacca-vitello) e l’allevamento ovino, lo sfruttamento del bosco per ricavarne legname e la possibilità di sfruttare i prodotti del sottobosco (funghi, tartufi). Le caratteristiche orografiche hanno influito in maniera significativa sullo sviluppo socio-economico delle comunità locali, le quali, dagli anni cinquanta, hanno iniziato ad abbandonare le zone montane interne per trasferirsi in quelle di pianura al fine di cercare di prestare la loro manodopera presso altre aziende agricole, oppure riconvertirsi, in altri settori produttivi in via di sviluppo come l’industria oppure, nei casi peggiori, trasferendosi al di fuori della provincia per lavorare nel settore terziario.
In base ai Censimenti Generali dell’Agricoltura svolti dall’Istat emerge come nella regione Lazio la maggiore superficie boscata, a causa dell’orografia dei luoghi, classificati per la maggior parte come collinari e montani, si collochi nella provincia di Rieti con circa un quarto dei boschi complessivamente presenti nella regione (Graf. 1). La presenza di superfici boscate planiziali interessa solo le zone costiere del Viterbese, di Roma e di Latina, mentre è assente nelle zone interne, fatta eccezione per qualche iniziativa di modestissima estensione, finanziata dai Fondi europei, attraverso il Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006 e dalla precedente programmazione 1994-1999, tesa a riconvertire le superfici agrarie e realizzare delle coltivazioni legnose di modesta estensione in alcune aziende agricole di pianura della provincia di Rieti (Graf. 2).
Nell’area di studio le zone di pianura e di media collina sono utilizzate, prevalentemente, per colture erbacee (mais, frumento, girasole), destinando alla coltivazione dell’olivo le zone collinare facilmente gestibili meccanicamente e utilizzando, infine, le porzioni di territorio di alta collina e pedemontane per l’allevamento alla stato brado di bovini da carne (linea vacca vitello) e ovini da utilizzare per la produzione di carne o di latte. L’allevamento zootecnico offre alle aziende demaniali le migliori condizioni per garantire un efficiente sfruttamento delle ampie superfici a prato-pascolo, altrimenti difficilmente utilizzabili per altri scopi agronomici, ed in sinergia con il bosco.

 

Allo stato attuale le aziende agricole che allevano bovini e ovini stanno cercando di valorizzare le loro produzioni sfruttando il marchio Igp Vitellone Bianco dell’Appennino e, nel caso dell’allevamento ovino, un marchio di qualità certificato (Igp), in fase di istruttoria, finalizzata a riconoscere l’allevamento ovino da carne dell’area di studio. A margine di ciò, è utile sottolineare come una pattuglia poco numerosa di aziende zootecniche, alcune delle quali si collocano in alcune aziende demaniali, abbiano sottoscritto degli accordi con i punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) al fine di fornire dei bovini allevati rispettando i criteri definiti in un apposito disciplinare e che trova nei consumatori un riscontro economicamente soddisfacente.

Tab. 1 – Caratteristiche delle aziende demaniali regionali in provincia di Rieti e loro ripartizione della superficie (Fonte: www.regione.lazio.it)

 Boschi
(ha)

 Prati e pascoli
(ha)

Altro
(ha) 

Gestore
privato
 

 Sala

 902

 430

 95

 Si

 Matricetta

 275

 16

 10

 Si

 Scandriglia

 464

 162

 15

 No

 Torricella

 714

 107

 9

 No

 Totale

 2.355

 715

 129

 –

Nella regione Lazio, un’analisi recente condotta dall’Assessorato all’ambiente, ha reso evidente la tendenza alla crescita della superficie forestale di proprietà regionale, la quale è passata da 460.000 ettari del 1981 a 559.000 ettari nel 2001, in controtendenza rispetto al calo fatto registrare, sia dalle aziende forestali private che dalle superfici aziendali, caratterizzate da foreste (Regione Lazio, 2004). Questo sembra confermare un abbandono dello sfruttamento forestale del territorio da parte delle aziende agricole il che, nel lungo periodo, potrebbe avere delle conseguenze dirette sul presidio del territorio in termini ambientali e socio-economici (marginalizzazione delle are rurali).
Una situazione particolare è quella che si registra nella provincia di Rieti dove è emerso come la maggior parte della superficie boscata, censita dall’Istat, sia di proprietà pubblica (Usi civici, foreste demaniali, proprietà delle comunità montane e/o di altri enti locali), posizionandosi, in media, di poco sopra al valore medio regionale pari al 60 %. Il governo delle foreste della provincia di Rieti è per la maggior parte a ceduo e, in misura limitata, a fustaia con la presenza di significative superfici coltivate a castagno, il quale è utilizzato per la produzione di castagne da destinare al consumo fresco e vendute sul territorio o sui mercati limitrofi e gestita, prevalentemente, da alcune cooperative attive sul territorio provinciale.

3. Le aziende demaniali nel Reatino
Le aziende demaniali presenti nel territorio della provincia di Rieti sono quattro, anche se, una di queste, quella denominata Scandriglia, benché si collochi nella provincia di Rieti, fa capo ad un ente locale che ha la propria sede legale nella provincia di Roma. Complessivamente, le aziende del demanio Regionale presenti nel reatino hanno un’estensione complessiva di 2.568 ettari così distribuite:
– Azienda Sala per complessivi 1.437, divisa in due corpi disgiunti che fanno capo a due comuni quello di Rieti per circa l’80% della superficie complessiva e di Longone Sabino per la porzione rimanente (Fig. 1);
– Azienda Matricetta per complessivi 301 ettari;
– Azienda Torricella per complessivi 830 ettari.
Le prime due aziende demaniali appartengono alla Regione Lazio ma sono gestite da un concessionario esterno rappresentato dal Consorzio Sala Srl di recente istituzione, mentre per l’ultima non è stata prevista, al momento, una figura specifica di gestione (Tab. 1).  
All’interno di queste aziende demaniali, soprattutto in quella di Sala, è possibile individuare una molteplicità di borghi caratterizzati da abitazioni, da stalle e da altre tipologie costruttive necessarie al ricovero del bestiame, che rendevano questi nuclei abitativi delle strutture autosufficienti per le piccole comunità che in esso vivevano. Nell’azienda demaniale di Sala la buona dotazione viaria interpoderale e di accesso alla viabilità nazionale,  rappresentano un punto di forza necessario per garantirne una piena fruizione della struttura per scopi agricoli e per scopi ricreativi (aree di campeggio, albergo diffuso, ecc.) e la possibilità di un agevole controllo delle strutture produttive.
Nelle aziende demaniali regionali della provincia di Rieti prevalgono le superfici boscate che complessivamente ammontano a circa 2.355 ettari pari al 73% della superficie totale facente parte delle aziende demaniali provinciali (3.199 ettari). La maggior parte della superficie forestale si concentra in due aziende demaniali quali quella di Sala e Torricella (Graf. 3). L’azienda demaniale di Sala sembra offrire la maggiore superficie da utilizzare per usi zootecnici estensivi, in quanto caratterizzata da prati e da pascoli ampi per una estensione complessiva di ben 430 ettari, seguita dall’azienda Scandriglia con 162 ettari. Le superfici destinate ad altra utilizzazione sono abbastanza limitate pari a circa 129 ettari e sono utilizzate per seminativi (cereali, farro, ecc.) o per piccole esigenze (orto, vite o altri fruttiferi) da parte dei nuclei familiari che ancora abitano dei borghi o dei casali tipici della zona.
L’analisi sulle superfici prative e destinate al pascolo nelle aziende demaniali, oggetto di studio, ha evidenziato come la tipologia di coltura foraggiera più diffusa risulti essere l’arborato-cespugliato, che si caratterizza per una porzione di terreno nel quale convivono sia essenze foraggiere (prati polifiti permanenti) sia colture arbustive spontanee, tipiche della zona collinare dell’Italia centrale, quale la ginestra e altri piccoli arbusti (ribes, more, ecc.).

4. Conclusioni
L’analisi effettuata ha consentito di valutare le potenzialità che le aziende demaniali possono avere per lo sviluppo socio-economico di piccole comunità rurali che in esso vivono e che hanno trovato nella gestione di carattere privatistico, mediante la stipula di convenzioni  di lunga durata, la possibilità di sfruttare queste realtà demaniali che, altrimenti, sarebbero state soggette ad un forte impoverimento e abbandono. La possibilità di uno sfruttamento mirato della potenzialità delle aziende demaniali dell’area di studio, quali quella di Sala e Matricetta, ha consentito di sviluppare dei piani per lo sviluppo di aziende di lungo respiro, finalizzati ad incentivare la ricettività agrituristica, mediante un albergo diffuso sul territorio, la valorizzazione dei prodotti del bosco e del sottobosco e l’allevamento di bovini, i quali, fregiandosi di un marchio locale, vengono venduti attraverso la Grande distribuzione organizzata, con significativi riscontri da parte dei consumatori.
Il corretto sfruttamento gestionale e programmatorio, di lungo periodo, delle aziende demaniali è risultato essere uno strumento efficace ed efficiente per incrementare la redditività e la sostenibilità delle aree rurali, evitandone l’abbandono e dando concretezza a quel concetto di multifunzionalità e presidio del territorio.
L’ente locale, nella gestione delle aziende demaniali, è divenuto un soggetto attivo e attuatore di alcuni interventi finalizzati, attraverso la progettazione di specifici piani di taglio del legname e di pianificazione delle essenze forestali, ad un recupero del bosco e alla produzione di un reddito necessario per predisporre i piani di assestamento forestale e per autofinanziare sia opere di  riqualificazione degli assortimenti forestali in situ che la realizzazione di strutture ricreative fruibili dalla popolazione locale, consentendo di diversificare l’attività agricola svolta (pluriattività) e di svolgere in maniera compiuta la multifunzionalità che, in termini monetari, trattandosi di una esternalità positiva sarebbe difficilmente monetizzabile e individuabile da parte dei beneficiari.

Bibliografia e sitografia
– Istat, (2009), “Statistiche forestali”, disponibili sul sito www.istat.it;
– Presutti Saba  E.,  Piovesan G., Carbone  F., (2010), “Studio di fattibilità sulle foreste demaniali di proprietà della Regione Lazio. Uso del suolo e tipi forestali, ipotesi di rete ecologica regionale”, poster paper disponibile sul sito
www.riservagenzana.it/csre/workshop_07/file/poster_presutti_saba_piovesan_carbone.pdf

Nicola Galluzzo, dottore di ricerca in Scienze degli alimenti, si è laureato in Scienze agrarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, conseguendo il perfezionamento in Economia del turismo e in Gestione  e organizzazione  territoriale delle risorse naturali presso l’Università La Sapienza di Roma, in Studi europei presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Genova e in Controllo e autocontrollo degli alimenti presso la Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” di Roma. Assegnista di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea). E.mail: nicoluzz@tin.it

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