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I Patriarchi del Purosangue

di Gianni Balzaretti


L’animale più veloce in assoluto cavalcato da un essere umano è il cavallo.
Tra di essi il ‘tipo’ di cavallo più veloce in assoluto sulla distanza superiore ai mille metri è il Purosangue Inglese. Una morfologia meravigliosa, una cosiddetta ‘perfetta macchina da corsa’ che sviluppa, con un peso sul dorso di oltre 50 kg., velocità assolute che superano abbondantemente i 60 km/ora (con punte di circa 70). Un cavallo così veloce però, non è sempre esistito: è il risultato della selezione umana.
Ripercorriamo qui brevemente le tappe che hanno portato alla nascita di questo meraviglioso animale.
Le corse dei cavalli erano il passatempo preferito del re inglese Carlo II (1660-1705); cominciarono ad essere chiamate lo ‘sport dei re’, appunto durante il suo regno. Carlo II acquistò cavalle straniere per migliorare il cavallo inglese grazie al suo matrimonio con Caterina di Braganza (1638-1705). La regina consorte era la figlia di Giovanni IV del Portogallo. Si era sposata con Carlo nel 1662. Come parte della sua dote l’Inghilterra aveva acquisito Bombay e Tangeri (Marocco). Da Tangeri, porto prospiciente la Spagna, furono importate numerose fattrici tanto famose da essere chiamate ‘royal mares’ (le cavalle reali). Questa riserva riproduttiva costituirà in seguito la base delle cavalle di razza purosangue (consolidata più tardi sempre con l’importazione di stalloni medio-orientali) per sviluppare il cavallo purosangue inglese.
Quali di essi sono da considerarsi i più antichi veri ‘fondatori’? Per avere notizie più precise, mi sono affidato a testi specialistici di fine ottocento/primo novecento. Le date relative ai cavalli, però, pur conservando una logica attendibile, a volte hanno piccole discordanze.


Il primo capostipite è Byerley Turk (ca.1679/1680, altre fonti 1684)


L’antefatto: durante il regno di Guglielmo III d’Orange (re di Inghilterra, Irlanda e Scozia) avviene una delle varie guerre austro-turche. L’armata imperiale, oltre che dai soldati austriaci, è composta da tedeschi, ungheresi, cechi, italiani, francesi, svedesi ed altri vari volontari europei. Inizia così nel 1686 l’assedio di Buda (Budapest), in Ungheria, occupata dai turchi-ottomani. Un certo capitano inglese, Robert Byerley del sesto ‘Guardie Dragoni’, cattura ad un ufficiale turco un cavallo baio che dimostra all’incirca otto anni. Esso viene utilizzato in guerra come cavalcatura di servizio per circa un anno e poi inviato in Irlanda nel 1689.
Strano utilizzo per questo cavallo. Nel 1690, infatti, partecipa in primavera a Down Royal, nell’Irlanda del Nord, sempre montato dal capitano Robert Byerley, ad una corsa chiamata ‘Il campanello d’argento’. Sua è la vittoria. Nello stesso anno, è comunque utilizzato ancora come cavalcatura di servizio nella guerra della Grande Alleanza quando Guglielmo III d’Orange sconfigge l’esercito dell’allora re di Inghilterra, Irlanda e Scozia Giacomo II (suo zio e suocero) il 12 luglio 1690 (battaglia sul fiume Boyne, in Irlanda).
Una sorte molto simile a Byerley Turk capitò anche ad un altro cavallo turco, il grigio Lister (1683), anch’esso catturato durante l’assedio di Buda e utilizzato nella battaglia del Boyne. Questi però, seppure fosse un buon padre di corridori, ebbe meno fortuna come progenitore e la sua linea si esaurì.
Il turco Byerley fu il primo cavallo iscritto nel libro genealogico del Purosangue (Stud Book). Operò come razzatore presso la proprietà di famiglia a Middridge Grange, nella contea di Durham e in seguito a Byerley Goldsborough’s Hall, vicino a Knaresborough, nello Yorkshire. Si racconta che si accoppiò con poche cavalle di qualità il che rende ancora più straordinaria la sua carriera di stallone. Raggiunse la massima notorietà quando generò Basto (nato nel 1702). Delle sue spoglie non si hanno notizie certe ma è probabile che sia stato sepolto presso la tenuta di Goldsborough.


Il cavallo turco Byerley


Come mostra il ritratto del cavallo, dal punto di vista morfologico, esso non presentava particolari caratteristiche.
Era un baio oscuro, come la maggior parte della sua discendenza, con un aspetto che ricordava abbastanza le linee del cavallo arabo. Aveva inoltre un vero caratteraccio…
Il più importante figlio, come vincitore di corse, fu forse Basto, anch’esso baio oscuro, allevato da Sir William Ramsden, lo stesso allevatore che fondò, nei Purosangue, la famiglia #1. Basto fu a sua volta un ottimo stallone. Fu venduto in seguito al Duca di Devonshire, nella cui proprietà, a Chatsworth nel Derbyshire, mori nel 1723. Anche questo cavallo era quasi morello, senza alcuna macchia bianca, in tutto simile al padre. Basto generò, tra gli altri, Soreheels, Ebony, Brown Betty, Old Coquette etc.
Ma il figlio più influente di Byerley Turk fu Jigg (1701), stallone nel Lincolnshire, considerato un ‘razzatore comune’ fino a che non generò Partner (1718), un cavallo che iniziò a sbaragliare gli avversari nelle corse cui partecipò. Partner generò Tartar (1743) che generò a sua volta Herod (1758), lo stallone che ebbe la consacrazione universale.
Altri importanti figli di Jigg furono Shock, Saucebox, Robinson Crusoe, Coneyskins, Whitenose Heneage’s, Jigg Heneage, Bolton Patriot, Whimsey, e vari altri.
Byerley Turk fu anche un famoso padre di fattrici. Esse rivestirono un ruolo decisivo nella costituzione di varie ‘famiglie’, come ad esempio la #1, la #3, la #8, la #27 e la #35.
Tra i discendenti più noti : Gladiator (1833), Dollar (1860), Le Lavandou (1944), Coronation (1946), Dante (1951), Tiepoletto (1956), Tiepolo (1964), Le Moss (1975).


Darley Arabian (1700) è il secondo


La leggenda di Darley inizia nel deserto siriano poco lontano da Aleppo, tra le greggi e le tende dei beduini della tribù Fedan. Il loro sceicco Mirza II aveva un puledro baio che aveva catturato l’attenzione del console britannico, Thomas Darley, durante una visita all’accampamento. Thomas era un grande commerciante ed era un attivo frequentatore del locale ‘club della caccia’. Si racconta che Darley riuscisse a convincere lo sceicco per la vendita del puledro, nato nel 1700, in cambio di 300 sovrani d’oro, una cifra alquanto elevata. Passato un po’ di tempo, Darley apprese però che lo sceicco aveva rinnegato l’accordo in seguito alla protesta della tribù che sosteneva inammissibile la vendita del miglior cavallo. Ma Darley non si perse d’animo e, con le appropriate conoscenze e tramite alcuni marinai compiacenti, facendo varie azioni di ‘pressione’ riuscì a ‘contrabbandare’ via Smirne il puledro che giunse in Inghilterra nel 1704. In una lettera al fratello Richard, Thomas Darley spiegava che il cavallo apparteneva ad uno dei più ‘puri’ ceppi arabi, il ‘Manak ‘ (o Muniqui), noto per la sua velocità.


Il Cavallo Darley Arabian


Anche Darley Arabian, stallone dal 1706 dal 1719, non ebbe a disposizione sempre le migliori fattrici. Ma riuscì a generare, attraverso Bartlet’s Childers (1716), Squirt (1732), Marske (1750) il campione dei campioni Eclipse (1764), il padre fondatore della linea cui appartiene la maggior parte dei purosangue.
Altri figli importanti furono Bulle Rock (1709), Smockface (1714), Manica (1707), Skipjack (1710), Gander (1720), Whistlejacket (1707), Childers (Flying) (1714), Aleppo (1711), Almanzor, Brisk (1711), Whitelegs (1715), Hobgoblin (1724), Spinner(1727), Foxhunter (1727) etc.
Alcune piccole curiosità: dalla discendenza di Darley derivano Old Shales, uno dei padri del cavallo trottatore americano e grande miglioratore della razza Hackney; Manica, anch’esso grande co-miglioratore della razza inglese Cleveland bay, razza sviluppatasi sulle colline Cleveland dello Yorkshire; Bulle Rocke, noto per essere il primo stallone purosangue importato in America.
Darley Arabian morì nel 1733.
La progenie di Darley ha come risultato la più diffusa linea genealogica tra i purosangue contemporanei. Tra gli italiani, le due famosissime linee ‘Dormelliane’ di Federico Tesio: la prima da Pot8os (1773), Phalaris (1913), Pharos (1920), Nearco (1925) ritenuto quest’ultimo probabilmente il più grande razzatore mondiale; la seconda da St. Simon (1881), Cavaliere d’Arpino (1926), Bellini (1937), Tenerani (1944), Ribot (1952) che contende a Nearco il titolo di ‘cavallo del secolo’.


Godolphin Arabian (Barb) (1724 – 1754) è il terzo


La leggenda racconta che fu notato per le strade di Parigi mentre tirava il carro dell’acqua e che, da stallone, instaurò una drammatica battaglia con il suo rivale Hobgoblin per la conquista della fattrice Roxana. Storie difficili da confermare ma che hanno alimentato la sua notorietà. Le notizie attendibili sono poche. Sicuramente fu importato in Inghilterra dalla Francia nel 1729 da un certo Mr. Edward Coke, che aveva buone conoscenze francesi, amico in particolare con il Duca di Lorena Francesco I (che poi sarebbe diventato imperatore di Germania). Si può presumere che Coke lo acquisì tramite le conoscenze che possedeva all’interno della Corte di Francia. Il cavallo, molto probabilmente, fu inviato come omaggio al re di Francia dallo sceicco di Tunisi. Il visconte De Manty, che se ne occupò presso la Corte di Francia, scrive che il nome vero del cavallo era Shami. Era giunto in cattive condizioni ma, anche se ‘mezzo morto di fame’, aveva un temperamento testardo e aggressivo che non lo faceva molto amare dal personale di scuderia. E’ molto probabile che il viaggio da Tunisi lo provasse molto fisicamente, ma è altrettanto improbabile che lo riducessero a tirare il carretto dell’acqua per le vie di Parigi. Qualunque sia la vera storia, giunto in Inghilterra nel 1729 fu poi trasferito a Longford Hall, nel Derbyshire, dove fu adibito alla riproduzione ed ebbe la ventura di accoppiarsi con Roxane nel 1731. L’anno successivo Roxane partorì un cavallo molto bello ed elegante, Lath, che fu poi venduto al Duca di Devonshire. Coke morì nel 1733 a soli 32 anni e lasciò il suo allevamento di fattrici al suo più caro amico Francesco, il secondo Conte di Godolphin, mentre gli stalloni andarono all’altro amico Roger Williams. A sua volta Francis lo prelevò da Williams. Il cavallo acquisì grande fama di riproduttore e fu conosciuto come il cavallo di Lord Godolphin.


Il cavallo di Lord Godolphin


Fu stallone nel Cambridgeshire non lontano dalla ‘città delle corse’ Newmarket e questa vicinanza, probabilmente, permise anche di avere buone fattrici. Generò Lath (1732), Cade (1734), Mogul (1735), Babraham e Janus (1738), Regulus (1739) etc. La consacrazione vera e propria arrivò attraverso Matchem (1748), figlio di Cade. Della stessa linea vanno ricordati Signorinetta (1905), Man O’ War (1917), War Admiral (1934) e, attraverso Hurry On (1913) gli italiani Jacopa del Sellaio (1929), Pilade (1930), Niccolò dell’Arca (1938), Astolfina (1945), Daumier (1948), Barba Toni (1953), Marmolada (1980) etc.
Attraverso Jalap fu anch’esso un grande co-miglioratore della razza inglese Cleveland Bay.
Janus (1738) fu invece esportato negli Stati Uniti e divenne uno straordinario progenitore di corridori sul quarto di miglio (Quarter Horse) nel periodo coloniale.
Al nome Godolphin Arabian spesso fu aggiunto ‘Barb’ in virtù del suo presunto paese di origine, la Tunisia, presso la costa di Barberia. Ci hanno lasciato di lui una descrizione che lo raffigura non molto alto, probabilmente con molto sangue arabo, proporzionatissimo e squisitamente qualitativo, una spalla lunga e obliqua, reni corte e groppa possente, garretti potentissimi e gambe ‘di ferro’, un collo lungo e arcuato, una testa piccola e affusolata, un portamento maestoso. A tutto ciò faceva però seguito un carattere impossibile e una testardaggine accentuata. Il suo compagno più affezionato fu il gatto Grimalkin. Morì nel 1754 in Inghilterra e fu sepolto a Wandlebury Ring.


Bibliografia



A history of the English turf, Theodore Andrea Cook, London, H. Virtue and company, limited[1901-04] Volumi primo, secondo, terzo.
The American thoroughbred, Charles E. Trevathan, London: Macmillian & Co., Ltd.,1905.
The American turf, John H. Davis New York, J. Polhemus printing company,1907.
The American turf: an historical account of racing in the United States, New York,The Historical Company[1898]
The English turf : a record of horses and corse, Charles Richardson, London: Methuen,1901.
Chapters from turf history, Newmarket. London: National review,1922.


Illustrazioni: A history of the English turf, Theodore Andrea Cook, London, H. Virtue and company, limited[1901-04] Volume primo.


 


Gianni Balzaretti, istruttore di 3° livello della Federazione Italiana Sport Equestri e tecnico C.O.N.I., è autore di diversi articoli e pubblicazioni sulla storia dell’equitazione, Purosangue Inglesi, concorso completo di equitazione. Attualmente insegna presso la Società Ippica Novarese.


 






A cavallo della storia
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L’Equitazione italiana come riferimento nel mondo
Gianni Balzaretti – Edizioni Miele – settembre 2009


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