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Aree rurali e produzione di ricchezza nei Paesi del bacino del Mediterraneo

di Nicola Galluzzo


1. Introduzione


Le aree rurali svolgono una funzione molto importante per il presidio delle aree rurali e per lo sviluppo socio-economico delle comunità che in esso vivono e come dimostrato, a livello europeo, dagli interventi che la Politica agricola comunitaria ha messo in atto.
Tra aree urbane e aree rurali c’è sempre stata una dicotomia che ha evidenziato una forte differenziazione in termini di sviluppo economico e di benessere tre questi due spazi geografici; nel corso del tempo questo differenziale si è acuito sempre di più a tutto svantaggio delle aree rurali.


2. Obiettivi e metodologia


Il presente lavoro ha voluto evidenziare in alcuni Paesi che si affacciano sul bacino del mediterraneo (Italia, Grecia, Algeria, Marocco, Turchia) caratterizzati da scambi commerciali abbastanza intensi nell’ambito degli accordi Euro-mediterranei il ruolo e la funzioni che le popolazione rurale ha nella formazione del reddito complessivo e pro capite di una nazione. Per poter effettuare un agevole confronto i dati sono stati confrontati con il valore complessivo dell’area Euro a 27 Paesi membri al fine di avere un agevole confronto tra i dati. Da un primo esame è emerso come nei paesi del bacino del mediterraneo si è assistita ad una notevole incidenza della popolazione rurale su quella urbana con tassi di crescita del Pil molto significativi e superiori, al di fuori dell’area euro, al 3% associata a tassi di crescita del Pil agricolo su quello complessivo.
Per poter effettuare l’analisi sono stati utilizzati dei dati panel nel periodo 2002-2009 valutando il ruolo che la popolazione urbana e quella rurale.
I modelli utilizzati sono stati 3:


  1. il primo ha considerato quale variabile dipendente il Pil agricolo prodotto nel periodo di tempo utilizzato;
  2. il secondo ha utilizzato quale variabile dipendente il Pil procapite al fine di valutare quali variabili indipendente hanno contribuito alla sua formazione;
  3. il terzo modello, infine, ha valutato quali variabili hanno agito sullo sviluppo del pil complessivo.

3. Risultati ottenuti: una sintesi


Dall’analisi del primo modello è emerso come il Pil agricolo non risulti essere legato statisticamente alla densità di popolazione sia nelle aree rurali che in quelle urbane e all’indice di sviluppo umano ossia un indice, capace di valutare le condizioni di sviluppo e benessere di un paese combinando le variabili inerenti l’alfabetizzazione con la speranza di vita e i livelli di reddito, che viene calcolato dal settimanale The economist per valutare gli effetti di tale indice sullo sviluppo economico di un paese. La variabile Pil agricolo è stata direttamente correlata con la crescita complessiva del Pil registro nei paesi del bacino del mediterraneo e dal Pil complessivamente prodotto nei diversi paesi considerati. Una correlazione negativa è stata riscontrata tra la crescita del Pil agricolo e la popolazione addetta al settore primario il che ha confermato una capacità molto limitata delle aree agricole, dove c’è una elevata incidenza della forza lavoro nel settore primario, di contribuire alla crescita del Pil.
Il secondo modello applicato ha confermato l’assenza di una funzione specifica delle variabile indipendenti popolazione rurale e urbana nel contribuire alla crescita del Pil pro capite. Quest’ultima variabile dipendente è stata direttamente correlata, come riportato in bibliografia, con la crescita del Pil complessivo, con l’indice di sviluppo umano e con l’ammontare complessivo, espresso in miliardi di dollari, del Pil prodotti in termini di valori correnti. L’analisi dei dati ha, tuttavia, confermato una correlazione indiretta tra la crescita del Pil procapite e il Pil agricolo e la percentuale di addetti in agricoltura. Tutto questo ha dimostrato, nel breve periodo, come nei paesi caratterizzati da un Pil che si origina prevalentemente dal settore primario, il quale vede occupati una buona percentuale della propria forza lavoro, si è avuto uno scarso effetto sia sul livello di reddito procapite il che ha confermato, in questo caso, quella differenziazione spaziale e territoriale che esiste tra aree urbane e aree rurali all’interno del bacino del mediterraneo.
Il terzo modello utilizzato, finalizzato a valutare quale variabili hanno potuto incidere sullo sviluppo del Pil complessivo prodotto in ciascuno stato considerato, ha evidenziato come la variabile indipendente crescita del Pil non ha avuto alcune effetto statisticamente significativi sul Pil complessivo; dall’analisi dei dati, invece, è emersa una correlazione positiva, statisticamente significativa, tra le variabili indipendenti Pil pro capite, percentuale di addetti al settore primario e popolazione che complessivamente risiede nelle aree rurali e il Pil complessivamente prodotto nelle area di studio. Una correlazione negativa si è riscontrata tra la variabile dipendente Pil complessivamente prodotto e la percentuale di popolazione residente nelle aree rurali e dell’indice di sviluppo umano. Il modello utilizzato ha, quindi, confermato come la crescita del Pil complessivo nell’area di studio è risultato essere correlato con la popolazione che vive nelle aree rurali e con gli addetti attivi nel settore primario. I valori di R2 e R2 corretti prossimi a 0,98 e 0,97 hanno dimostrato una buona adattabilità del modello ai dati.


4. Conclusioni


La presente indagine ha dimostrato il ruolo e la funzione delle aree rurali e del mondo agricolo, in senso generale, nella produzione del reddito complessivo dei Paesi considerati anche se sembra essere confermato la discrepanza e la dicotomia tra aree rurali e aree urbane in termini di produzione del reddito. Nell’area di studio i Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo sono stati quelli che hanno fatto registrare i maggiori tassi di crescita della ricchezza prodotta in termini di Pil e di Pil procapite.
Tutto questo spiega l’importanza degli accordi commerciali che sono stati stipulati dall’Unione europea con gli stati nord-africani con conseguenze economicamente interessanti, intese in termini di partnership, per le imprese italiane del settore agro-alimentare, utili per ristrutturare e riprogrammare i loro obiettivi strategici.


Nicola Galluzzo, dottore di ricerca in Scienze degli alimenti, si è laureato in Scienze agrarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, conseguendo il perfezionamento in Economia del turismo e in Gestione  e organizzazione  territoriale delle risorse naturali presso l’Università La Sapienza di Roma, in Studi europei presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Genova e in Controllo e autocontrollo degli alimenti presso la Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” di Roma. Assegnista di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea). E-mail: nicoluzz@tin.it


 






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