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Una lince svizzera nel Brenta

di Filippo Zibordi

Si trova ancora nel Parco Naturale Adamello-Brenta (Trentino) la lince protagonista del più formidabile spostamento mai registrato in Europa (Scandinavia esclusa). L’esemplare maschio, battezzato “B132” dagli operatori del Parco Nazionale Svizzero che l’hanno catturato e munito di radiocollare il 22 febbraio 2008, sembra aver trovato nei boschi del Brenta un habitat idoneo dal momento che, dopo essersi allontanato di circa 200 km dal suo luogo di nascita, vi staziona fin dallo scorso mese di aprile. Grazie al radiocollare GPS, i suoi spostamenti sono registrati con cadenza giornaliera e, inviati settimanalmente alla stazione di ricezione svizzera, permettono di confermare le zone frequentate, nonché di verificare le presunte predazioni a carico di ungulati selvatici.
Notizie positive, dunque, dal punto di vista ambientale: la lince, nata nel 2006 nella zona nord-orientale della Svizzera da due esemplari (“Nema” e “Turo”) rilasciati nell’ambito del progetto di reintroduzione LUNO, ha infatti dapprima raggiunto – per la prima volta dopo 25 anni – il Parco Nazionale Svizzero, quindi varcato il territorio italiano, dimostrando l’esistenza di corridoi idonei alla specie per una futura eventuale ricolonizzazione spontanea delle Alpi Centrali italiane. Ricolonizzazione che rimane, tuttavia, piuttosto improbabile, in conseguenza della scarsa tendenza alla dispersione caratteristica della specie, unitamente all’elevata “resistenza territoriale” (habitat non idonei, barriere, infrastrutture) della catena alpina e agli abbattimenti illegali a carico dei pochi esemplari in fase di dispersione che si sono verificati nel passato.
Per quanto riguarda il Parco, la presenza del felide rappresenta una conferma dell’integrità del territorio dell’area protetta: in maniera analoga all’orso, anche la lince è infatti una “specie ombrello”, capace di “coprire” le esigenze ambientali di numerose altre componenti dell’ecosistema e dunque di indicare una elevata condizione di naturalità delle aree frequentate.
Dietro l’arida sigla B132 si nasconde dunque un evento importante per la biodiversità del nostro territorio. Sebbene dal punto di vista strettamente biologico la presenza di un singolo esemplare di lince non possa essere considerata come il “ritorno della specie”, B132 è un “segnale positivo”, con delle importanti ricadute potenziali soprattutto dal punto di vista sociale: esso costituisce infatti un elemento di forte interesse per l’intero Trentino, capace di stimolare un dibattito che potrebbe portare, nel tempo, alla creazione delle condizioni sociali necessarie per l’affermazione della specie. Starà a noi saper sfruttare l’occasione… ed evitare che accada nuovamente quanto successo nel passato.

Lince
Lince (foto Campora-Galasso, Archivio PNAB)

Distribuzione storica e attuale
Presente un tempo su tutto l’Arco Alpino, la lince nel corso dell’ultimo secolo e mezzo ha subito la sorte di molte altre specie. Considerata “nociva” perché parzialmente competitrice con l’uomo, è stata pesantemente cacciata e sterminata con ogni mezzo.
Si valuta che la popolazione alpina di lince si sia estinta, oltre che a causa della persecuzione diretta, anche per le profonde modificazioni degli ecosistemi operate dall’uomo fra la fine dell’800 e i primi decenni del secolo successivo, quando tutte le popolazioni dell’Europa occidentale erano estinte, quelle orientali erano confinate nelle regioni boscate dei Carpazi e nelle aree montuose dei Balcani, e quelle dell’Europa settentrionale si presentavano ridottissime e molto frammentate.
A partire dal 1950 circa è cominciata una lenta ripresa delle popolazioni scandinave, mentre in diversi paesi d’Europa (Slovenia, Svizzera, Italia e Austria), a partire dall’inizio degli anni ‘70, sono stati condotti alcuni tentativi di reintroduzione attuati con capi provenienti dai Carpazi. Da queste operazioni si sono ricreate delle popolazioni vitali solo in Slovenia e in Svizzera: gli altri nuclei che si erano formati sulle Alpi sono invece scomparsi dopo pochi anni.
L’intera popolazione di linci attualmente presente sulla catena alpina è stimata in circa 150 esemplari, distribuiti in maniera frammentata su un territorio di circa 40.000 km2 di estensione.

Ascesa e declino in Trentino
Il primo segnale della ricomparsa della lince in Trentino Alto Adige è del 1982 quando, ad Aldino (Alto Adige) fu abbattuto un esemplare. In seguito si sono susseguite numerose segnalazioni, soprattutto nella zona del Lagorai (Trentino Orientale). È possibile che gli individui presenti provenissero dalla Stiria (dove tra il 1977 e il 1979 vennero liberate 9 linci) o dalla Slovenia, ma è più che probabile che si siano verificate anche delle immissioni abusive.
Indizi dell’avvenuta riproduzione in territorio trentino comparvero a partire dal 1985, quando a nord di Predazzo venne trovato morto un giovane esemplare (8,5 kg di peso). Successivamente, nell’agosto del 1988, venne rinvenuto il corpo di un piccolo di un anno in Val Moena. Nel settembre dell’anno successivo un maschio subadulto venne abbattuto nella zona di Pergine Valsugana (Roncogno). Questi episodi suscitarono l’interesse dell’Amministrazione Provinciale, che commissionò negli anni seguenti due studi per verificare e quantificare la presenza del felide sul proprio territorio (Ragni – Università Perugina e Janez Cop – Università di Lubiana). Sulla base delle informazioni raccolte e classificate, nel 1992 vennero ritenuti presenti in Trentino Orientale dai 5 ai 10 individui adulti, cui se ne aggiungevano circa altri 5, stimati nel Trentino Occidentale; a questo riguardo è da rilevare che alcune segnalazioni erano riferite anche all’interno del Parco Naturale Adamello Brenta. Nel 1995 si notò però un drastico calo nelle segnalazioni che portò a ridurre la stima delle linci presenti dalle 10-15 del 1992 a non più di 8: la presenza del felide nel Trentino Orientale si era quindi fortemente ridotta e si era accentuata l’occasionalità degli indici rilevati nel Trentino Occidentale.
Negli anni seguenti le osservazioni divennero del tutto sporadiche, tanto che si pensa che la presenza della lince in Trentino fosse sovrastimata nei primi anni 90 del secolo scorso. Attualmente la specie è definita come assente dal territorio.
Dall’estate 2001, proprio in virtù degli scarsi riscontri di indici di presenza del felide, la Provincia di Trento ha sospeso il campionamento sistematico impostato su una rete di percorsi campione fissi, che aveva preso avvio nel 1991.
Per quanto concerne l’area del Parco, dopo la lunga serie di segnalazioni raccolte nei primi anni ’90 e un periodo di totale mancanza di informazioni, alcuni indici di presenza sono stati rinvenuti nella primavera del 2001 in Valagola. Relativamente a questi dati non sono disponibili analisi di conferma e, soprattutto, non sono seguite ulteriori segnalazioni. Non essendo stati raccolti da alcuni anni dati oggettivi riferibili alla presenza della lince, prima dell’arrivo di B132 si supponeva la sua attuale assenza.

Filippo Zibordi, Gruppo di Ricerca e Conservazione dell’Orso Bruno del Parco Naturale Adamello-Brenta.
Parco Naturale Adamello Brenta
www.pnab.it

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