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I Ficus (4^ Parte)

di Paolo Pecchioli


I FICUS: GLI ALBERI DA SOGGIORNO


Ficus elastica var. originaria
Ficus elastica varietà originaria
Collezione storica Istituto Tecnico Agrario Firenze (foto Paolo Pecchioli)


LA MOLTIPLICAZIONE
E’ interessante, utile e particolarmente affascinante descrivere le tecniche che consentono la moltiplicazione del Ficus e ci offrono la possibilità di avere fra le mani  nuove piante, create da noi e cresciute sotto i nostri occhi. Il metodo più usato è la talea, ma con la margotta si può ottenere una radicazione in tempi più rapidi.


La talea
La moltiplicazione per talea è sicuramente il metodo più usato e più facile per produrre nuove piante.  Abbiamo detto che la potatura può dare l’occasione per moltiplicare il Ficus presente nel nostro appartamento; è bene però rilevare che i rametti che radicano più facilmente e più rapidamente sono quelli asportati dalla  cima delle piante. Si prelevano delle porzioni di rami lunghe 5-10 cm, se vogliamo moltiplicare Ficus come il benjamina, il pumila ecc., mentre se vogliamo moltiplicare Ficus come il F. elastica e il F. lyrata le talee possono essere anche più lunghe, tra 10-15cm. Il taglio deve essere effettuato appena al di sotto del punto dove sono inserite le foglie, che assume il nome di nodo; infatti è proprio dal nodo che si svilupperanno le radici. Le foglie del nodo dove abbiamo fatto il taglio saranno asportate perchè questa parte verrà interrata. Le foglie che rimarranno in superficie saranno tagliate a metà per evitare al massimo la traspirazione cioè la perdita di liquidi. Le talee così ottenute saranno piantate in un substrato composto da un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali. Il periodo più indicato per svolgere questa operazione va da Aprile fino ad Agosto, ma con modalità diverse nel trascorrere dei mesi, perchè le condizioni di temperatura che si succedono in un arco di tempo così lungo sono molto diverse. In generale bisogna assicurare alle talee una temperatura abbastanza alta, che va dai circa 18°C per il Ficus benjamina, fino ai 21°C – 24°C per il Ficus elastica e il Ficus lyrata. Come se non bastasse è richiesta una elevata umidità ambientale. Nei mesi di aprile – maggio, per raggiungere queste condizioni è necessario porre le talee in un grande e profondo contenitore, ricoperto con del film plastico trasparente o con lastre di vetro, in modo da creare all’interno del contenitore la giusta umidità e la necessaria temperatura. Il ricorso a questa “mini-serra” è dovuta al fatto che in Aprile-Maggio la temperatura esterna non è ancora tale da favorire l’attecchimento e non sono infrequenti gli abbassamenti di temperatura, che possono arrestare la radicazione e danneggiare le talee. Le talee potrebbero essere anche ospitate in casa, ma nelle abitazioni i caloriferi sono già spenti in quei mesi e anche qui, per assicurare le necessarie temperatura e umidità, si dovrebbe ricorrere alla “mini-serra”. Come poi vedremo, il ricorso al film plastico, per assicurare l’umidità necessaria, non è artigianale, ma è usato anche nelle grandi aziende floricole.
Nel prosieguo della stagione, quando la temperatura comincia a stabilizzarsi sui 25-30°C e più, in Giugno, Luglio ed Agosto, la procedura per la moltiplicazione deve leggermente variare. Se applichiamo il metodo sopra descritto rischiamo di veder marcire e morire le talee. Infatti la temperatura e le condizioni di umidità che si verificherebbero all’interno del nostro contenitore coperto da lastre di vetro o film plastico sarebbero eccessive e, dunque, non porterebbero le talee all’attecchimento bensì alla loro morte. Per evitare questo epilogo collocheremo  le talee in un vaso, sistemato in un grande ambiente caldo, come può essere una serra, sempre evitando l’esposizione diretta ai raggi del sole. Questo ambiente dovrà essere caldo ma anche sufficientemente areato; per creare la giusta umidità  le innaffiature, in questa stagione e in questo locale, devono essere frequenti. Con questi accorgimenti si creano le condizioni di umidità e di temperatura  ideali per stimolare la radicazione.
Un altro metodo particolarmente semplice per ottenere delle nuove piantine è quello di far radicare le talee in acqua; il rinvaso avverrà successivamente, quando l’apparato radicale sarà sufficientemente sviluppato. Anche con questo sistema di moltiplicazione deve essere garantita la necessaria temperatura ambientale.
Le grandi aziende floricole praticano la moltiplicazione anche d’inverno e, dato che la tecnica è simile a quella appena illustrata, ne farò solo un breve cenno. Le talee sono raccolte tra novembre e gennaio, vengono lasciate per un giorno a scolare il lattice, dopodiche sono poste in un cassone riscaldato a una temperatura compresa tra i 25-30°C. Il substrato è quello indicato precedentemente. Terminata la piantagione si annaffia abbondantemente e si copre il tutto con del film plastico, in  modo da creare l’umidità necessaria alla radicazione. Se le condizioni sono ottimali, la radicazione avviene dopo meno d’un mese, in 20-25 giorni, e le piantine possono essere subito rinvasate, anche se è preferibile aspettare la primavera successiva, mantenendo la temperatura e l’umidità adatte durante tutto l’inverno.
La moltiplicazione di questo genere di piante non è particolarmente difficile, sono sufficienti poche attenzioni; però, se assolutamente non vogliamo fallire, possiamo usare dei prodotti che facilitano la radicazione, ovvero degli ormoni radicanti o rizogeni, i quali stimolano l’emissione di radici e dunque l’attecchimento.


La margotta
L’altro sistema di moltiplicazione è quello per margotta. La margotta è una tecnica di moltiplicazione costituita da una serie di operazioni, effettuate in Maggio-Giugno sui rami più alti. La prima di tali operazioni è una incisione, fatta con un coltello, praticata  nella corteccia del ramo che vorremo far diventare una piantina. L’incisione può essere provocata anche stringendo intorno al ramo un filo di ferro, il cui spessore deve essere proporzionale al ramo. Una volta compiuta questa operazione bisogna soltanto rivestire di sfagno o torba la parte del ramo incisa e poi avvolgere il tutto con del film plastico, legato qualche decina di centimetri al di sopra e al di sotto dell’incisione. E’ importante praticare dei piccoli fori sul film plastico per permettere il passaggio dell’aria, ed un foro più grande per inumidire il substrato ogni qualvolta appaia asciutto.
Esistono altri due metodi secondari di moltiplicazione: la talea fogliare e la talea radicale. La talea fogliare è utilizzata particolarmente per il F. elastica, mentre la talea radicale è applicabile a tutte le specie di Ficus. Sono entrambi sistemi di moltiplicazione poco usati.


Tronco e radici aeree di Ficus elastica varieta' decora
Tronco e radici aeree di Ficus elastica varietà decora
Collezione storica Istituto Tecnico Agrario Firenze (foto Paolo Pecchioli)


I PARASSITI DEL FICUS
I Ficus, come come tutte le piante, possono essere colpiti da malattie causate da funghi, oppure possono essere attaccate da insetti parassiti. Va sottolineato che i Ficus sono molto resistenti alle malattie, mentre sono sensibili agli attacchi dovuti a insetti parassiti, che provocano maggiori danni. Per evitare di avere piante pesantemente infestate, è opportuno monitorarle continuamente e con attenzione, anche perchè alcuni insetti attaccano la pagina inferiore o si nascondono nelle gemme.
Tra gli insetti che aggrediscono i Ficus troviamo i tripidi, gli acari e le cocciniglie.
I tripidi sono piccoli insetti, appartenenti all’ordine dei Tisanotteri, i quali posseggono un apparato boccale pungente-succhiante. I tripidi provocano danni all’apparato fogliare, sotto forma di deformazioni e bollosità; quando l’attacco è avanzato, questi sintomi possono evolvere in delle tacche di colore marrone.
Altri tripidi, oltre alle deformazioni fogliari, provocano delle decolorazioni fogliari con strisce di colore verde chiaro “a puntini”. Alcuni tripidi possono attaccare la pagina superiore della foglia mentre altri quella inferiore ma in entrambi i casi l’effetto causato dalla loro presenza è un rallentamento della crescita. Si combattono con prodotti a base di piretro.
Se sulla pagina inferiore della foglia troviamo delle ragnatele e le foglie cominciano ad assumere una colorazione giallastra, siamo di fronte ad un attacco di acari. Gli acari sono insetti affini ai ragni (classe Aracnidi), dotati di un apparato boccale pungente-succhiante come i tripidi. Provocano danni simili a quelli provocati dai tripidi ovvero decolorazioni sulle foglie, a volte puntiformi, e rallentamento della crescita. In più, le punture di questo insetto causano raggrinzimenti e incurvature del lembo della foglia. La condizione necessaria per il loro sviluppo è la secchezza dell’ambiente, infatti il loro periodo di massimo sviluppo è l’estate. Se l’attacco si verifica dentro  una serra, la soluzione più semplice per combatterli è aumentare l’umidità all’interno della serra stessa. La lotta agli acari è difficile perchè essi si rifugiano nelle fessure della corteccia e delle gemme, e perchè riescono a generare ceppi resistenti agli antiparassitari. Si possono combattere con alcuni dei prodotti usati  contro i tripidi.
Le cocciniglie sono insetti emitteri che si nutrono della linfa delle piante. La cocciniglia che trattiamo è chiamata comunemente cocciniglia cotonosa ma il suo nome scientifico è Planococcus citri. Questa cocciniglia, oltre a rallentare lo sviluppo della pianta, per riduzione dell’attivita fotosintetica,  lascia sulle foglie una secrezione biancastra e cotonosa. I rametti attaccati deperiscono, le foglie ingialliscono e successivamente seccano. La presenza di cocciniglie è sempre la condizione ideale per lo sviluppo di una malattia chiamata fumaggine; la fumaggine è un fungo che prospera sulla superficie delle foglie in presenza delle secrezioni zuccherine delle cocciniglie. Per combattere questo insetto ci si può avvalere di prodotti chimici specifici, però si può anche adottare qualche sistema semplice, economico ed innocuo. Infatti, se le piante sono  coltivate in un appartamento, in ufficio o comunque in un ambiente chiuso e abitato, è sempre sconsigliato ricorrere alla soluzione “chimica”, perchè rischiamo di inalare noi stessi i prodotti usati contro i parassiti, e perciò ritengo sia giusto, ove possibile, promuovere soluzioni alternative. Infatti, basta una minima quantità di qualsiasi detersivo da stoviglie, diluito in acqua, per ottenere una soluzione saponosa, che, una volta spruzzata o distribuita con un pennello sulla pianta, contrasterà efficacemente il parassita. In alternativa, si ottengono gli stessi risultati utilizzando alcool denaturato, passato sulle superfici della pianta infestata con un batuffolo di cotone.
E’ovvio che queste sono soluzioni ideali per ambienti domestici dove le piante non sono in gran numero ed hanno dimensioni limitate.


Ficus benjamina 
Ficus benjamina
Collezione storica Istituto Tecnico Agrario Firenze (foto Paolo Pecchioli)



Riferimenti bibliografici
– AA.VV. “IL GRANDE LIBRO DEI FIORI E DELLE PIANTE” Selezione dal Reader’s Digest – Milano 1978
– A. Laghi, G.P. Gnone “LE COLTURE PROTETTE – Sistemi e metodi di coltivazione” CISIA 1975
– E. Susini “I MIEI FIORI E IL MIO GIARDINO” Edagricole 1987
– Luciano Giugnolini – Maria Teresa Temistocchi – Paolo Ricci Barbini – Maria Pizzirani
“GUIDA ALLE PIANTE DELL’ISTITUTO TECNICO AGRARIO”  A.S.1992-93
– A. Acampora “FICUS TROPICALI: LE SPECIE DA INTERNO PER ECCELLENZA”
Tratto da “BonsaItalia – arte e natura” n°37 Gennaio-Febbraio 2004
– E. Banfi, F. Consolino “ALBERI” Istituto Geografico De Agostini
– The Royal Horticultural Society “IL GIARDINAGGIO dizionario delle piante ornamentali” UTET-GARZANTI


Paolo Pecchioli, Agrotecnico, è in possesso del diploma di qualifica di orto-floricoltore. Attualmente ricopre la mansione di Assistente tecnico presso l’Istituto Tecnico Agrario di Firenze.