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di Gennaro Pisciotta

La vendemmia 2017 in Italia rimarrà impressa nella mente dei viticoltori italiani in quanto è la sesta vendemmia peggiore degli ultimi cinquanta anni che oscillerà intorno ai 57.000.000 circa di quintali e applicando un coefficiente di trasformazione in vino del 72% (fonte Assoenologi) saremmo intorno ai 41 milioni di vino, un 25% circa in meno del 2016 (54,1 milioni di ettolitri- fonte Istat) e del 13% circa rispetto alla media (2012/2016). Per chiarire il tutto si riporta la tabella che chiarisce la situazione in modo sinottico e di rapida comprensione:

Vi è da aggiungere che i 41 milioni circa di ettolitri totali, potrebbero subire un ulteriore assestamento più basso dei 40 milioni circa di ettolitri con – 16% \17% per:

  • persistenza delle alte temperature e l’aridità nell’Italia centro- meridionale
  • mancanza di acqua di riserva di H2O nei suoli
  • conseguente perdita ponderale dei grappoli di uva (N.d.R. i chicchi di uva sono composti mediamente di acqua per il 75 – 80 % mediamente)

Per rendersi conto dell’importanza di quanto suddetto a titolo esemplificato che in un terreno pesante (argilloso) occorrono 8-10 mm di pioggia per ha corrispondono a 80-100 mc\ha e 20-25 l per pianta, nei terreni sciolti la quantità occorrente è del 50-60%, ma turni irrigui più frequenti.

I rilievi fatti dall’Assoenologi riguardano la situazione di fatto nelle delle due settimane quasi finali di agosto, ma quando i dati ISTAT saranno pubblicati la forbice con il risultato finale sarà intorno al 3-4%.

Facendo una carrellata sulla situazione dell’uva da vino nel 2017, possiamo così schematizzarla:

  • Dal punto di vista quanti – qualitativa l’uva prodotta sarà buona se non ottima, con rare punte di eccellenza, grazie alla trasversalità climatologica e alla biodiversità ampelografica indigena rara fra le nazioni vitivinicole
  • Lo stivale italiano al settentrione ha goduto per le zone vitate nel periodo luglio-agosto di piogge estive, alla esperta tecnica colturale, alla riserva di acqua irrigua e alla resistenza a questo mix meteo di vitigni indigeni
  • Nel centro-sud i fattori avversi hanno decimato la produzione viticola con una gelata ad aprile che hanno bruciato i germogli già allo stadio inoltrato di crescita con perdita dei futuri grappoli, unita alla siccità e ad una forte ondata di caldo, con valori frequenti di 40°C.

Naturalmente il mercato ne ha risentito con incremento dei valori rispetto al 2016 sia per vini DOP e IGP che per vini da tavola. Vedremo nei prossimi mesi se la situazione descritta rimarrà stabile o come si evolverà.

Gennaro Pisciotta
12/09/2017

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