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di Filippo Zibordi – Gruppo di Ricerca e Conservazione dell’Orso Bruno del Parco Naturale Adamello Brenta

Il 26 giugno 2006 in Baviera, non lontano dal confine con l’Austria, un orso è stato ucciso su decisione del governo locale.
Il suo nome “in codice” era JJ1: primogenito (1) di Joze (J) e Jurka (J), nato nel Parco Naturale Adamello Brenta nel 2004.
JJ1 stava vagabondando, come spesso fanno i giovani orsi, forse alla ricerca di una nuova area nella quale stabilirsi.
La sua “colpa presunta” è stata quella di cibarsi troppo frequentemente di galline e farlo occasionalmente nelle immediate vicinanze delle abitazioni poste non lontano dai boschi nei quali passava le sue giornate.

LA STORIA DI JJ1 E IL NOSTRO PARERE TECNICO

Chi era JJ1?
JJ1 era uno dei 20 cuccioli nati in Trentino negli ultimi anni, figli di orsi immessi nell’ambito del Progetto di reintroduzione Life Ursus. Le analisi genetiche (realizzate dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) hanno stabilito che JJ1 – nato nei primi mesi del 2004 – era figlio di Joze (maschio di 12 anni, rilasciato nel 2000) e Jurka (femmina di 9, anni rilasciata nel 2001).
Perché JJ1 non è rimasto nel Parco Naturale Adamello Brenta?
Era evidente fin dalla fase preparatoria del progetto Life Ursus come l’area del Parco non fosse sufficientemente ampia da supportare entro i propri confini una popolazione vitale di orsi. Come previsto, la popolazione di orsi si sta espandendo sia numericamente sia territorialmente: alcuni individui hanno frequentato le zone alpine di Belluno, Brescia e Bolzano, varcando in almeno 3 casi i confini nazionali.
La ricerca di nuovi territori di vita caratterizza, in particolare, i giovani maschi che si spostano alla ricerca di nuovi contesti territoriali, distanti anche parecchi chilometri dal luogo di nascita.
I fenomeni dispersivi erano stati quindi più che preventivati: dal calcolo delle distanze percorse dagli orsi più erratici, il Parco già da qualche anno aveva preventivato la possibilità che alcuni sporadici fenomeni di ricolonizzazione potessero interessare anche la Germania a breve termine.

La storia di JJ1
JJ1, ribattezzato Bruno dai tedeschi, è il terzo orso ad aver varcato i confini nazionali. Partito dal Trentino meridionale (dove la sua presenza è stata segnalata nel mese di aprile 2006), ha raggiunto l’Austria dove è stato avvistato per la prima volta il 5 maggio scorso. Dal Tirolo, JJ1 è passato nel Voralberg dove ha causato alcuni danni, penetrando in 2 recinti.
Successivamente, ha proseguito nell’esplorazione del territorio, spostandosi verso il confine tra l’Austria e la Baviera, dove si è reso responsabile del danneggiamento di alcuni apiari. Il WWF Austria, consultato dal governo federale locale, in accordo con il locale Piano di Gestione della specie, ha promosso un’azione di dissuasione e cattura dell’esemplare e un incontro con le autorità bavaresi. A causa dei continui spostamenti, lo sforzo profuso non è però stato sufficiente per realizzare le misure sopraccitate.
JJ1 nel frattempo, senza aver subito alcuna misura “dissuasiva”, ha raggiunto la Baviera (Germania). Qui ha compiuto alcune predazioni notturne nei confronti di pecore, penetrando in alcuni stazzi e avvicinandosi ad alcuni villaggi posti in prossimità del bosco per predare delle galline (22/5).
Convinte che l’“eccessiva confidenza” dell’animale potesse portare ad una situazione di pericolo per l’incolumità pubblica e “impossibilitate” alla cattura a causa degli eccessivi spostamenti del plantigrado, le Autorità bavaresi, sentiti gli esperti locali, hanno individuato l’abbattimento come l’unico metodo possibile per allontanare l’orso dai centri abitati, valutata negativamente la possibilità di “rieducare l’orso”.
L’ordinanza di abbattimento è stata di lì a poco revocata in seguito ad un accordo con un team finlandese, incaricato della cattura di JJ1. Scaduto il mandato di consulenza senza che la squadra di cattura riuscisse ad entrare in contatto con l’animale, il Governo della Baviera, insieme a quello del Tirolo, ha rinnovato il mandato di abbattimento per il “rischio posto all’incolumità pubblica” a partire dal giorno 26 giugno.
Nelle prime ore del mattino del 26 giugno stesso, JJ1 è stato abbattuto da un cacciatore la cui identità è stata tenuta ignota.
Di chi era la responsabilità della gestione di JJ1? Di chi è la proprietà di JJ1?
Benché la questione possa essere oggetto di un dibattimento legale, in accordo con l’art. 11 della Direttiva Habitat (CEE/43/92), la responsabilità giuridica per gli esemplari di fauna selvatica appartenenti ad una specie prioritaria come è l’orso (inclusa nell’All. II e IV) sembrerebbe ricadere sugli stati sul cui territorio gli esemplari si trovano. Ciò trova riscontro nell’art. 11 della direttiva citata secondo il quale l’orso è una specie “per la cui conservazione la Comunità ha una particolare responsabilità” e “per cui gli stati membri garantiscono la sorveglianza dello stato di conservazione”.

Perché JJ1 è stato abbattuto?
Esperti locali, interpellati dalle autorità austriache e tedesche, hanno ritenuto che JJ1 fosse un animale “dannoso”, come stabilito dal Piano di gestione della specie vigente in Austria. Un comportamento di quel tipo da parte di un orso, in particolare se avviene in vicinanza di centri abitati, prevede la messa in atto di azioni di dissuasione sull’animale. Viene considerata una aggravante l’ingresso di un orso in “strutture chiuse ad uso antropico” (come ad esempio pollai e stazzi), comportamento che può potenzialmente portare a incontri ravvicinati con l’uomo e dunque a situazioni di pericolo.
Non riuscendo a procedere con azioni di dissuasione e cattura dell’animale e ritenendo al contempo che fosse impossibile “rieducare” JJ1, gli esperti hanno preferito dare un messaggio forte alla popolazione locale: la propria capacità di intervenire sugli orsi problematici.
Al di là dell’opportunità politica di eliminare il problema abbattendo l’orso, gli esperti hanno interpretato il Piano di gestione dell’orso di cui è dotata l’Austria in maniera rigida, ritenendo che, per favorire la conservazione futura della specie, fosse utile sbarazzarsi di un “cattivo ambasciatore” come JJ1.
E’ normale/tollerabile che gli orsi facciano danni/siano pericolosi?
L’orso è un animale la cui presenza entra inevitabilmente in conflitto con l’uomo e le sue attività economiche, soprattutto nelle regioni densamente popolate, dove gli ambienti preferiti dal plantigrado si sovrappongono con le aree utilizzate per l’allevamento, l’agricoltura, l’apicoltura.
È quindi normale che alla presenza anche di un singolo orso possa corrispondere un certo numero di danni, generalmente di bassa entità e gestibili con un sistema di rifusione.
Esiste ovviamente una “soglia massima di tollerabilità”, derivante principalmente dall’emotività del contesto sociale nel quale i danni si sono verificati. In generale, l’uomo è più portato a sopportare carestie, cinghiali e cervi piuttosto che la presenza dell’orso, i cui danni a volte sono insopportabili prima ancora che per questioni economiche, proprio perché sono un segno tangibile della sua esistenza fisica.
Inoltre, avere un orso o più orsi sul territorio significa anche abituarsi a convivere con un piccolo elemento di rischio che, seppur minimo, non può essere né nascosto né dimenticato.
In base al loro comportamento, è però evidente che gli orsi debbano essere considerati semplicemente come animali selvatici e, in quanto tali, né buoni né cattivi, da rispettare e temere, senza enfatizzarne la pericolosità o tanto meno rimanerne terrorizzati.
Anche nei non rari casi in cui, soprattutto durante le ore notturne, gli orsi vanno alla ricerca di cibo a ridosso delle abitazioni, il loro comportamento non può essere immediatamente correlato alla loro pericolosità.

Perché JJ1 non doveva essere abbattuto?
Pur non reputando un “tabù” l’eventuale abbattimento programmato e attentamente motivato di un orso (come sancito dal “Protocollo d’azione nei confronti degli orsi problematici e d’intervento in situazioni critiche” redatto dalla Provincia Autonoma di Trento e approvato dal Ministero dell’Ambiente italiano), si è convinti che la misura adottata in Germania sia stata sproporzionata e poco giustificabile.
In Trentino, come rimedio a comportamenti “problematici”, probabilmente peggiori di quelli di JJ1, il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato il Servizio Foreste ed Fauna della Provincia a procedere con la ricattura di un esemplare (Jurka, madre di JJ1) a scopo di radiomarcaggio. In un contesto territoriale e culturale abituato alla convivenza con la specie come è il Trentino, l’abbattimento è infatti previsto solo per gli orsi “pericolosi”, cioè quelli che mostrano ripetutamente atteggiamenti aggressivi nei confronti dell’uomo.
Secondo quanto comunicato da parte delle autorità bavaresi, JJ1 non ha manifestato alcun atteggiamento aggressivo: si è solo reso responsabile di alcuni danni a bestiame ed apiari (comportamento più che normale per un plantigrado), frequentando zone abitate situate ai margini del bosco.
Vale la pena sottolineare inoltre come, in una fase caratterizzata da una bassa densità come quella attualmente presente sulle Alpi, gli orsi come JJ1 abbiano un grande valore educativo nei confronti delle popolazioni locali, facendo loro comprendere che avere orsi sul territorio significa sopportare alcuni danni e un, seppur minimo, grado di rischio. A seguito dell’abbattimento, nel momento in cui dovesse arrivare un altro orso sul territorio austriaco o tedesco, sarà difficile far comprendere ad una parte dell’opinione pubblica che eventuali danni rientrano nella normalità delle cose. Al contrario, l’abbattimento di JJ1 ha probabilmente portato ad abbassare la “soglia di tollerabilità” nei confronti degli orsi, ostacolandone l’auspicato sviluppo numerico.
La decisione di abbattimento crea inoltre ripercussioni a distanza, in particolare laddove vengono compiuti sforzi per limitare i contrasti tra uomini e orsi come in Trentino. Appare infatti evidente la necessità di limitare al massimo le difformità di comportamento tra nazioni che si trovano ad avere orsi sul proprio territorio, cercando al contrario di trovare forme di raccordo che facilitino la conservazione delle specie su vasta scala.
Anche l’ondata di indignazione che l’abbattimento di JJ1 ha sollevato, pur avendo risvolti positivi legati alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti della specie, può avere ricadute negative legate alla potenziale distorsione della figura dell’orso nell’immaginario collettivo.
In questo contesto il rischio può essere quello che l’abbattimento porti ad una ondata di “pietismo animale”, sicuramente negativa per la conservazione della specie su vasta scala territoriale.
L’abbattimento, in particolare come è stato realizzato in Baviera, cioè senza robuste motivazioni e senza il supporto di una adeguata attività di comunicazione, deve essere considerato un gesto fortemente diseducativo.
Infine, appartenendo ad una “specie prioritaria” secondo la legislazione comunitaria, l’orso è un patrimonio della collettività europea, che va salvaguardato come un bene comune.

Cosa non ha funzionato nella “vicenda JJ1”?
JJ1 ha messo a nudo la mancanza di un vero dialogo tra nazioni confinanti che, seppur unite sotto gli “auspici” della Direttiva Habitat, hanno collaborato in modo clamorosamente insufficiente per arrivare ad una soluzione condivisa. La mancanza di raccordo internazionale ha fatto sì che non sia stata sfruttata l’esperienza acquisita nella gestione della specie in Europa meridionale. Senza voler mancare di rispetto a nessuno, è evidente che il parere di pochi tecnici austriaci non può e non deve essere considerato sufficiente per prendere decisioni importanti che potenzialmente possono avere ricadute notevoli anche in altri paesi appartenenti all’Unione Europea.
A ulteriore esempio di questa peculiare situazione si ricordi come le autorità austriache e tedesche, nonostante la disponibilità dimostrata dal Ministero dell’Ambiente italiano, si siano rivolte ad un team finlandese per tentare di catturare JJ1.
Più in generale è possibile affermare che “non abbia funzionato” la cultura dell’uomo, eccessivamente preoccupato da una presenza nuova e portato quindi a prendere decisioni in modo rapido, senza preoccuparsi adeguatamente delle ricadute.
A causa della portata dell’evento e dell’importanza che la specie riveste nelle politiche di conservazione a livello comunitario, sembra grave la responsabilità dell’Unione Europea che si è dimostrata assente da tutta la vicenda. Il suo silenzio è tuttavia giustificato da un quadro organizzativo comunitario non consono a gestire vicende di questo genere: le leggi di riferimento connesse alla trasgressione della Direttiva Habitat portano infatti a pene pecuniarie post-facto, mentre non esistono strumenti propositivi volti a intervenire nel momento in cui tali trasgressioni stanno per essere realizzate.

Quale futuro, ovvero cosa succederà?
È molto probabile che il Governo Bavarese e/o la Germania vengano denunciati all’Unione Europea per violazione della Direttiva Habitat. In questo caso, chi ha ordinato l’abbattimento dovrà giustificare in sede processuale il paventato rischio per l’incolumità pubblica.
Appare evidente che un’eventuale condanna potrebbe allontanare il pericolo di strumentalizzazioni in altre zone dell’Europa dove sono presenti popolazioni di orsi e dove l’opinione pubblica potrebbe in futuro invocare con più facilità un trattamento “alla bavarese” per eventuali orsi “dannosi”.
La morte di JJ1 potrebbe paradossalmente avere anche ricadute positive, in particolare stimolando nuove forme di cooperazione internazionale per la conservazione della specie. Ne è un esempio l’incontro svoltosi a Trento in data 4/7/06, organizzato dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento (Servizio Foreste e Fauna) alla presenza di rappresentanti delle principali strutture coinvolte dalla presenza della specie sull’Arco Alpino.
Durante tale incontro, l’analisi critica di quanto accaduto in Germania è servita da spunto per ipotizzare la creazione di un raccordo internazionale che porti ad un assetto di gestione della specie condiviso su vasta scala.
Si auspica che la risposta indignata da parte dell’opinione possa essere di stimolo perché episodi simili non abbiano a ripetersi e vengano invece trovate migliori forme di collaborazione e confronto a livello amministrativo. In caso contrario, potrebbero risultare vani gli sforzi compiuti nell’ultimo decennio da tutti gli enti pubblici e privati che si sono adoperati per il ritorno della specie nelle sue aree di origine.

LA POSIZIONE DEL PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA IN MERITO ALL’UCCISIONE DELL’ORSO JJ1 IN BAVIERA
Il Parco Naturale Adamello Brenta è impegnato fin dalle sue origini nella conservazione dell’orso bruno, specie simbolo della natura europea.
Gli ultimi dieci anni della sua vita sono stati contraddistinti dal progetto di reintroduzione Life Ursus che ha portato la specie ad avere un nuovo futuro sulle montagne del Trentino.
Quanto fatto per il ritorno dell’orso viene vissuto dal Parco anche come una responsabilità morale che si proietta verso l’obiettivo, condiviso dall’Unione Europea, della ricostituzione di una minima popolazione vitale sulle Alpi Centrali.
Il ruolo attuale del Parco è quello di facilitare la presenza della specie a livello locale, promuovendo la ricerca scientifica e la cultura della convivenza tra uomini e orsi. In questo contesto un compito importante è anche quello di appoggio alla Provincia Autonoma di Trento nella gestione della specie, fornendo collaborazione tecnico-scientifica.
Il Parco si è sentito molto coinvolto dalla vicenda di JJ1, l’orso ucciso in Germania per decisione del governo bavarese: JJ1 era nato nel 2004 nel nostro Parco, figlio di orsi immessi nel contesto del progetto Life Ursus.
Pur non essendo implicato direttamente nella gestione della specie, a maggior ragione al di fuori dei confini nazionali, il Parco ritiene doveroso far sentire la propria voce, anche sulla base della straordinaria esperienza maturata con il progetto Life Ursus, esperienza che volentieri avrebbe messo a disposizione anche in questo frangente.
Con queste premesse, il Parco Naturale Adamello Brenta:
disapprova, dal punto di vista etico e tecnico, l’uccisione dell’orso JJ1 voluta dalle Autorità bavaresi, che potrà avere pesanti ricadute negative sulla conservazione dell’orso in Europa;
nella convinzione che tutti gli organismi coinvolti nella conservazione dell’orso bruno, compreso il Parco, avrebbero potuto adoperarsi con maggior impegno per evitare l’abbattimento di JJ1, chiede la massima attenzione per la tutela della specie;
in particolare, chiede che l’Unione Europea faccia luce, in modo rigoroso e trasparente, sui contorni giuridici connessi all’abbattimento dell’orso, esemplare appartenente ad una specie inserita negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat; all’Unione Europea chiede anche una maggiore tempestività e coerenza nell’evitare azioni lesive nei confronti delle specie coinvolte in progetti da essa co-finanziati;
auspica che quanto accaduto possa costituire spunto per ricercare migliori forme di tutela della specie e in particolare un maggiore raccordo internazionale, nell’ambito del quale venga considerato anche l’importante ruolo delle aree protette; in questo contesto, il Parco continuerà ad impegnarsi a livello sovranazionale, e in particolare come capofila del gruppo Grandi Carnivori della Rete delle Aree Protette Alpine;
alla luce del fatto che la popolazione trentina ha maturato forme di convivenza esemplare con l’orso, suggerisce che i criteri di conservazione adottati in Trentino e sperimentati nel Parco possano in futuro essere utilizzati anche in altri contesti territoriali;
ritiene positivo che in questa circostanza l’opinione pubblica europea si sia schierata tutta dalla parte dell’orso; al di là degli eccessi emotivi, questa sensibilizzazione nei confronti della specie potrà rappresentare un nuovo elemento favorevole per il ritorno dell’orso sulle Alpi.

Infine, pur nella consapevolezza che, dal punto di vista legale, le spoglie di JJ1 non gli appartengono, il Parco ne rivendica la “proprietà morale” e quindi chiede che possano essere ospitate presso il Centro Visite “Orso: Signore dei Boschi” di Spormaggiore, dove è raccontata la storia della convivenza tra uomini e orsi sulle nostre montagne e sulle Alpi.

 Parco Naturale Adamello Brenta

Filippo Zibordi – Gruppo di Ricerca e Conservazione dell’Orso Bruno del Parco Naturale Adamello Brenta.
Per maggiori informazioni:
lifeursus@parcoadamellobrenta.tn.it; www.parcoadamellobrenta.tn.it

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