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di Giuliano Russini

La “savana” è un ambiente ben noto a tutti per essere ospite molto spesso nei documentari naturalistici; chi non ha mai visto il classico attacco di una leonessa ad uno gnu, o di un ghepardo ad una gazzella di Thomson (Eudorcas thomsoni) in questo ambiente? O le impressionanti migrazioni degli erbivori africani, dalle pianure a savana del Kenya e Tanzania (Parco Serengeti) orientali, verso l’estremo occidentale e viceversa?
Meno noti al pubblico invece sono diversi aspetti di questi biomi, o ambienti; su tutti, che la savana non è tipicamente africana, in quanto la si ritrova anche in altri continenti con caratteristiche fitosociologiche (di alleanze vegetali) e botaniche specifiche, la seconda cosa è che dal punto di vista botanico floristico, in realtà, è molto più ricca di quanto il senso comune potrebbe far credere.
Il termine “savana” deriva dallo spagnolo “sabana”: ovvero pianura incolta; dal punto di vista botanico la si definisce come un’associazione erbacea accompagnata da alberi ed arbusti.
Se in talune zone, come nell’Africa centrale, prevale l’elemento erbaceo, in altre è preponderante quello arboreo e arbustivo.
Le dimensioni degli alberi tuttavia, sono piuttosto modeste, ben lontane da quelle che si possono riscontrare nella foresta equatoriale o boreale.
Una caratteristica unica della savana, è la presenza di termitai che s’innalzano come imponenti torrioni.

Distribuzione geografica e clima

A nord e a sud della fascia equatoriale, praticamente circoscritta dai due tropici (del Cancro e del Capricorno) in senso latitudinale, mentre è molto più ampia la distribuzione in senso longitudinale; infatti troviamo savane anche nel continente Americano (America meridionale), Asiatico e in quello Australiano.
Il clima, è caratterizzato in questi biomi (cioè aree geografiche che presentano medesime caratteristiche in linea generale, sebbene distanti migliaia di chilometri), da un’alternanza tra una breve stagione di piogge e una stagione secca molto lunga: le precipitazioni atmosferiche, si aggirano su una media di 1000-1500 mm annui, anche se alcuni territori possono beneficiare di un quantitativo maggiore di acqua.
Però per le piante, in questi ambienti, si prospetta sempre un periodo di siccità lungo fino a nove mesi.

La Savana nel pianeta
Distribuzione geografica della Savana sul Pianeta

Botanica e Fitogeografia delle savane

Come accennato prima, una delle caratteristiche poco note alle persone della savana, è che in realtà presenta una varietà di fiori colorati piuttosto ampia.
Nel 1913 EH Wilson, un biologo botanico inglese, direttore di un vivaio vicino Cardiff, partì per l’Africa, per andare a raccogliere piante da portare nel vivaio gallese, per farle adattare e metterle in commercio.
Arrivato in Africa, con sua grande sorpresa, notò che la savana presentava una varietà ampia di fiori colorati; fino a quel momento questo era sconosciuto (poiché la fioritura vedremo dopo, avviene in momenti precisi e dura poco), decise allora di stabilire una centro vivaistico in luogo e rimanere in prossimità della savana in Africa centrale, per studiarne le caratteristiche botaniche.
Notò che i fiori sono numerosi e la loro comparsa è contemporanea al periodo delle piogge; poi l’ambiente progressivamente inaridisce e s’impoverisce: le piante erbacee divengono secche, mentre quelle arboree ed arbustive in buona parte perdono le foglie.
S’instaurano pertanto condizioni ideali per l’improvviso divampare di violenti incendi, dovuti ai fulmini o agli uomini.
Tali incendi sono fondamentali per l’ecologia del bioma, poiché dalla combustione delle piante erbacee (graminacee) vengono rilasciati i minerali necessari a fertilizzare il terreno su cui prontamente, ricresce la vegetazione, con le medesima architettura.
La vegetazione erbacea, di tale ambiente, è perlopiù formata da graminacee dove i generi Panicum e Pennisetum, sono molto rappresentati.
Si tratta di forme vegetali che possono raggiungere al massimo i cinque metri di altezza.
Più comuni però, sembrano essere le savane con elementi arborei, ed arbustivi, con specie in gran parte diverse da quelle incontrate nella foresta equatoriale.
Le essenze arboree non raggiungono mai altezze eccessive; si contrappongono però forme dal diametro eccezionale, come il baobab, che, spoglio di foglie per tre quarti dell’anno, mostra un tronco enorme che funge de preziosa riserva idrica.
Di questo ambiente, sono pure le euforbie a candelabro, le acacie (ad esempio l’Acacia tortilis, tipico albero all’ombra del quale i leoni si sdraiano per riposarsi nelle ore più calde) e particolari tipi di palme.
La savana sia erbacea che a boscaglia, occupa ampi spazi nell’Africa (Sudan, Nigeria, Etiopia, Somalia, Angola, ex-Rhodesia oggi Zimbabwe e Madagascar), nell’Asia (India, Thailandia, Birmania) e nell’America meridionale (Venezuela e Brasile), mentre in Australia è circoscritta alla porzione settentrionale del continente, ai confini con il “Grande Deserto Sabbioso”.
Anche la savana, come la foresta equatoriale, mostra continue variazioni dovute al mutare del clima: una maggiore umidità, porta alla boscaglia tipica delle formazioni tropicali, una contrazione della stessa, conduce inesorabilmente alla vegetazione steppica.

Entriamo ora in più intimo contatto con la savana, vedendone da vicino alcune specie vegetali caratteristiche e alcuni aspetti ecologici particolari.
Cominciamo con il baobab che significa “albero millenario”.
Molte leggende hanno come protagonista quest’albero che appartiene al genere Adansonia; se ne conoscono due specie, una che cresce in Madagascar (isola dalla misteriosa Storia Naturale), con fusto a forma di bottiglia completamente nudo fin quasi alla sommità da dove si dipartono grossi tronchi, ed una dell’Africa centrale, più bassa della precedente, con rami invece che si sviluppano dal grosso fusto fin dalla parte inferiore della pianta.
Questi alberi, producono frutti sacciformi, graditi alle popolazioni locali e a taluni animali.
Di uno degli altipiani del Madagascar è pure caratteristico l”albero del viaggiatore”, ovvero Ravenala madagascariensis, dall’aspetto palmiforme; EH Wilson (citato prima), che viaggiò in Cina, Africa continentale, Madagascar, Oceania e Polinesia francese, era innamorato di questo splendido albero, ed avrebbe voluto portarlo in Galles per coltivarlo nei suoi vivai.
E’ una albero avente uno stipite snello, cilindrico, alla cui sommità porta grandi foglie sostenute da lunghi piccioli, muniti di una larga guaina concava.
Le foglie, nel punto d’inserzione con lo stipite, possono raccogliere e conservare acqua piovana, in attesa che il “viaggiatore” stanco ed assetato, ne approfitti per dissetarsi.
Anche nella savana australiana, troviamo il baobab, nello specifico la specie Adansonia greogorii, simile a quello malgascio, mentre in Africa centrale troviamo l’Adansonia digitata.
Le acacie (sia quelle africane che sudamericane), presentano poi la caratteristica di perdere le foglie nella stagione invernale, che corrisponde in queste aree alla stagione delle piogge.
Accenniamo ora, ad altri due alberi che crescono nella savana africana e dai quali vengono ricavate gomme-resine, famose perché citate nel Nuovo Testamento, durante il viaggio dei re magi per celebrare la nascita di Gesù bambino e che hanno mantenuto poi, anche nel commercio, tale nome, cioè l“incenso e la mirra”: appartengono ai generi Boswellia e Commiphora della famiglia delle Burseraceae.
Il paesaggio africano, è pure dominato come accennato, dall’inconfondibile sagoma della acacie, ove la più imponente è forse l’Acacia albida, a cui segue per dimensioni la già citata Acacia tortilis.
Questi sono grandi alberi spinosi, forniti di foglie nella stagione secca e dalla chioma a parasole piatta o ad ombrello, come del resto quella delle altre acacie africane.
Morfologicamente quindi, ben si differenziano da quelle australiane, che mostrano al contrario, una sagoma slanciata.
Molte specie di acacie africane perdono le foglie durante la stagione delle piogge, pertanto in questo periodo il processo fotosintetico è portato avanti dall’insieme delle spine, che contengono clorofilla.
Le foglie, non si rinnovano contemporaneamente e sono orientate in modo da esporre la lamina il meno possibile ai raggi solari: questo riduce notevolmente il tasso di traspirazione.
E’ importante notare che invece le acacie australiane, sono a foglie persistenti; quelle adulte, si trasformano in piccioli fogliari verticali e laminiformi, che tendono a divenire sempre più cilindrici quanto più vivono in ambienti siccitosi.
Dalla savana africana, passiamo alla savana australiana; manco a farlo apposta, vi troviamo l’albero simbolo di questo continente di formazione recente (per i tempi geologici): l’eucalipto.
L’Australia d’altra parte, è la terra d’origine della maggior parte delle specie del genere Eucalyptus, forme arboree aventi foglie quasi sempre persistenti e coriacee.
Ciò che caratterizza in particolare gli eucalipti, è la loro straordinaria rapidità di crescita (superati solo dai bambù, in questa speciale classifica; i bambù crescono a un ritmo di circa 40 cm al giorno!), anche qualche metro all’anno nelle prime fasi dello sviluppo.
Ne risultano alla fine veri giganti verdi, la cui altezza raggiunge e talora supera il centinaio di metri; solo le sequoie giganti secolari della California, vincono il confronto.
E’ il caso di Eucalyptus amygdalina, la cui ramificazione inizia soltanto nella parte terminale del fusto, là dove lo stesso ha ancora un diametro di 3-4 metri.
Della savana australiana, è pure tipico l’”albero bottiglia”, del genere Brachychiton: si tratta di un’essenza vegetale veramente singolare, mostrando nella parte mediana del fusto un tale ingrossamento, da assumere un aspetto sferoidale.
Localizzate prevalentemente nell’America meridionale (sebbene anche l’America centrale e gli Stati Uniti meridionali presentino lembi di savana), ma anche nel continente asiatico, sono le foreste secche (Tropical Dry Forest), che appartengono sempre alle savane e sono popolate in prevalenza da forme vegetali spinose.
Tali tipi di vegetazione, prendono nomi diversi a seconda delle regioni interessate: così nel nordest del Brasile avremo le “caatingas”, mentre nel Chaco argentino vanno sotto il nome di “algorrobo” e “quebracho”.
Di clima secco, le precipitazioni in queste savane non toccano mai i 400-500 mm atmosferici annui e, la temperatura rimane elevata tutto l’anno.
Naturalmente la struttura della piante è ecoevolutivamente predisposta a sopportare tali condizioni ambientali piuttosto avverse, per esempio, le foglie spesso appaiono trasformate in piccole scaglie o spine.
Questi accorgimenti sono sufficienti a rallentare la traspirazione, ma nel contempo è importante per la pianta avere a disposizione una cospicua riserva idrica.
Sono proprio i fusti quindi, gli organi ideali per conservare una grande quantità di acqua piovana.
S’incontrano perciò in tali “foreste secche”, numerose piante arboree con tronchi dalla forma a
a botte o piante arborescenti succulente come le gigantesche cactacee nei generi di Cerus e Opuntia.
La savana nel continente australiano, si estende come accennato lungo la costa settentrionale, occidentale, ed in parte meridionale, spingendosi verso il settore centrale a natura desertica.
In Australia è tipico lo “scrub”, steppa desertica con arbusti spinosi assai fitti.
Invece in America meridionale i “campos”, “llanos” e “catingas”, indicano solo alcuni aspetti della savana locale, che interessa territori molto complessi dal punto di vista ecologico paesaggistico, poiché compresi tra la foresta Amazzonica e le “pampas” argentine, immense praterie climaticamente appartenenti alle regioni temperate; cespugli spinosi, cactus ed euforbie sono tra le essenze vegetali più frequenti in questi luoghi.

La Savana Indiana
Savana Indiana (Asiatica)

La Savana Venezuelana
Savana Venezuelana (America meridionale)

I Fiori della Savana

Contrariamente a quanto indurrebbero a pensare tali biomi, la sfolgorante rassegna di colori e di forme floreali presenti nelle savane, non ha nulla da invidiare alla tavolozza di un pittore rinascimentale.
In questi biomi, sebbene predominino forme erbacee graminacee per la resistenza che mostrano ai lunghi periodi di siccità, si evidenzia durante la stagione intermedia, il fenomeno della “fioritura”.
Fiori dagli smaglianti colori fanno mostra di sé ad intervalli regolari, prima dei periodi di siccità o delle grandi piogge.
Essi ornano quella particolare formazione limitrofa di foresta, in cui si verifica il passaggio tra il dominio degli alberi e quello delle alte erbe, la savana alberata quindi.
Qui gli alberi hanno una struttura e aspetto assai tipici, anche la loro distribuzione geografica è caratteristica: ricchi di spine, sparsi a macchia di leopardo, di grandi dimensioni, si arricchiscono di fiori rosso-vivo come nel caso della Poinciana, o dell’ibisco.
Non meno appariscenti sono le brattee violacee della Bouganvillea, che custodiscono una terna di piccoli fiori gialli; anche i fiori di Hameanthus e Protea, hanno colori notevoli.
Inoltre tra l’erba spesso fa capolino qualche bella infiorescenza, come quella bianco-rosata dell’elegante Crinum, un’Amarillidacea tropicale assai profumata.
In Natura sostanzialmente, nulla è privo di effetto sia esso cromatico o di altro tipo.
La Natura è femminea, quindi volta sempre alla bellezza e all’eleganza; come biologo sono sempre stato attratto dalla semplice bellezza della Natura, indipendentemente dalla sua utilità o meno o per capire a cosa serve.
Qualche volta dovremmo soffermarci a osservarla semplicemente per la sua bellezza, una bellezza che non ha il classico e scontato significato umano, ma che trascende semplicemente la nostra psiche, come gli antichi egizi, cretesi, micenei, persiani, greci, etruschi e romani avevano già notato e cantato nelle loro opere.

Bibliografia:
Into Africa, di Craig Packer, Chicago Press, 1996
-Encyclopaedya “The life of Plants”, Oxford press, 1978
Publications and acts of department of Botany, Biology Faculty, Ceylon-University, 1977

Giuliano Russini è laureato in Scienze Biologiche all’Università La Sapienza di Roma, con specializzazione in botanica e zoologia; successivamente ha conseguito in UK e Francia la specializzazione in etnobiogeografia. Lavora come curatore al Giardino Esotico di Hendaye, Francia. (e-mail: russinigiuliano@yahoo.it).

 

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