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di Alessandro Lutri


L’oleandro (Nerium oleander) appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, è una pianta sempreverde con colorazione dei fiori che vanno dal bianco, al rosso, al rosa.
Coltivato a scopo ornamentale in giardini pubblici o privati, in vaso o in piena terra, nelle nostre città è posto sui marciapiedi come alberello, per realizzare splendidi viali alberati, o utilizzato nelle aiuole spartitraffico come siepe o sotto forma di cespuglio.
È una pianta molto rustica, ma che spesso ci priva delle sue abbondanti fioriture in seguito ad infestazioni di rogna.
La rogna è una patologia batterica causata da Pseudomonas savastanoi, batteri aerobi obbligati Gram-negativi, bastoncellari, provvisti di uno o più flagelli e dunque capaci di muoversi in ambiente liquido, che può colpire oleandro, olivo ed altre piante.
Occorre introdurre la definizione di patovar (abbreviato in pv.) con la quale si intende: varietà patogenetica, ovvero la distinzione degli isolati batterici capaci di causare malattia su una o più piante ospiti.
In base a ciò possiamo distinguere Pseudomonas savastanoi pv. nerii, che causa la malattia su oleandro e può interessare anche olivo e frassino e Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi, agente della rogna dell’olivo ma che è in grado di attaccare altre Oleaceae, tra cui gelsomino e ligustro.
Altre patovar note sono fraxini, glycinea, phaseolicola e retama.
Il batterio (P. savastanoi pv. nerii) su oleandro, provoca formazione di escrescenze, tubercoli che possono trovarsi sulle foglie, sui fusti, sui boccioli fiorali e sui frutti (follicoli).


Tubercoli su boccioli
Foto 1: Tubercoli su boccioli fiorali
(foto Alessandro Lutri)


Tubercoli su follicoli
Foto 2: Tubercoli su foglia
(foto Alessandro Lutri)


Tubercoli su foglia
Foto 3: Tubercoli su follicoli (foto Alessandro Lutri)


É presente sia allo stato endofitico, dunque all’interno dei tubercoli o della pianta, sia allo stato epifitico, quindi sulla superficie della pianta (foglie, rami, frutti) ed in quest’ultimo caso è presente maggiormente in primavera ed autunno. È veicolato dall’acqua piovana o di irrigazione e spostandosi in questa, raggiunge le ferite che possono essere di origine biologica, causate dalla caduta delle foglie o da insetti, o di natura traumatica, provocate da operazioni di potatura od in seguito ad una grandinata, penetrando così all’interno della pianta.
Il danno dunque è di natura estetica, provocando fioriture ridotte o assenti e la formazione di tubercoli causati da una sovrapproduzione ormonale da parte della pianta attaccata di acido indolacetico (IAA) e citochinine. L’IAA è un’auxina che stimola il processo di crescita delle cellule vegetali per distensione della parete cellulare, mentre le citochinine agiscono sulla divisione e differenziazione cellulare. Questa interazione ormonale comporta una crescita smisurata dei tessuti, con la formazione dei tubercoli.
La disseminazione del patogeno può avvenire per brevi distanze: nei tubercoli si originano delle cavità contenenti molti batteri, da queste si formano delle fenditure che arrivano fino in superficie e in seguito a piogge, l’infezione viene contagiata su altre parti della pianta o su piante vicine.
Su ampie distanze è invece causata dall’uomo in seguito a contaminazione degli strumenti di lavoro (soprattutto nel caso in cui l’oleandro venga usato per siepi), o con l’uso di materiale di moltiplicazione contaminato.
Le misure di lotta contro questo batterio sono esclusivamente di natura preventiva, quindi è possibile utilizzare solamente prodotti a base di rame, che hanno un’azione batteriostatica e dunque non curativa. La loro applicazione va fatta in seguito a potature, a grandinate o quando si temono gelate primaverili.
Al fine di scongiurare l’infestazione da parte di questo batterio sugli oleandri presenti in parchi, giardini e viali pubblici o privati, occorre tenere le piante nelle migliori condizioni vegetative, effettuando lavorazioni del terreno e favorendo il drenaggio per evitare ristagni idrici e non usare impianti di irrigazione a pioggia.
Vanno evitate le eccessive concimazioni azotate che causando una spropositata crescita vegetativa, rendono le piante suscettibili ai freddi invernali.
Le potature devono essere anticipate, per evitare che le piogge possano veicolare i batteri, devono essere effettuate con strumenti tenuti in costante sterilità tramite immersione in preparati battericidi ed i residui di potatura devono essere bruciati preferibilmente in loco.
Un sistema efficace di lotta potrebbe essere l’utilizzo di varietà di oleandro resistenti a questo patogeno, ma al momento non sono presenti sul mercato.


 


Alessandro Lutri, Dottore Agronomo libero professionista, si occupa di progettazione e restauro del paesaggio, dei giardini, del verde urbano, della loro gestione e messa in sicurezza, e dei relativi aspetti agronomici e fitosanitari. Sito internet personale: http://www.progettareinverde.com/


 






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