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di Alessandro Lutri


Più volte mi è stato chiesto quali fossero le caratteristiche che contraddistinguono il giardino all’italiana, la risposta difficilmente può essere breve e sintetica, ma è tuttavia possibile, tramite fonti storiche, fare un breve excursus nel passato che ci permetta di comprenderne le linee principali di quello che è un giardino costruito secondo specifiche regole.
Un importante contributo scritto, arrivato fino ai nostri giorni lo ritroviamo nel de re aedificatoria, di Leon Battista Alberti, un compendio di architettura composto da dieci libri e completato nel 1450. In esso è possibile leggere le regole di costruzione di edifici e giardini: “situare la villa dei signori in un punto della campagna non particolarmente fertile, ma notevole per altri aspetti: avrà cioè tutti i vantaggi e le piacevolezze per quanto riguarda la ventilazione, l’esposizione al sole, il panorama; … sarà bene in vista, godrà della vista della città, di forti, del mare o di una vasta pianura; o permetterà di volgere lo sguardo alle note cime dei colli e di montagne o su splendidi giardini”.
Ed ancora, riguardo la posizione altimetrica delle ville, descrive che queste devono essere posizionate in “una posizione leggermente rialzata … la strada che conduce al posto dovrebbe elevarsi pian piano con una pendenza minima, sicché i passanti non se ne avvedano, finché non si accorgano di aver trovato una salita per il solo fatto di trovarsi in un luogo sopraelevato che domina le campagne circostanti”.
Altro contributo è dato dal Samminiati che con il suo Trattato, realizzato tra il 1580 ed il 1590descrive la costruzione delle case, dei palazzi in villa e la sistemazione di orti e giardini. Riguardo la scelta del luogo per l’edificazione del palazzo il Samminiati scrive: “Questo va edificato non nella più grassa ma nella più degna parte. In modo che da esso si scopra con la veduta tutto il podere ed essendo possibile anco la città acciò che si godino in essa vaghe vedute e lì dove risiede la maggior perfezione dell’aere, vento, sole e veduta, in luogo eminente tra ‘l monte e il piano, in sito però piano, spatioso et aperto, et atto a ricevere li debiti compartimenti de’ cortili, giardini et horti, murati o chiusi di belle siepe con lungo e largo stradone che riscontri per le porte principali d’esso palazzo et altri che attraversino e incrocino quello.
Et sia luogo atto a condursi vive fonti con tal caduta che possino farsi elevare in alto versando con varij e mirabil’ effetti”.
Riguardo i giardini, scrive: “Lunghissimi stradoni che trapassino per mezzo di esso (riferendosi al palazzo) con le debite rispondenze alli lati, et con comodità di poter haver davanti uno spatioso cortile, et per di dietro orti et giardini murati con ordine perfetto.
Che li stradoni dietr’al palazzo salischino alquanto però moderatamente et quelli davanti siano alquanto discendenti”.
Il periodo storico di riferimento è dunque quello del Rinascimento, dove il giardino all’italiana è visto come un tutt’uno inscindibile dalle ville e dai palazzi, realizzato con questi, quasi ne costituisse una ulteriore facciata ed è caratterizzato da planimetrie geometriche formate da un lungo viale principale longitudinale che viene intersecato da viali secondari. Anche le aiuole hanno precise forme geometriche, generalmente circolari, quadrate o poligonali che insieme ai viali formano delle stanze verdi, talvolta su piani differenti, creando delle vere e proprie terrazze fornite di elementi architettonici, quali scale e balaustre. Tutto il giardino è circondato da muri perimetrali che lo delimitano dall’esterno, dalla natura, dal bosco, da tutto ciò che non è creato razionalmente dall’uomo e che pertanto, non avendo forme e volumi prestabiliti, viene percepito come disordinato.
Poiché occorre rispettare sempre la perfezione geometrica, deve essere immutabile nel tempo, per tale motivo la scelta delle specie vegetali adottate, ricade su sempreverdi come bosso, mirto, lecci o cipressi.
Ne è un buon esempio, che si rifà ancora oggi a quanto scritto da Leon Battista Alberti, il giardino della Villa Medicea di Castello, a Firenze.
Osservandolo su di una lunetta dell’Utens o tramite una foto aerea, è possibile scorgere un viale principale centrale che congiunge tre differenti parti del giardino, poste su piani diversi e dunque terrazzate che, a loro volta intersecate da viali longitudinali, creano precise aiuole geometriche contornate da siepi in bosso.


Lunetta di Iustus van Utens
Lunetta di Iustus van Utens raffigurante la Villa Medicea di Castello (fonte fotografica: Wikipedia)


Villa Medicea di Castello
Vista aerea di Villa Medicea di Castello (fonte fotografica: Bing maps)


Bibliografia
L. IMPELLUSO, F. PIZZONI, Grande atlante dei giardini, Milano 2009
M. VANNUCCHI, Giardini e Parchi, Firenze 2003.


Alessandro Lutri svolge attività di Agronomo libero professionista, occupandosi di progettazione e restauro del paesaggio, dei giardini, del verde urbano, della loro gestione e dei relativi aspetti agronomomici e fitosanitari. Sito internet personale: http://www.progettareinverde.com/


 






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