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di Mario Giannone

Mi spiace disilludere qualcuno che ancora crede a queste cose, ma la gallina dalle uova d’oro non esiste e se poi ci spostiamo nel mondo dell’agricoltura meno che mai.
In ben oltre trenta anni di lavoro, ho visto più volte crearsi l’illusione che invece la verità fosse diversa. Con questo breve articolo faccio un invito ai miei lettori di porre un  po’ di attenzioni alle grandi novità. Ciclicamente accade che esplode un nuovo interesse, un settore nascosto del nostro mondo o qualcosa che arriva da lontano “promette” grandi guadagni e sicuro successo. Ho iniziato lentamente a lavorare da tecnico già dal lontano 1973 e così necessariamente ho visto e sperimentato quanto mi accadeva intorno. Periodicamente nasce ed è sospinta da una forte pubblicità, che raggiunge un po’ tutti, una promozione per qualche produzione agricola o zootecnica che se ben gestita promette grandi guadagni. Non si tratta di azioni inconsistenti, la logica di base è corretta e anche l’impostazione dell’iniziativa risulta accattivante, spesso è compreso anche il ritiro del prodotto a prezzi concordati o addirittura pre-pagati, ma le promesse sono esagerate. Tanto per ricordare alcune di queste nel settore zootecnico, ma non mancano esempi anche in altri settori: il cincillà, il lombrico californiano, la capra da latte, le rane toro, l’alpaca, lo struzzo e adesso sembra apparire lo Yak. Tornando indietro con la mente ricordo perfettamente quante aspettative sospingevano avanti i piccoli investitori che si erano buttati, più che convinti, ad acquistavano a prezzi esorbitanti i riproduttori di partenza e quanto impegno per creare le condizioni di allevamento migliori in attesa di enormi e promessi guadagni. Tutte le volte un po’ lo stesso andazzo, inizi all’altezza delle aspettative e poi niente. E’ doveroso precisare che dietro a questi operazioni c’era una intelligenza imprenditoriale “qualificata” in fondo come negare che questi allevamenti hanno un loro significato economico e produttivo? Non uno è privo di una propria valenza, forse solo sulle rane toro potevano apparire seri dubbi sin dall’inizio, ricordo che alla Fiera di Verona, anni ottanta, gli stand erano bellissimi, girini vivi in esposizione, esperti a delucidare il metodo di allevamento … costi di allevamento apparentemente inesistenti e una grande rana imbalsamata che con le gambe distese raggiungeva i 70 cm. Ricorderete la pubblicità sullo struzzo e quanti hanno cominciato l’allevamento scoprendo solo dopo che niente è facile e nessuno ti fa regali, questo non vuol dire che allevare struzzi sia sbagliato o altro ma non è andata come avrebbe dovuto. Per le capre la cosa poteva apparire diversa, forse perché è un animale che amo e che conosco bene, ma anche l’enfasi di questo progetto si scontrava con una realtà negativa data da prezzi stellari per l’acquisto delle caprette esclusivamente di razze super selezionate, costo talmente elevato da non rispondere ad una reale possibilità di rientro. Anche il lombrico stimola per molteplici motivi ad essere allevato, ricorderete l’incredibile compost ottenuto, oppure la produzione di proteine animali di altissimo valore biologico da utilizzare in sede di allevamento, in particolare polli e suini, ma le cose sono andate diversamente molti per partire hanno speso cifre enormi e ricavi … lascio dirlo a chi ha provato … il solito niente. Per finire ricordo i cincillà, contratti sorprendenti per il ritiro dei soggetti nati in allevamento, ricordo perfettamente che i riproduttori costavano cifre sorprendenti ma il ritiro dei piccoli, garantito da contratto scritto, lasciava sperare, come al solito lauti guadagni, ma tutte le volte, al momento del ritiro i piccoli avevano gradazioni di colore imperfette e quindi il loro valore si abbatteva paurosamente. C’è un complotto in tutto questo? Un insano progetto? Credo proprio di no, almeno lo spero, è possibile anche la buona fede degli operatori che tra l’altro non erano sempre gli stessi, ma l’invito all’attenzione mi sento di annunciarlo ancora, senza rinunciare a qualche piccola sperimentazione, attenti quindi: “le galline dalle uova d’oro non esistono”.

Mario Giannone è laureato in Scienze Agrarie all’Università di Firenze. Insegnante di zootecnia all’Istituto Tecnico Agrario di Firenze, presta la sua opera di assistenza tecnica specialistica presso Enti regionali, Parchi e Associazioni. E’ autore del libro “L’allevamento biologico del suino” edito da Edagricole-Sole 24 ore. Curriculum vitae >>>

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