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A cura di Luca Poli.

Alla luce della recente ondata di gelo che ha colpito buona parte dell’Italia, proponiamo una breve chiacchierata con il climatologo Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio “Modellistica climatica e impatti” di ENEA.

Dopo diversi anni con inverni relativamente miti, il nuovo anno ha portato con sé anche una forte ondata di gelo che, nonostante i notevoli danni anche al settore dell’agricoltura, non sembra però essere di natura tanto eccezionale…<<C’è un grande misanderstanding che serpeggia tra la gente, che fino a qualche settimana fa si parlava del 2016 come l’anno più caldo mentre adesso, che è arrivato il gelo, possiamo dire addio al riscaldamento globale!>> Come suggerisce il dott. Sannino, questa è una falsità da mettere bene in luce, perché il fatto che faccia freddo in inverno è una cosa relativamente normale, e può anche capitare che qualche anno l’inverno sia un po’ più rigido del solito, come in questi giorni sta accadendo nelle regioni adriatiche centro meridionali del nostro Paese. Inoltre, continua: <<questo genere di configurazione barica che ci sta portando aria fredda dalla Siberia non è assolutamente una novità, è già capitato spesso in anni passati come nel ’29, ’56, ’63, ’85, ’91, ’96 giusto per citarne alcuni ed è quindi un fenomeno a cui l’Italia è assolutamente abituata>>.

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Foto http://ucanr.edu

Anche le regioni del sud quindi risultano non essere così estranee a certi fenomeni climatici, anzi generalmente sono proprio le regioni del centro sud con estensione fino alla Sicilia ad essere periodicamente colpite da queste ondate di freddo e neve. Non è quindi il gelo di una settimana ad influenzare le previsioni stagionali, tant’è che, come prosegue Sannino <<si prevede un febbraio assolutamente nella norma mentre marzo e aprile vedranno probabilmente l’afflusso di aria più calda per il periodo di inizio primavera>>. E questo secondo gli stessi modelli che avevano previsto questa ondata di freddo in Italia in gennaio, fermo restando che le previsioni stagionali sono ancora ad un livello embrionale rispetto alle previsioni meteorologiche.

Ma forse il vero problema che iniziano a lamentare tanti agricoltori è la mancanza di acqua: è in questo periodo infatti che le falde freatiche, che sono quelle in grado di garantire i fabbisogni di piante ed animali e dell’uomo stesso durante i mesi estivi, dovrebbero rimpinguarsi ed ampliare le loro riserve. Questo però sta accadendo in modo minore…<<La scarsità delle precipitazioni, invece, è identificabile in una vera e propria tendenza climatica>> prosegue Sannino. <<Quello che è emerso dai modelli di proiezione climatica dell’area mediterranea è che se non poniamo un freno all’emissione di CO2 ovvero se non riduciamo l’innalzamento della temperatura, l’Europa, e quindi anche l’Italia, sarà senza dubbio una delle aree del pianeta maggiormente soggette ai cambiamenti climatici.>> Quindi diminuzioni delle precipitazioni da una parte, e sempre più frequenti eventi climatici estremi dall’altra, che sembrano ormai sempre più spesso interessare periodicamente tutte le aree del Paese.

La siccità, prima di tutti per il comparto agricolo, potrà essere una variabile climatica in grado di creare diversi problemi. <<L’agricoltura>> afferma Sannino <<deve essere pronta a fronteggiare situazioni e scenari climatici che sicuramente si andranno a modificare nel futuro, in poche parole aumentare la propria resilienza. Un esempio per tutti: al momento attuale ci troviamo a metà strada tra gli 0°C, quindi una situazione simile all’epoca pre-industriale, ed i 2°C, posti come limite dall’Accordo di Parigi sul clima (COP21), cioè ci troviamo ad 1°C di aumento medio globale di temperatura; aumentare di un altro grado significherebbe comunque essere soggetti a degli importanti cambiamenti del clima che possono essere affrontati soltanto aumentando la nostra resilienza, e l’agricoltura sarà inevitabilmente il primo settore a dover prendere delle scelte in tal senso.>>

Ed una base per iniziare quello che sicuramente sarà un processo di cambiamento complicato e, necessariamente per il futuro di tutti, veloce, può essere l’inserire le informazioni climatiche di dettaglio tra i parametri di gestione delle aziende agricole: esistono infatti validi strumenti, uno fra tutti il database gestito da Enea per l’area mediterranea, in grado di fornire le informazioni per delle attente ed accurate previsioni climatiche a livello di singola zona, e quindi in grado di essere interessanti direttamente per gli allevatori ed i coltivatori. <<Così come esiste il servizio metereologico, potrebbe essere di sicuro e valido interesse anche un servizio climatico>>. Uno strumento quindi in grado sia di agire in modo preventivo con l’organizzazione di difese stagionali per le colture (es. difese antigelo piuttosto che predisposizione di impianti di irrigazione d’emergenza), sia di proporre una visione a medio-lungo termine permettendo lo studio dei cambiamenti strutturali (es. cambio delle consuete specie di vegetali coltivate) di cui il nostro settore probabilmente avrà bisogno. Con la speranza che nella sintonia di interessi tra vari settori, modellistica climatica ed agricoltura, possa nascere un costruttivo dialogo in grado di portare delle prime azioni concrete a sostegno dei produttori agricoli.

12/01/2017.

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