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I possibili rischi sanitari ed economici della malattia al centro di un convegno di AGRIS e Istituto Zooprofilattico

Maedi Visna malattia

La comunità scientifica veterinaria e zootecnica si è riunita venerdì presso il centro culturale di Macomer per avviare una riflessione comune sul “che fare?” rispetto a questo virus che colpisce pecore e capre, ma i cui contorni in termini di danni economici e sanitari non sono ancora chiari.

Non si sono registrati decessi di capi collegati esclusivamente alla malattia, ma è quasi certo che limiti la qualità e la quantità dei prodotti e diversi allevamenti ne sono stati seriamente danneggiati.

La patologia assume un diverso nome a seconda che colpisca il polmone (maedi) o il sistema nervoso (visna). In Sardegna ne esistono due differenti genotipi che possono mischiarsi e creare nuovi ceppi.

Marco Pittau della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Sassari ha introdotto i lavori assieme al Commissario Straordinario di AGRIS Sardegna, Raffaele Cherchi e ad Alberto Laddomada, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna. Le introduzioni hanno chiarito che la mattinata sarebbe servita appunto a capire se e come avviare una lotta alla malattia. “La legislazione europea infatti”, rileva Laddomada, “non ritiene le malattie da lentivirus dei piccoli ruminanti, cui appartiene la maedi visna, fra le malattie soggette misure obbligatorie di controllo.

Ciò significa che la Sardegna ha la libertà, ma anche la responsabilità, di stabilire le eventuali modalità di lotta e gestione.”

Attualmente i dati scientifici che ci dicano se la malattia sia davvero tale da arrecare grossi danni economici o sanitari negli allevamenti, e quindi se avviare un piano regionale di eradicazione, non sono definitivi ma solo indiziari. Ciriaco Ligios, responsabile del progetto di ricerca dello Zooprofilattico sulla selezione genetica di capi resistenti al virus, dice di non avere certezze. Al momento non è ancora chiaro infatti quanti capi sieropositivi – al momento circa il 90% della popolazione degli allevamenti in Sardegna – avranno sintomi durante la loro vita.

Anche la letteratura scientifica non è concorde circa i danni rispetto alla produttività. Uno staff spagnolo ha provato recentemente a misurare il danno economico e ha stimato una perdita di circa 50 euro per capo, ma la ricerca non ha una statistica così ampia da poter essere una parola definitiva sul problema.

Anche dati recenti che derivano da un controllo della qualità del latte in riferimento alla sieropositività ne hanno riscontrato una bassa qualità, ma anche in questo caso è solo un indizio.

Nel valutare se avviare o meno un piano contro la Maedi Visna si deve tenere conto di quelli che sarebbero i costi aziendali derivanti dalla perdita del capo nel caso di abbattimento forzoso, lo smaltimento, le cure e altri elementi onerosi.

AGRIS e IZS hanno portato avanti degli studi sulle varianti genetiche che regolano l’infezione da lentivirus negli ovini di razza sarda e su strategie di controllo basate sulla selezione genetica. Il progetto si è concluso con la creazione di 30 esemplari di arieti completamente resistenti alla malattia. 25 di questi esemplari maschi resistenti sono a disposizione delle aziende per un primo piano di selezione.

Antonello Carta, ricercatore di AGRIS, ha mostrato come i dati ci dicano che inserendo uno di questi arieti resistente in un allevamento, a seconda della composizione genetica della femmina, si potrebbero avere ottime possibilità di avere un capo resistente. In prospettiva, attraverso la sostituzione, ogni anno il 25% del gregge verrebbe rigenerato. Uno degli obiettivi dell’evento è stato quindi avviare una collaborazione fra mondo della ricerca ed aziende per arrivare esemplari e greggi sempre più resistenti. Dal dialogo col mondo degli allevatori presenti che si è svolto a fine mattinata sembra ci siano le basi per un lavoro comune.

Fonte: AGRIS
17/02/2020

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