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E la Cia lancia manifestazioni in tutta l’Emilia Romagna (per ora)

di C. Maurizio Scotti

Non ci sono ancora dati certi sulla produzione di frumento, ma una certezza c’è ed è quella di quotazioni di mercato che hanno raggiunto il punto più basso degli ultimi anni. A fare il quadro sull’andamento della campagna cerealicola e soprattutto a lanciare l’allarme su una situazione di mercato insostenibile è il Gie Cereali di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara, la provincia più esposta al problema. Ma il discorso è valido in tutte le aree della Pianura Padana, nel Veneto come in Abruzzo, in Campania quanto in Friuli, in Sardegna ed in Sicilia piuttosto che nel Lazio, tendendo presente che la coltivazione di frumento non è ovunque una scelta agronomica di rotazione, bensì un’unica strada colturale percorribile (in non pochi territori del Centro e Sud Italia l’alternativa è l’erba medica o l’abbandono camuffato da pascolo).

“La tendenza al ribasso dei prezzi è in atto da diversi anni ed è divenuta molto evidente con la campagna di commercializzazione 2015-2016. Poi con le prime quotazioni di fine giugno e inizio luglio, è arrivata la vera e propria stangata: circa 18-20€/q pagati per il duro (il prezzo medio dell’anno scorso era di 24€/q) ed appena 15-16€/q per il tenero a fronte di una media 2015 di 17€/q. Ovviamente ci saranno nelle prossime settimane variazioni di prezzo in base a varietà appartenenti alla categoria numero 1 (quotate in base a livello proteico e peso specifico) ma l’ennesimo ribasso del mercato dei cereali è grave, generalizzato ed evidente”. La campagna di raccolta non è ancora terminata e, dunque, c’è già una prima conta dei danni, non derivati dall’andamento climatico che ha favorito la maturazione del frumento, ma da prezzi che non coprono i costi di produzione e rendono difficile pensare a un futuro certo per la cerealicoltura di casa nostra. Ormai sono anni che l’intero settore cerealicolo si ritrova a fare la conto delle aspettative perdute e le conseguenze disastrose rischiano di apparire in tutta la loro drammaticità già a partire dalle semine autunnali.

“Produrre frumento -commenta Stefano Calderoni, presidente provinciale Cia Ferrara- è necessario per la rotazione colturale che prepara il terreno per le colture dell’anno successivo ed è un requisito della Pac. Ma come possono gli agricoltori continuare a produrlo in queste condizioni, senza riuscire a coprire i costi di produzione? La tentazione è di fare un vero e proprio ‘sciopero del grano’, lasciando incolti i terreni destinati a essere investiti a frumento. Siamo arrivati, infatti, a vivere un vero e proprio paradosso agricolo e anche culturale: conviene di più per il reddito delle aziende non coltivare che coltivare grano”.

Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica, in piazza a Ferrara e in tutte quelle dell’Emilia-Romagna, da Rimini fino a Piacenza, ci sarà nelle prossime settimane l’iniziativa “Grano amaro” per far sapere alla cittadinanza che ai prezzi di vendita attuali 100 chili di frumento valgono meno di 8 chili di pane. Il divario tra prezzo del frumento e pane e pasta non è mai stato così grande e questo danneggia tutta la filiera, naturalmente a partire dai produttori, che non hanno più reddito da cereali.

“In piazza -aggiunge Calderoni- faremo toccare con mano alle persone questo divario e spiegheremo le logiche non solo commerciali ma politiche (o geopoliche) che hanno portato a questa situazione di mercato speculativa, dove la qualità del prodotto, che peraltro quest’anno è ottima, sembra non avere nessun valore, così come la salubrità del frumento importato a prezzi tanto bassi da Bosnia, Ucraina e Turchia che affondano il mercato nazionale, saturandolo all’inverosimile”.

Mietitura del granoMietitura del grano

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