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di Federico Vinattieri

Articolo un po’ inusuale, che diverge da gli scritti un po’ più impegnativi che vi aspettereste da me, ma ritengo che queste nozioni abbiano comunque la loro importanza e che debbano far parte del bagaglio culturale di un allevatore, di un veterinario, di un insegnante, di uno scrittore, di un appassionato del Regno Animale.

Quante volte abbiamo sentito i bambini imitare i versi degli animali, ma poche volte riusciamo a ricordarci quale sia il giusto termine che indica quel verso.
Tutti sappiamo che il cane “ABBAIA”, il gatto “MIAGOLA” e il lupo “ULULA”… ma i termini che indicano i versi di animali come la Rana, l’Oca, il Tacchino, il Coniglio o la Balena… quelli ve li ricordate? Penso che la maggior parte di voi non li rammentano.
Si tratta di termini italiani, che ovviamente non hanno alcun significato una volta usciti dal nostro Paese, ma son termini pur sempre importanti da sapere, sia per un amante della letteratura, sia per chiunque abbia a che fare con il settore zootecnico.
Il mio ex-Professore di Zootecnica, quando frequentavo l’Istituto Tecnico Agrario di Firenze, pretendeva che sapessimo tutti questi nomi, e ricordo bene che dedicò alcune sue lezioni proprio a questo argomento, che poi ci veniva puntualmente richiesto durante le interrogazioni in classe.

Alcuni di questi termini sono, come possiamo immaginare, onomatopeici; cosa si intente per “onomatopeici”? Si intende quel fenomeno che si riproduce quando i suoni di una parola descrivono o suggeriscono acusticamente l’oggetto o l’azione che significano. L’onomatopea è quindi una figura retorica che riproduce, attraverso i suoni linguistici di una determinata lingua, il rumore o il suono associato a un qualcosa a cui si vuole fare riferimento, nel nostro caso al suono del verso dell’animale, mediante un procedimento iconico tipico del fonosimbolismo.
L’esempio più palese è quello del verso della Cornacchia, che si dice “GRACCHIA”… il suono di questa parola, riconduce subito al “Grack Grack” del suo tipico e inconfondibile verso, che siamo abbastanza abituati ad udire un po’ ovunque oramai.
Seguendo l’esempio onomatopeico della Cornacchia, possiamo comprendere da dove sono derivati tanti altri nomi. Ad esempio la Mucca “MUGGISCE”, il Topo “SQUITTISCE”, il Maiale ed il Cinghiale “GRUGNISCONO” o “STROGOLANO”, il Cavallo “NITRISCE” o “SBUFFA”, la Rana “GRACIDA”, la Capra e la Pecora “BELANO”. Questi sono tutti nomi estratti dal suono inconfondibile del loro verso/richiamo.

Ma addentriamoci sul difficile… Chi di voi sà dire il nome del verso del Furetto? Sono pronto a scommettere che nessuno o pochissimi di voi ha saputo rispondere subito. Ebbene, il Furetto “POTPOTTA”, sì esatto avete capito bene… una parola abbastanza difficile da ricordare, ma sì sa, l’italiano è una lingua piuttosto complessa e variegata.
Il Pipistrello?… “STRIDISCE”.
L’Asino? Questo è piuttosto facile, l’Asino “RAGLIA”!
Ok, visto che le sapete tutte, allora domanda da 1 milione di dollari: Quali sono gli animali che “BRAMISCONO”? Difficile, ma vanno saputi: Alce, Cervo e Orso. L’Orso “RUGLIA” anche.

Addentriamoci nella “giungla” e scopriamo i nomi dei versi dei grandi felici e di alcuni animali selvatici per antonomasia: la Tigre “BRUISCE”, il Leone “RUGGISCE”, l’Elefante “BARRISCE”, La Giraffa “LANDISCE”, la Foca “SOFFIA”, la Scimmia “GRIDA”… e chi non sà che la Iena “RIDE”!

leone animale

Sul verso del Cammello ci sono state in passato molte discussioni su come poter definire un simile effetto acustico strano e difficile anche da riprodurre; attualmente il verso di questo particolare animale è definito il “RUMMEL”, che dovrebbe esser tratto dal fonema più frequentemente usato tra i Camelidi. Ad ogni modo non è scorretto neanche dire che il Cammello “BRAMISCE”.

Il Bufalo “MUGGISCE” proprio come la Mucca, il Coyote e lo Sciacallo “ULULANO” e “LATRANO”, proprio come il Lupo, ed il Montone “BELA” proprio come la Capra e la Pecora.
Animali da cortile: la Colomba “TUBA”, l’Oca “STARNAZZA”, il Tacchino “GORGOGLIA” o “GLOGLOTTA”, l’Anatra “CROCCHIA”, il Coniglio “ZIGA”.
Uno dei pochissimi esempi in cui il verso del maschio e della femmina della stessa specie sono definiti con termini differenti, è il seguente: il Gallo “FRINISCE” o “CANTA”, e la Gallina “SCHIAMAZZA” oppure “CHIOCCIA”. Il Pulcino invece “PIGOLA”.
L’antagonista per eccellenza degli animali da cortile è la Volpe, che furtiva e silenziosa, “GUAISCE”, “GAGNOLA” e “GANNISCE” meno possibile in prossimità delle sue prede.

lupo ululato

Poi ci sono animali a cui sono stati abbinati più versi… Il Cane ne è l’esempio più palese: “ABBAIA”, “GUAIOLA”, “GUAISCE”, “LATRA”, “MUGOLA”, “RINGHIA”, “UGGIOLA”, “ULULA”, e così via…
Il Gatto lo stesso: “MIAGOLA”, “USTOLA”, “RONFA”, “FA LE FUSA”, “GNAOLA”, ecc…
Probabilmente è solo perché li conosciamo meglio di tutti gli altri, essendo gli animali domestici più diffusi, ma se si va ad indagare nel Regno Animale, si noterà presto che ad ogni specie non corrisponde un unico verso, come ci hanno abituato a recepire fin da bambini, ma una moltitudine di richiami, un vero e proprio linguaggio che noi non sappiamo ovviamente decifrare e non ci siamo neanche presi la briga di classificare con termini linguistici appropriati.

Ma torniamo alla nostra curiosa terminologia italiana…
Vi è mai capitato in un Documentario di udire il “canto delle Balene”? Ebbene sì, la Balena “CANTA”. I più fortunati lo hanno sentito anche dal vivo e vi invidio molto.

Vediamo ora i versi degli uccelli, che mi stanno particolarmente a cuore, essendo un appassionato ornitofilo.
I Versi degli uccelli, lo sappiamo, sono un infinito repertorio di suoni, che è molto difficile definire con una sola parola, pertanto per molte specie non vi è un termine preciso per descriverne il verso. Nella letteratura per gli uccelli ci siamo proprio sbizzarriti.
Anche in questo caso, molti dei versi sono stati tratti dal suono, quindi sono onomatopeici, altri invece sono frutto della fantasia degli scrittori. Facciamo una sorta di elenco dei più importanti da conoscere:

  • L’Allodola “TRILLA” o “CANTA”;
  • L’Alzavola “CIGOLA”;
  • L’Aquila “GRIDA”;
  • L’Assiolo “CIURLA”;
  • L’Avvoltoio “PULPA”;
  • Il Canarino “CANTA”, in questo caso sarebbe impossibile attribuirne un verso onomatopeico, in quanto il canto del canarino maschio è una vera e propria composizione di svariati gorgheggi e fischi di varie intensità.
  • La Capinera “CINGUETTA” o “GORGHEGGIA”;
  • Il Cardellino “TRILLA”;
  • Il Cigno “STRIDE”;
  • La Civetta “STRIDISCE”;
  • Il Fringuello “CHIOCCOLA”;
  • Il Gabbiano “GARRISCE”;
  • La Ghiandaia “GRIDA”;
  • Il Gufo “BUBOLA”;
  • Il Merlo “FISCHIA”, “ZUFOLA”, “CHIOCCOLA”;
  • Il Pappagallo “CIANGOTTA”, ma a volte “PARLA”;
  • Il Passero “CINGUETTA”, “PISPIGLIA” a anche “SCHIAMAZZA”;
  • Il Pavone “PAUPULA”;
  • Il Pettirosso “CHICCOLA” o “SPITTINA”;
  • Il Piccione “TUBA” o “GRUGA”;
  • La Quaglia “STRIDE”;
  • Il Rigogolo “FISCHIA”;
  • La Rondine “GARRISCE”, “ZINZILULA”, “CINGUETTA”;
  • Il Rondone “GARRISCE”;
  • Lo Storno “FISCHIA”;
  • Il Tordo “ZIRLA”;
  • La Tortora “GRUGA”;
  • L’Usignolo “GORGHEGGIA”.

Questi sono un po’ i più importanti da sapere, ma ce ne sarebbero molti altri da poter elencare.

Gli insetti sono tantissimi, ma non vi è mai stata una gran voglia degli autori di definirne i suoni… Nella maggior parte dei casi ci si limita a scrivere “RONZA”, come nel caso della Zanzara, della Mosca o del Calabrone.
Per l’Ape si è arrivati a dire “BOMBISCE”.

pecora belato

“FRINISCE” per il Grillo e la Cicala.

La Cavalletta invece “ZILLA”.

Per la Zanzara si può usare anche il termine “ZUFOLA”.

Veniamo ora ai Rettili, che sappiamo essere per lo più silenziosi, come le Tartarughe, che emettono suoni solo nell’atto amoroso.
Tra tutti i Rettili, i Serpenti sono forse quelli più rumorosi, il verso che sovente viene abbinato al Serpente è il suo flebile sibilo, quindi “SIBILA” è il verso corretto da scrivere.
E il Coccodrillo? … E’ finalmente arrivato il momento di svelare l’arcano del celebre brano che vinse la 36° edizione dello Zecchino d’Oro.
Cari miei ragazzi, il Coccodrillo “TRIMBULA”!! Non ve lo dimenticate…

Spero con queste curiosità linguistiche legate al mondo animale, di aver contribuito a divertirvi, ma anche ad arricchire le vostre conoscenze della nostra lingua italiana, con questi importanti termini zootecnici, che ribadisco, sembrano insulsi, talvolta anche ridicoli, ma son pur sempre importanti da ricordare.

Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>

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