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di Andrea Pincin e Claudio Pincin

Uno studio mirato ad analizzare le relazioni esistenti tra la forte contrazione numerica delle popolazioni ovine in Italia e l’aumento della copertura forestale sul territorio nazionale.

INTRODUZIONE

Le attività pastorali (SoZooAlp, 2007) costituiscono un fondamentale elemento culturale e tradizionale che ha segnato profondamente, parallelamente alle altre attività agricole, la gestione e la formazione dei paesaggi europei (Bunce et al., 2004; Ziliotto, et al., 2004). In  particolare la Convenzione delle Alpi (2009) sottolinea il “significato, che da sempre ha avuto l’agricoltura, […] particolarmente nelle zone montane, al mantenimento di un’adeguata densità di insediamenti, all’approvvigionamento alimentare della popolazione, alla produzione di prodotti tipici di qualità, alla conservazione e alla cura del paesaggio rurale – tra l’altro per la sua valorizzazione turistica, alla difesa del suolo contro erosioni, valanghe e inondazioni”. L’attenzione relativa ai servizi eco-sistemici forniti dall’agricoltura (Hart, 2001; Gusmeroli, 2012; FAO, 2013) richiede una presa di responsabilità in relazione agli investimenti (Zucchi, 2001; FAO, 2011) necessari per favorirla e valorizzarla.

La pastoralità (Mipaaf, 1990; Verona, 2006; Corti, 2007; SoZooAlp, 2007; Aime et al., 2009), intesa come “un sistema sociale ed economico […] caratterizzato da una complessa serie di pratiche e conoscenze che ha permesso di mantenere un equilibrio sostenibile tra pascoli, animali e persone” (IFAD, 2008), può quindi rivelarsi un importante strumento di gestione del territorio e del paesaggio (Corti & Maggioni, 2002; SoZooAlp, 2002; Davison, et al., 2005; Corti, 2006;; Chapman & Reid, 2010; Davies, et al., 2010; Neyroz & Cretier, 2011; Weber, et al., 2011; SoZooAlp, 2012; Roger, et al., 2013; Lovreglio, et al., 2014) favorendo la permanenza delle popolazioni nei territori marginali e contrastando quindi lo spopolamento.

All’interno di tale contesto l’ovinicoltura italiana ha rappresentato uno dei principali attori nella gestione dei paesaggi del Bel Paese, sia per la vitalità, anche economica, del settore, sia poiché l’allevamento ovino è sempre legato all’attività del pascolo (Corti, 1998; Battaglini, 2003).
Negli ultimi trent’anni il settore ovino è diventato via via sempre più marginale, perdendo aziende, capi e redditività: ad oggi in molte Regioni Italiane si parla di “affanno” e “stato di crisi”. Lo dimostrano anche i numeri: nel ventennio 1990-2010 si sono persi 1.92 milioni di capi ovini, corrispondenti al 22% del patrimonio nazionale e più di centomila di aziende ovine, pari al 68% delle aziende totali (ISTAT, 2010). Al contrario la superficie forestale italiana è invece in aumento: nel trentennio 1985-2015 è aumentata di 2.31 milioni di ettari (+27%), con un incremento medio annuo di 75’000 ettari  (Mipaaf – Corpo Forestale dello Stato, 1985; 2005; 2015).

Lo scopo del seguente lavoro è studiare le relazioni esistenti tra il crollo dell’attività del pascolo ovino e l’aumento della copertura forestale a livello nazionale. Tali relazioni non sono univoche, ma complesse, poiché si interfacciano con il contesto socio-economico e culturale, ma possono comunque fornire degli importanti elementi di sintesi.

MATERIALI E METODI

Il lavoro è basato sui dati relativi alla numerosità della popolazione ovina desunta dai Censimenti Generali dell’Agricoltura dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e sui dati della superficie forestale fornita dagli Inventari Nazionali delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio. I dati della popolazione ovina sono sempre riferiti al milione di capi, così come i dati della superficie forestale ai milioni di ettari. Per descrivere l’evoluzione della popolazione ovina è stata applicata una regressione parabolica di equazione  con ,  e  (); mentre per descrivere l’aumento della superficie forestale è stata utilizzata una regressione lineare  con  e  (). Le regressioni descrivono bene l’arco temporale considerato ma non possono essere utilizzate per inferenze passate o future. Sulla base delle curve di regressione è stata analizzata la relazione quantitativa tra il numero di ovini e la superficie forestale.

RISULTATI E DISCUSSIONE

Il grafico 1 mostra l’andamento dei dati e delle corrispondenti regressioni nell’arco temporale considerato. Per quanto riguarda i dati della popolazione ovina su scala nazionale, si nota come il calo demografico abbia carattere non propriamente lineare, motivo per cui si è scelto di utilizzare una regressione parabolica. La scelta di non utilizzare una regressione lineare per descrivere questo processo è stata indotta dall’osservazione dei dati più recenti, i quali dimostrano che il tasso di decremento risulta significativamente inferiore a quello degli anni precedenti. Invece, per quanto riguarda i dati della superficie boscata a livello nazionale, si evidenzia una linearità marcata, sottolineata dal valore quasi unitario del coefficiente di determinazione (): ciò sta a indicare un tasso di espansione del bosco costante negli anni. I dati descritti nel grafico 1 confermano quanto analizzato dalla US National Sheep Industry Improvement Center e dalla American Sheep Industry Association (2006), indicando nel declino del numero di capi ovini la principale causa (90%) dell’aumento di weeds, ossia “infestanti”, nei prati e nei pascoli americani.

Il grafico 2 mostra la correlazione tra la popolazione ovina e la superficie forestale su scala nazionale. Tale relazione assume andamento monotono decrescente, marcatamente non-lineare. È corretto stimare come in talune aree, quali quelle montane, l’espansione del bosco sia avvenuta prevalentemente a discapito delle aree prativo-pascolive, ossia la principale fonte alimentare dell’allevamento ovino. Per stimare la magnitudo di tali processi complessi, non certo decifrabili esaminando solamente le variabili considerate, è possibile analizzare il trend medio del ventennio 1990 – 2010, il quale evidenzia come ad ogni ovino perso il bosco sia aumentato all’incirca di un ettaro. Tale considerazione, a livello d’insieme, porta a stimare come in media a livello italiano il carico ovino sia equivalente a un capo per ettaro e come questo valore, in media, sia sufficiente a mantenere pulite le superfici alpicolturali, ossia limitare i processi di successione secondaria e di avanzata del bosco.

Si evince inoltre come, con una popolazione ovina di maggiori dimensioni, le variazioni demografiche non influiscono significativamente sulla superficie forestale; al contrario sembra che nella situazione odierna minimi decrementi demografici causino significativi incrementi della superficie boscata a livello nazionale. Si sottolinea quindi l’importanza di sviluppare strategie e azioni politiche per mantenere e rivitalizzare l’ovinicoltura italiana, quale uno dei principali strumenti nella gestione del paesaggio. La crisi del settore ed il declino demografico della popolazione di ovini potrebbero incidere ancora più negativamente nella scomparsa dei paesaggi silvo-pastorali negli anni a venire.

GRAFICI

foreste ovini
Grafico 1. Andamento della popolazione ovina e della superficie forestale in Italia nel trentennio 1985 – 2015.

pecore pascolo superficie forestale
Grafico 2. Correlazione tra la popolazione ovina e la superficie forestale in Italia partendo dai dati relativi al trentennio 1985 – 2015.

gregge pecore pascolo bosco
Gregge errante al pascolo in val Zoldana (BL).

gregge pascolo scozia
Gregge al pascolo nella contea di Argyll (Scozia)

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PAROLE CHIAVE: Zootecnia, ovini, aumento superficie forestale, pascolo, Italia.

KEY WORDS: Animal husbandry, sheep, forest expansion, grazing, Italy.

ABSTRACT: Italian sheep industry crisis and expansion of forest at national scale. The paper analyses the relation between the sharp contraction of sheep populations in Italy and the increase in forest cover at national level. Even if the relation is not unified but it depends on cultural and economic factors, it can provide synthetic indexes to understand the phaenomena.

Andrea Pincin, dottore forestale. E-mail: info@studioforestale-pincin.it

Claudio Pincin, dottore in ingegneria ambientale. E-mail: claudio.pincin@gmail.com

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